Il novembre veneziano, alleggerita un po’ la morsa dei turisti, offre occasioni imperdibili in luoghi imperdibili: è il caso della mostra Dopo la fine. Architetture narrative e nuove umanità, nella splendida sede di Palazzo Grimani (aperta fino al 9 gennaio 2022).
Dopo la fine con le tavole

Scenari futuribili, angosce presenti, magari da esorcizzare in splendide tavole originali di graphic novel : protagonisti da Gipi a Manuele Fior, da Riccardo Burchielli a Bonvi, Gabriella Giandelli e Danijel Žeželj. L’evento è promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Veneto e con RIFF – Rete Italiana Festival Fumetto. Collaborazioni importanti, a testimoniare il rinnovato interesse per la nona arte come catalizzatore socioculturale e medium privilegiato di riflessione filosofica.
Franceschini e il fumetto

«Per troppo tempo l’arte del fumetto è stata trascurata dalle istituzioni culturali. – ha commentato il Ministro della Cultura Dario Franceschini – Sono iniziative come questa che confermano l’inversione di tendenza intrapresa dal Ministero ormai diversi anni fa a partire dal progetto “Fumetti nei musei”». La Direzione Creatività Contemporanea ha lanciato, inoltre, tre avvisi pubblici per la valorizzazione del settore: Promozione Fumetto 2021, Rapporto Filiera Fumetto in Italia, Premio Talenti Emergenti del Fumetto Italiano.
L’importanza di Dopo la fine
Dopo la fine offre una riflessione limpida, a tratti distopica, sconsolata su un ipotetico mondo post-catastrofico. Una bomba atomica, una guerra globale, un cataclisma da cui si salvano pochi superstiti; intorno, una società destabilizzata, senza più valori né regole, in cui sembrerebbe prevalere la legge del più forte, del più violento.
Prima di questo, Bonvi

Qualche decennio fa, ai tempi di Cronache del dopobomba (pubblicata dapprima in Francia nel 1974 e solo successivamente riproposta in Italia da Savelli-Granata Press) del compianto Bonvi, l’idea poteva avere l’effetto di un rito apotropaico, per quanto spietate e laceranti potessero apparire le strisce del disegnatore di Sturmtruppen, la matita di Nick Carter. Esseri mutanti, senza più parole, con scarsa memoria e atavica fame, che avevano commosso e turbato persino l’amico Umberto Eco.
E oggi?
I mutamenti climatici sempre più evidenti, a cui gli umani (Glasgow insegna) non sembrano voler porre rimedio; la fatica della pandemia che ha trasformato nel profondo le nostre abitudini e i nostri comportamenti sociali; lo spostamento di masse disperate e la previsione di erigere orrendi muri: tutto fa avvicinare pericolosamente gli scenari narrati in Dopo la fine, tutto sembra renderli più credibili.
Dopo la fine? No! Un nuovo inizio sognando
Eppure, e qui sta il bello, ogni interpretazione in mostra – immaginifica o concreta – di quel mondo a venire, trova il suo punto di forza in una riscoperta dell’elemento umano. La potenza dei sogni, la fiducia nei bambini, la nostalgia.
Iniziamo con Gipi

Gipi, classe 1963, al secolo Gianni Pacinotti, è l’autore (amatissimo) de La terra dei figli (Coconino Press/Fandango, 2016), da cui Claudio Cupellini ha tratto il film omonimo recentemente uscito nelle sale. Una storia di desolazione e speranza, che narra il rapporto tra un padre che sa ancora scrivere e un figlio che non sa più leggere; la trasmissione di un passato sconosciuto, che poi è il nostro. Vedere le tavole originali, al di là delle tematiche trattate, è gioia pura, con quella penna che definisce le ombre, isola la paura e mostra le stelle che ci sono, nonostante tutto.
In Dopo la fine anche Manuele Fior

Celestia di Manuele Fior (Oblomov Edizioni, 2019) ci catapulta, invece, in una Venezia senza il ponte che la collega alla terraferma, dove si sono rifugiati i superstiti di una non precisata catastrofe. Una città deserta, dipinta a campiture ben definite, in cui la salvezza è costituita dall’ingenuità infantile. Fior, nato a Cesena nel 1975, laurea in architettura allo IUAV, ha costruito una solida carriera di fumettista in Italia e all’estero. La sua opera, tuttavia, racconta ancor di più: Celestia ha le morbidezze, i dubbi e i turbamenti di un’educazione sentimentale, il tutto rivelato in un’atmosfera sospesa, sognante.
Il sogno nel Dopo la fine

La componente onirica, in un’accezione che – più che alle tematiche catastrofiche – guarda all’introspezione psicologica, è la caratteristica più evidente di Interiorae (Coconino Press / Fandango, 2005) di Gabriella Giandelli. Vicende di un condominio dalle mille finestre, dove s’incrociano angosce esistenziali, lutti e solitudini. Fino al crollo dell’edificio, con l’autrice appena giunta in taxi sul luogo del disastro. Anche quella descritta da Giandelli – milanese, della stessa generazione di Gipi, fumettista, illustratrice, designer – è una fine. Accompagnata da un fil rouge che ha l’aspetto di un oblungo coniglio bianco, l’autrice riflette sul destino, sul trascorrere della vita.
Dalla città alla Gotham City di oggi

«Da un edificio cittadino, – scrive Virginia Tonfoni, a sua volta creatrice di fumetti e giornalista – metafora di un organismo vivente, ci spostiamo a un’intera città cupa e disperata, una necropoli contemporanea, tracciata con l’inconfondibile cifra grafica di Danijel Žeželj»: King of Nekropolis (Hazard Edizioni, 2005), è opera magistrale del disegnatore croato, nato a Zagabria nel 1966 e trasferitosi a Montepulciano nei primi anni Novanta, per pubblicare su Il Grifo, la celebre rivista di Vincenzo Mollica.
Da allora, con il suo bianco e nero contrastato e claustrofobico, appena alleggerito da tocchi di aerografo, e la regia da noir di classe, Žeželj ne ha fatta di strada. Ha pubblicato le sue storie in tutto il mondo. E’ stato illustratore per The New York Times Book Review e Harper’s Magazine; ha creato pubblicità memorabili, come quella per la Nike nel 2000.
Ultimo ma non per questo ultimo

L’ultimo artista in mostra (ma non meno celebre, e seguito da un nutrito gruppo di affezionati) è Riccardo Burchielli, che nel 2005 crea – insieme allo sceneggiatore Brian Wood – la serie di culto DMZ, pubblicata negli Stati Uniti da Vertigo (In Italia da Panini Comics). Non c’è una bomba nel prologo della sua storia emozionante e cupa, ma pura strategia militare. A New York si combatte una guerra civile senza esclusione di colpi, tra l’esercito americano (che occupa Brooklyn, Queens e Long Island) e gli Stati Liberi (schierati nel New Jersey e nell’entroterra). Anche le sequenze di Burchielli sono incalzanti, pervase da un’angosciante precarietà.
In dopo la fine c’è la Storia
Quanto cinema, quanta letteratura fantascientifica e non, quanta memoria artistica governano le opere – dalle preziose tavole originali – presenti in Dopo la fine. A prescindere dalle riflessioni cupe che la visione può suscitare, al di là dell’ineludibile fattore umano, resta la conferma di uno strumento comunicativo dai significati, anche formali, di grande efficacia. Sta nella nona arte, nonostante visioni distopiche e previsioni funeste, una delle chiavi per reimpostare il futuro, magari in meglio? Parrebbe proprio di sì.