La “Locomotiva” del Nordest ha ripreso il suo percorso? Per quanto riguarda l’economia i segnali, specialmente dopo i mesi del “lockdown”, non sono certo positivi. Ma sui rettangoli di gioco le squadre di calcio venete e friulane si stanno bene imponendo. E la prossima serie A potrebbe essere arricchita da una terza compagine “nordestina”. Cerchiamo di fare una valutazione finale su sette squadre dalla massima serie alla serie C. Udinese, Verona, Chievo, Cittadella, Pordenone, Venezia e Vicenza. Non si tratta di pagelle, sia chiaro, ma di valutare la stagione di queste “sette sorelle”.
Tra le sette partiamo dalla Serie A
Verona e Udinese confermate in serie A. La sorpresa arriva dalla società scaligera che in molti pensavano di “passaggio” con immediato ritorno tra i cadetti. Alla faccia dei “gufi”, la cura messa in pratica da Ivan Juric ha avuto i suoi effetti e Verona fino ad un mese fa ha rischiato di conquistare un piazzamento in Europa. I confronti si sa, lasciano il tempo che trovano. Un passato che ritorna in riva all’Adige? A qualche cinquantenne (ed oltre) sarà sicuramente tornata alla memoria quel Verona allenato da Osvaldo Bagnoli dalla Bovisa che da neopromossa nel 1982, arrivò a piazzarsi in Uefa l’anno dopo. Due anni dopo arrivò lo scudetto… ma questa è un’altra storia. Sono passati 37 anni. C’è stata una mutazione mostruosa nel gioco e nel calcio mercato. Ma sognare non costa nulla. Il ds Toni D’Amico è un altro punto di forza della società gialloblu bravo a capire le capacità di Arambat divenuto protagonista a tutti gli effetti di questo campionato che si va a concludere.
L’Udinese con un bel po’ di affanno si è salvata. Complimenti all’allenatore Ivan Gotti che ha preso il posto di Tudor durante il percorso. Gotti ha un passato da vice e da collaboratore tecnico al Chelsea. Sembrava dovesse fare da traghettatore per qualche giornata e che addirittura non gradisse molto guidare la prima squadra. Però Ivan è molto apprezzato dai suoi ragazzi e nel calcio questo è un aspetto da non trascurare. La squadra friulana continua nella sua tradizione nel saper scovare a prezzi stracciati calciatori sconosciuti o poco considerati per poi proiettarli ai massimi livelli. Allo stadio Friuli sono passati Handanovic, Cuadrado, Alexis Sanchez e Inler giusto per fare qualche nome. Quest’anno i richiestissimi sono Fofana, De Paul e Sema….e la tradizione continua.
Tra le sette una sorpresa
Ci spostiamo di una cinquantina di chilometri. Stessa regione, cambia abbastanza il dialetto, dipende anche dalle zone, specie quelle al confine con il Veneto. Anche questa che andiamo a raccontare è una bella storia o se vogliamo una lieta sorpresa. Nasce il 6 ottobre 1920, quindi vicina al secolo di vita. L’anno scorso per la prima volta nella sua storia approda alla serie B attraverso due promozioni di fila. Si tratta del Pordenone, città caratterizzata (un po’ come Torino con la Fiat) dalla monocultura industriale “Zanussi” ma anche con un corollario di piccole imprese.
Sono conosciuti come i “Ramarri” questi ragazzi che due anni fa in coppa Italia costrinsero l’Inter al Meazza ai rigori per superare il turno. Alla loro guida un tecnico che conosce molto bene il termine “promozione”, Attilio Tesser, ex terzino sinistro, scuola Montebelluna (come Aldo Serena), che tanto bene fece a Novara con l’arrivo in serie A. Anche per i “Ramarri” qualche profeta taroccato aveva pronosticato al massimo la salvezza. Invece questa squadra costretta a giocare a Trieste è già ai play-off e se batterà la Cremonese andrà direttamente alle semifinali. Il presidente Mauro Lovisa è uomo illuminato e determinato. Tesser non teme cali di tensione. La società lavora bene con i prestiti.
