È la tragedia di Pietro e della sua famiglia. Un evento inimmaginabile. Così Pietro, nome di fantasia, definisce il doloroso epilogo di un percorso di vita trascorso all’insegna dell’amore per la propria famiglia e il desiderio di aiutare gli altri. Una vita sconvolta e stravolta per sempre, e che lo vede, all’età di 54 anni, entrare per la prima volta in carcere per aver commesso un atto drammatico: l’omicidio della moglie e il tentato omicidio del figlio, poco più che adolescente.
La famiglia di Pietro
Pietro e la sua famiglia, composta dalla moglie Giovanna e il figlio Luca, anch’essi nomi di fantasia, avevano ancora il desiderio di realizzare molti progetti insieme, progetti per un futuro migliore, entusiasmante e ricco di nuove esperienze, da poter condividere nel forte legame che li univa. Un legame oggi spezzato e distrutto, ma non certo incapace di ricostruirsi in un nuovo e complesso equilibrio familiare tra Pietro e il figlio Luca, ormai adulto.
Quelli che erano i sogni, quella che è stata la realtà
La sera prima del delitto la famiglia esce e si dirige verso la piazza del paese. Passeggiano sorridenti godendosi la fresca brezza di una serata estiva e si divertono insieme partecipando ad una rappresentazione teatrale in dialetto veneto. Il giorno dopo avrebbero dovuto trascorrere parte della giornata in piscina e ad occuparsi di alcuni piccoli lavori di manutenzione della casa. Dopo due anni era previsto il prepensionamento di Pietro, ed il progetto condiviso dalla famiglia era quello di dare inizio alla ricerca di una nuova abitazione, era un desiderio di Giovanna, lo desiderava tanto.
Ma nulla di tutto ciò sarebbe mai avvenuto, poiché quei progetti tanto attesi e desiderati sarebbero stati bruscamente interrotti alle prime ore dell’alba della mattina successiva a quella spensierata e normale serata trascorsa in famiglia. Pietro fatica a dormire quella notte, cosa che in quel periodo gli accade spesso. Ma questa volta, in uno dei suoi ormai soliti risvegli, si ritrova ad aggredire Giovanna e successivamente suo figlio Luca finché, nell’inspiegabilità e nella confusione di quanto stava accadendo, rivolge la propria aggressività verso sé stesso, tentando il suicidio.
Il momento del doloroso risveglio
Pietro riesce a sopravvivere e si risveglia in sala di rianimazione in ospedale, non sa nemmeno lui dopo quanto tempo. Sente l’esigenza di dire qualcosa ma non può parlare perché ancora collegato alla strumentazione medica. Gli viene consegnato un piccolo foglio di cartoncino ed una penna, sul quale scrive: “ho distrutto la mia famiglia”. È in quel momento che i medici riferiscono a Pietro che la moglie Giovanna è deceduta in ospedale a causa delle ferite riportate, mentre il figlio Luca, ancora ricoverato, è grave ma non in pericolo di vita.
In un attimo, un tragico ed effimero attimo, la famiglia di Pietro viene distrutta. Quella bella famiglia, conosciuta, apprezzata e rispettata da tutti in quel piccolo comune veneto, non esiste più. I progetti condivisi, il desiderio di una vita insieme, tutto ciò in cui Pietro credeva, scompaiono nella manciata di pochissimi minuti. Pietro annulla così 35 anni di matrimonio con la moglie e sconvolge per sempre la vita al figlio Luca, che non solo non potrà più riabbracciare la propria madre, ma che ha anche dovuto assistere ad un evento estremamente tragico e traumatico.
Le vite parallele di Pietro e Giovanna
Ma cos’è successo a Pietro in quel tragico attimo per stravolgere in questo modo la propria vita e soprattutto quella della sua famiglia? Pietro cresce in una famiglia molto modesta e con scarse disponibilità economiche. La salute del padre è molto compromessa a causa della lunga prigionia in Germania e per questo motivo è più all’ospedale che a casa. Pietro viene quindi seguito principalmente dalla madre, che non gli fa mancare né l’affetto né il senso di responsabilità verso la famiglia e il prossimo. Dopo aver frequentato le scuole medie è costretto però ad interrompere gli studi ed iniziare a lavorare, per contribuire così al sostentamento della famiglia. Ma la sua volontà e desiderio di proseguire con gli studi è tale che, con molti sacrifici, riesce a conseguire il diploma e, dopo qualche anno, a trovare un impiego stabile e rispettato, entrando nel mondo bancario.
