Oggi molto è in crisi. Per nostra fortuna non il volontariato che resiste anche se a volte sembra un impegno sopportato, altre deriso e in ultimo considerato come figlio di un Dio minore. Ma che risulta essere, invece, la spina dorsale per tante attività della nostra società. E non solo per lo Sport. Pensiamo alla Protezione Civile, agli Enti di Assistenza, alle parrocchie, agli Ospedali e a tanto altro. Eppure, quando si vuol denigrare qualcuno basta dire che è un dilettante.

Il dilettante e la Superlega
Ho riscontrato questo pensiero anche quando si è parlato del progetto “Superlega”.
Mi sia consentito di osservare che un “nostro dilettante” non sarebbe stato in grado di improvvisare una iniziativa così importante in modo tanto superficiale.
Non compete a me entrare nel merito di questo progetto che peraltro pare sia già terminato. Credo, però, che i valori veri dello Sport non alberghino nelle società professionistiche dove trovano principale spazio l’aspetto economico e gestionale e dove lo “spettacolo” può essere più o meno accattivante.
Il dilettante e il manager

Osservo che periodicamente i managers del calcio professionistico lanciano il loro grido di dolore per i problemi economici che investono la propria “società/azienda”.
Il prodotto delle società calcistiche deve sempre essere rappresentato dal “gioco” ma succede che, a volte, si rischia sempre di più il default. Il manager dovrebbe esserne consapevole ponendosi come obiettivo la sostenibilità per le proprie iniziative.
Quando il dilettante è il dirigente
I nostri “dirigenti dilettanti” abituati a confrontarsi quotidianamente con difficoltà economico gestionali, tutto questo lo comprendono bene. Altri invece manifestano, forse a ragione, la necessità di cercare nuove risorse per sanare situazioni divenute oramai insostenibili. Come se i colpevoli non fossero loro.

Tifosi, non clienti
Lo diciamo sempre, forse in modo semplicistico che fa storcere il naso a qualcuno, ma a noi piace chi amministra secondo i parametri di un bravo padre di famiglia, che prevede e pianifica nel migliore dei modi. Personalmente trovo molto significativo il cartello di un tifoso che nella sua protesta contro l’idea della Superlega dice: siamo tifosi, non clienti. Un messaggio emblematico che sta a significare tutto.
Un rischio da non correre
Il calcio moderno rischia di perdere, piano piano, tutto il suo grado di attrazione.
Non siamo più in grado di ricordare i nomi dei giocatori della propria squadra per quanti sono e per quanti nomi difficili hanno considerato che sono nella stragrande maggioranza stranieri.
Ma questa non è l’inclusione che conosciamo noi. Questo è pura selezione. E chi ha più disponibilità più giocatori seleziona.

Dilettante? Forse. Ma ne sono orgoglioso
Concludo con la consapevolezza di non essere completamente imparziale e nella certezza che queste riflessioni, brevi, sono di una persona malata di “calcio dilettantistico e giovanile”. Un mondo sempre in sofferenza, mai considerato per i propri immensi meriti ma sempre capace, anche in momenti difficili come quello che stiamo attraversando da troppo tempo, di rialzarsi e di riorganizzarsi. Persone appassionate che si impegnano con assoluta dedizione e sempre più competenze.
Un mondo di valori veri.
