Anche questa settimana il “nostro” Ivo Prandin si diletta a regalarci i suoi liberi “pensieri virali” tra citazioni, covid 19, lockdown e pensieri in libertà su tanti argomenti. Come lo fa? Alla sua maniera, tra prosa e poesia.
Effetti sorprendenti

Il notiziario, o bollettino periodico, del Centro studi di scienze sociali “Rezzara” di Vicenza (n. 1 del nuovo anno) pubblica i risultati di un’indagine demoscopica svoltasi in città nel giugno 2020 (a cura di Zenith e Università di Padova) sugli effetti sociali della pandemia, e attira il lettore con un vistoso e lungo titolo che dice: “Sorpresa! Il lockdown ha fatto migliorare i rapporti tra le persone: lo svela una ricerca”. La sorpresa viene da un terzo degli intervistati. Conforta, dunque, questo piccolo miracolo: sapere che in quei momenti esplosivi della pandemia, fatti di sconforto e di orizzonte oscuro, molti vicentini – chiusi in casa – hanno mantenuto i contatti con i loro famigliari lontani e anzi li hanno addirittura migliorati (grazie anche a Internet). La stessa ricerca riporta che il 56,9 per cento degli interpellati ha rispettato le disposizioni del governo relative alla difesa dal virus. Veneti sorprendenti.
Il ruolo di ospiti involontari

A proposito di pandemia, dice il poeta: “All’ombra della morte / la sofferenza dei vivi / colora di tragico / i giorni e le notti / della nostra sorte” (Anonimo veneto). A proposito del Covid-19 dice il virologo: “Ormai la specie umana è diventata il suo serbatoio naturale. Siamo i suoi ospiti prediletti” (G. Palù). Come si vede, letteratura e scienza sovrappongono una velatura di parole alla nostra emotività duramente aumentata dagli attacchi del nuovo nemico dell’umanità.
Sappiamo che Lui, la bestia microscopica, l’invasore alieno, infinitesimo e mortale, è pura forza replicante, e noi siamo stati per quasi un anno praticamente inermi, materia viva a sua disposizione. Ma oggi siamo in piena fase di contrattacco, e ci scopriamo coraggiosi combattenti, pieni di energia compressa, cioè forti come batterie cariche al massimo. Onorati di essere Homo sapiens.
La convocazione

In piazza, ne parlano da dieci minuti tre amiche, tutte destinate allo stesso turno di vaccinazione. “La lettera” dice una, “mi è arrivata stamattina. “Sì, anch’io l’ho ricevuta, ieri”, “Non siamo insieme, però” chiarisce la terza. E giù a discutere: questa volta non è l’appuntamento per la solita partita di burraco. La chiamata, cioè la convocazione – da parte dell’Asl Serenissima – per ricevere il vaccino con relativa indicazione di luogo, giorno e ora predefiniti, sta diventando parte del nostro vivere in società. Un’occasione per sgusciare da casa e respirare aria libera. Si può vivere la vaccinazione come una piccola avventura che, pensandoci, tanto piccola non è se da quel vaccino che ci aspetta (proprio te, la tua persona…) dipende la tua difesa, diciamo il tuo destino. Uno scudo che tranquillizza, o almeno rende più sostenibile il confronto con l’infezione virale. Quelle signore sono la punta di un iceberg sociale, una rappresentanza inconsapevole della nostra gente.
Citazione
“Il tempo presente e l’epidemia ci hanno trasmesso una profonda fragilità, dovuta anche alla consapevolezza che la sfera dei fenomeni che non conosciamo, e non sapevamo di non conoscere, si è enormemente ampliata”. (Stefano Boeri)
E’ sempre piacevole leggere gli articoli di Ivo Prandin!
Caro Ivo sono sinceramente felice di leggerti,le tue riflessioni semplici e autentiche arrivano a sollevare la mente.. ..un piccolo ma importante aiuto per guardare l’altra faccia della medaglia
in questo tanto lungo periodo di continue incertezze.
Un affettuoso abbraccio.