Il cambio di vita
Pochi anni dopo conosce Giovanna, la sua metà, il cui padre era deceduto pochi anni prima. Per questo motivo Giovanna soffriva di forti periodi di depressione, aspetto che lei stessa preferiva mantenere “tra le mura di casa”, mandando spesso Pietro a reperire i farmaci necessari per la sua terapia.
Dopo il matrimonio e la nascita di Luca, la coppia decide di tenere nascoste anche a lui le problematiche di salute di Giovanna, giustificandosi inventando delle piccole bugie. Giovanna, maestra elementare, non riesce infatti a liberarsi della propria malattia, arrivando a nascondersi in lavanderia a fronte di forti crisi di pianto.
La famiglia tuttavia è felice, unita, e Pietro decide addirittura di rinunciare, in accordo con Giovanna, alla propria carriera lavorativa per tenere unita la famiglia. Fanno gite, viaggi, si concedono del tempo da trascorrere assieme e quelle piccole cose che ogni famiglia “normale” farebbe.
Una famiglia rispettata, ma…
Tuttavia, quasi tutte nello stesso momento, alcune difficoltà arrivano a turbare la tranquilla quotidianità di questa serena famiglia. Ad un certo punto infatti Pietro viene investito da un enorme carico di responsabilità all’interno della banca in cui lavora. Una responsabilità professionale che, nei mesi successivi, comincia a pesargli ogni giorno di più.
Non dorme, ha tremori e palpitazioni, e assume dei sonniferi che non garantiscono tuttavia l’effetto sperato. Gli vengono quindi prescritti altri farmaci, di cui Pietro però comincia ad abusare, dimagrendo visibilmente. E una volta terminati le sue, talvolta prende le medicine della moglie, senza tuttavia rendersi conto di essere entrato in un vortice senza fine fatto di depressione e farmaci.
Oltre alla situazione lavorativa, anche quella familiare si fa sempre più gravosa: Giovanna cade nuovamente in depressione, il figlio subisce una delicata operazione da cui non era certo che si sarebbe ripreso e sia i suoi familiari che quelli della moglie presentano serie problematiche di salute.
La fine di una vita, ma forse anche l’inizio…
Pietro non riesce ad aiutare la sua famiglia, e per questo fatica a guardarsi allo specchio con la consapevolezza di non poter più essere d’aiuto alle persone che si fidano di lui. E a causa di questi incessanti pensieri si tormenta giorno e notte, senza riuscire più a dormire. Deve essere in grado di gestire tutto. Deve, perché la famiglia conta su di lui, sul suo sostegno.
E così facendo non percepisce i propri limiti, e convinto fino in fondo delle proprie capacità e risorse di poter gestire ogni cosa, ogni aspetto e difficoltà della propria vita, non chiede aiuto, quell’aiuto che la sua famiglia gradiva ma anche ricambiava da lui. Troppi impegni, troppo lavoro, troppe responsabilità e forse anche troppe difficoltà.
Pietro non ce l’ha fatta, non ha retto alla tensione di una situazione talmente complessa e confusiva, che poteva cessare solo con la fine, il silenzio, di ogni cosa. Ed ora, di quell’intesa, di quell’unione e di quelle risate nella piazza rimangono solamente ricordi. Ricordi muti di una vita vissuta, per più di 30 anni, all’insegna della normalità, della felicità e dell’amore per la propria famiglia.
Oggi
Pietro ora ha pagato il debito con la giustizia, dopo aver scontato la pena stabilita dalla condanna per semi-infermità mentale, e sta proseguendo, con tenacia, di ristabilire e incrementare il rapporto con il figlio Luca, che si è avvicinato al padre dopo 45 giorni dal tremendo atto, tornando a chiamarlo “papà”, cercando, così, di rendere un po’ meno silenziosi e tristi i ricordi della propria famiglia.