C’è un incendio in una via semi periferica di Roubaix durante la notte di Natale. Un’auto completamente coperta dalle fiamme e proprio in quel preciso momento il commissario Daoud (Roscdhy Zem) si trova a passare con la sua auto di servizio. Immediatamente chiama il commissariato centrale e avvisa di far arrivare sul posto una squadra di poliziotti e la scientifica. Inizia così il film noir “Roubaix, una luce nell’ombra” (titolo originale “Oh, merci”). Il regista Arnoud Desplechin torna ancora sul luogo del delitto dopo aver ambientato a Roubaix anche i suoi precedenti film “I fantasmi d’Ismael” e “Racconto di Natale”.

Il noir francese
Questa volta si addentra in un noir poliziesco se vogliamo dire “atipico”, o meglio molto lontano dalle sceneggiature e dalle trame dei classici noir francesi dove solitamente poliziotti e delinquenti sono protagonisti di scene violente e ricche di sangue. In questo film, molto bello, non appare niente o quasi di tutto questo. A cominciare dal ruolo del protagonista per l’appunto il commissario Daoud interpretato magistralmente da Roschdy Zem, (visto anche in “Alaska” a fianco di Elio Germano) e premiato come miglior attore protagonista con il Cesar d’oro. Un poliziotto pacato, che alla violenza contrappone l’eloquio, quasi sotto forma filosofica.
La trama
La trama dopo l’incendio dell’auto vede svilupparsi tutta una serie di vicende come una rissa in un bar, una violenza con stupro (ma non documentata nella visione), la fuga di una ragazza dall’ambito familiare e l’omicidio di un’anziana signora. Tutto si svolge nell’ambito del commissariato centrale di Roubaix, città che appare alla deriva, mostrando tutto il suo lato multietnico con la presenza di nord africani, portoghesi, italiani e cittadini provenienti da ogni parte o quasi del mondo. Il film infatti è ispirato dal documentario “Roubaix, commissariat central” del 2008.

Il noir di Deplechin
Il commissario Daoud decide di affidare il caso dell’omicidio dell’anziana signora al neo tenente Luois (Antoine Reinhartz), fresco di diploma, col quale s’instaurerà un dialogo quasi come tra un padre e un figlio. “Ma lei capisce subito quando un indagato è colpevole o meno?, chiede Louis al commissario che risponde subito “assolutamente sì, non ho mai dubbi”. Questa frase la dice lunga sul carattere di questo poliziotto un po’ “sui generis”. Il film prosegue e anche l’indagine principale sull’omicidio dell’anziana signora, che alla fine vedrà come colpevoli una coppia di amiche, Marie(Sara Forestier) e Claude(Lea Seydoux, già Palma d’Oro a Cannes con La vita di Adele), alcolizzate e tossicodipendenti. Dopo vari tentativi di sviare le indagini le due ragazze crollano e scaricando la colpa una sull’altra si arriva alla verità.
Un piacevole noir
La trama scorre veloce e anche le altre vicende arrivano a galla. L’incendio dell’auto, lo stupratore e la fuga della ragazza. Il commissario e il giovane tenente si trovano all’ippodromo, unico svago apparente per entrambi. “Ma non seguo le corse dei cavalli per giocare, per soldi, mi piacciono i cavalli.” Così dice il commissario Daoud che anche in questo frangente denota la sua peculiarità dettata dalla onestà intellettuale. Forse un po’ irreale come tipo di poliziotto, ma nel ruolo l’attore Roschdy Zem è decisamente perfetto, molto brave anche Sara Forestier e Lea Seudoux, emergenti stelle del cinema francese.
Durata 120 minuti. Regia: Arnaud Deplechin. Cast: Roschdy Zem, Sara Forestier, Antonine Reinartz, Lea Seydoux, Philippe Duquesne, Jeremy Brunet, Chloè Simoneau, Betty Cartoux, Maissa Taleb