Frazioni da brivido
Assieme contano si e no 25mila abitanti. Eppure entrambe stanno lottando per un posto in serie A. Una frazione di Verona, Chievo o “Ceo” in dialetto di appena 4500 abitanti. Una cittadina dell’Alta Padovana circondata da una cinta muraria medievale, Cittadella, per i tifosi “Citta”. Il Chievo in serie A arrivò nel 2001 e a parte una retrocessione si è rivelato per quasi un ventennio un avversario ostico (ne sanno qualcosa Juve, Milan, Inter..). Retrocessi l’anno scorso, mai si sono arresi e provano il secondo ritorno nel massimo campionato. Alla guida dei clivensi un uomo che lascia il segno, Alfredo Aglietti, ex attaccante che il 6 aprile 1994 con la casacca del Pontedera in C2 siglò il gol della vittoria durante un’amichevole contro la quotatissima (soprattutto dall’ex premier Berlusconi e dalla sua macchina mediatica) nazionale azzurra guidata da Arrigo Sacchi: Pontedera Italia 2-1. Quell’Italia che cento giorni dopo sarebbe arrivata alla finale di Pasadena persa ai rigori contro il Brasile, partita ricordata per il caldo torrido (40 gradi) e per gli errori di Baggio e Baresi dal discetto. Quell’Aglietti che l’anno scorso, ironia della sorte, prendendo il posto di Fabio Grosso portò l’Hellas Verona in serie A, dopo una doppia finale proprio contro il Citta. Aglietti è pronto ad un’altra impresa, e poi dal queste parti come si suol dire “gli asini volano”.
Grande Cittadella
Ormai non fa più notizia il fatto che il Citta punta alla serie A. Anch’essa nata un secolo fa come U.S. Cittadellese deve le sue gioie e successi calcistici alla famiglia Gabrielli. Papà Angelo scomparso e sempre nei cuori dei tifosi granata e il figlio Andrea attuale presidente dal 2000 (con il calcio all’olandese di Ezio Glerean) hanno portato Cittadella ai massimi livelli. Prima con Foscarini, ora con Venturato è già la quarta volta che questa squadra, che tanti bocconi amari ha fatto ingoiare ai cugini del Padova, tenta la conquista della serie A.
Sette meno una?
È la città che tutti vogliono visitare. Che per entrare bisogna mettere i tornelli e regolare i flussi, altrimenti rischia di affondare. Calcisticamente però non dà soddisfazioni. L’anno scorso è stata ripescata, quest’anno all’ultima giornata ha pescato la salvezza in B. A Venezia, oggi i successi sportivi arrivano dalla palla a spicchi, la pallacanestro. Bravo il tecnico senese Alessio Dionisi arrivato dall’Imolese. A parte un presidente, Joe Tacopina molto bravo nei selfie, non si ricordano programmi, ma solo dubbi. Una storia lunga come l’”Acqua Granda”, si chiama stadio: lasciarlo a Sant’Elena o costruirlo a Tessera? Questo è il problema. Tocca rimpiangere Maurizio Zamparini? E l’imprenditoria veneziana che fine ha fatto?
Una R sul cuore tra le sette grandi
Correva l’anno 1977-78…Galli, Lelj, Marangon. Perfino il severo e critico Gianni Brera non credeva ai suoi occhi. Rimase incantato dal gioco di quel “Real Vicenza” allenato da GB Fabbri e che aveva come finalizzatore Pablito Rossi. Quindi nel 1996-97 la conquista del primo prestigioso trofeo che conta, la Coppa Italia nella doppia finale contro il Napoli, all’epoca la squadra bianco-rossa in panchina aveva l’allenatore-ciclista Checco Guidolin da Castelfranco Veneto oggi opinionista. Dodici mesi dopo Vicenza arrivò fino alle semifinali di Coppa delle Coppe eliminata solo dal Chelsea di Vialli e Zola. Perché questa premessa? Semplice. A Vicenza oggi con la famiglia Rosso (potenti imprenditori della moda e casual) alla guida della società ed il pronto ritorno in serie B, i tifosi sono autorizzati a sognare. A guidare la squadra berica c’è Mimmo Di Carlo che faceva parte di quella favolosa banda che nel 1997 conquistò la coppa. L’obiettivo è ripetere le gesta di Guidolin.