Porto Burci: università o associazioni? Un dilemma che ha acceso subito l’opinione pubblica e sollevato gli animi dei vicentini. La vicenda rimbalza tra stampa e social ormai da giorni. Porto Burci, ex scuola materna, come riportato nel sito ufficiale, “ristrutturata nel 2014 con il supporto di Fondazione Cariverona per destinarla alle politiche giovanili, ospita un incubatore di start-up che naufraga appena un anno dopo, lasciando solo qualche aula studio per l’università, ed infine resta chiuso. Nel 2018, l’Ufficio Politiche Giovanili pubblica il bando per la creazione di un centro formativo e culturale. Vinto dal pool di associazioni, con a capofila Legambiente, che oggi gestisce lo spazio. Da allora il centro si sviluppa e cresce anno dopo anno: è uno spazio accogliente, con una proposta culturale vivace e molto varia; è attraversato da centinaia di persone ogni settimana che partecipano a corsi, conferenze, workshop e spettacoli che vi si tengono. Gli spazi di Porto Burci oggi sono richiestissimi, tanto che spesso la richiesta non può essere evasa, evidenziando la cronica mancanza di luoghi simili in città”.

La storia di Porto Burci
Ma questa storia che può sembrare un lieto fine, sembra venire “minacciata” da un futuro progetto. La Fondazione Studi Universitari è alla ricerca di un luogo dove poter dare vita a un centro di innovazione per il trasferimento tecnologico (CITT). Un luogo che funga da punto di incontro tra mondo accademico e industriale. Porto Burci soddisfa in effetti le esigenze del progetto (un immobile di 300 metri quadri, vicino ma indipendente dall’asse universitario) ma il Presidente Studi Universitari ha dichiarato che “Porto Burci sicuramente soddisfa le esigenze del progetto, ma noi non abbiamo chiesto quello spazio specifico”.
Il problema in Consiglio
Una questione che minaccia di riscaldare le polemiche in Consiglio comunale. A porre il problema sarà tra gli altri Ciro Asproso, consigliere comunale di Coalizione Civica per Vicenza: “Perché questa Amministrazione non vuole più sostenere il progetto di aggregazione culturale e sociale promosso dalle Associazioni che gestiscono Porto Burci? E perché non si coinvolgono anche gli attuali gestori in merito al futuro della struttura comportandosi come se si trattasse di uno spazio vuoto?”. Domanda Asproso che sottolinea come non siamo mai state valutate le possibili soluzioni alternative. E come tra Comune e Università si giochi allo scarica barile.
Porto Burci e l’ANPI

Contemporaneamente è anche la cittadinanza che non manca di esprimere la sua opinione. Nei social la notizia gira velocemente. Enon tarda ad arrivare la solidarietà e il supporto da vari associazioni e gruppi tra cui, per citarne alcuni, l’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Dagli organizzatori del noto e longevo Jamrock Festival, fino al Bocciodromo di Vicenza. Le associazioni nel tempo hanno trasformato il Burci in punto di riferimento culturale, formativo e aggregativo di rilievo nel panorama cittadino.
Da aggiungere che Porto Burci non grava da un punto di vista economico sulle casse del comune. In quanto, da sempre, è autofinanziato e fa affidamento a bandi regionali e a fondi europei.
L’intervento di Possamai
A dire la sua negli ultimi giorni è Giacomo Possamai, consigliere regionale del PD, eletto e supportato dai molti giovani che l’hanno sostenuto e dal coinvolgimento nella vicenda durante il suo passato politico insieme all’ex sindaco Achille Variati.

Su Facebook scrive: “prima di intervenire volevo capire che cosa fosse successo nei rapporti tra Comune e Fondazione Studi Universitari, anche qui per un motivo molto semplice: già verso la fine dello scorso mandato amministrativo la Fondazione aveva espresso l’interesse ad aprire un Centro per l’Innovazione per il Trasferimento Tecnologico in città, una notizia assolutamente positiva per la città e da portare avanti con decisione. E la Fondazione in quell’occasione aveva fatto la richiesta di uno spazio, inserendo anche l’opzione di Porto Burci: gli spiegammo che per Porto Burci c’era già l’idea di destinarlo a centro culturale e ci risposero che non c’era nessun problema, bastava riuscire ad individuare uno spazio idoneo e non distante dall’università. Esattamente la stessa opinione espressa dal Presidente di Fondazione Studi Universitari Mario Carraro”.
Certo non è sui social che si prendono decisioni importanti. Ma che questi canali rappresentino ormai un punto di contatto tra politica e opinione pubblica è innegabile.