La nostra commedia
Una parola è andata a sovrapporsi in queste prime settimane di primavera alle tante altre parole dell’uso quotidiano: è commedia. Ecco, direte, è la solita commedia umana che ci vede come attori più o meno consapevoli. Invece no: nella sua versione più nobile è la Divina Commedia che Dante cominciò a immaginare un 25 marzo del suo tempo entrando nella simbolica “selva oscura”. Per noi, che viviamo con affanno in questo “eterno velocissimo anno” un’ avventura dolorosa, la selva è purtroppo reale, fisicamente opprimente, vera e nera tempesta radicata nelle nostre fibre, diciamo pure nelle nostre anime.

Il grandioso poema dantesco, che viene ripubblicato in questo periodo insieme a tante biografie del sommo fiorentino, ci trova coatti in un personale inferno, o meglio in un vero Purgatorio “dove l’umano spirito si purga / e di salir al ciel diventa degno”. Il viaggio, che Dante narra fra tenebre e terrore per approdare a una grande luce, non è soltanto poesia, ma una promessa: alla fine della via dolorosa di questa pandemia, e della nostra vita, il tunnel si aprirà. Nota non marginale: Dante, scrive Gianfranco Ravasi, è stato un “incrollabile credente e raffinato teologo cristiano”. Ma noi?
La nuvola oscurante

Eppure è possibile, ma anche auspicabile secondo saggezza, che noi umani brutalizzati dai virus gli opponiamo una barriera, uno scudo di forza per resistere: lo dice in altro modo l’olimpico e stellare Yoda, che ci ama e ci conforta. Ecco cosa dice: “Nei momenti di cupa indeterminatezza, ci assediano due forze disgregatrici: una è l’ignoranza di ciò che accade, l’altra è la paura che il mondo ci trascini in un gorgo affamato del nostro respiro. Sono due sensazioni gemelle e fortemente velenose, capaci di paralizzare la mente come fa una nuvola nera davanti al sole: la luce sparisce.”
Il grave – prosegue il saggio – è abbandonarsi all’ignoranza e conservare quella paura quando si possono e si devono combattere entrambe con l’unica arma di cui la Vita ci ha dotati: la conoscenza della realtà. “La conoscenza, figli miei, che nasce dalla curiosità e dal coraggio, ovvero da una coraggiosa curiosità che attraverso il sapere fa scattare il lucchetto psicologico che vi rende liberi.” Parola di Jedi.
Dal letargo si esce
Per certi animali, le settimane primaverili sono coincise con il risveglio dal letargo. Qualcuno, in proposito, dopo aver meditato sorridendo mestamente su un orsacchiotto di peluche, suggerisce un parallelo con la nostra condizione di vittime dei virus che ci disumanizzano, almeno in parte, con i paralizzanti “no questo, no quello”. Dunque, sforziamoci di pensare alle limitazioni da Covid come a un letargo per sua natura passeggero. Dopo il quale, anche il nostro risveglio renderà più gradita l’uscita dalle infinite tane condominiali.
Comete

(poesia)
La luna di mezzogiorno,
eterea medusa celeste
bell’astro leopardiano,
incontra un rapido jet,
cometa di questo tempo.
Una galleggia, l’altro vola
scrivendo nel cielo
con la sua scia vaporosa.
E la terra risponde
come un’arpa sepolta.
(Anonimo)
“Coraggiosa curiosità”.. la scintilla che dovrebbe aiutarci a dar profondo valore alla nostra esistenza
Il nostro obiettivo, come esseri umani, è cercare di perseguire la conoscenza con il coraggio di non abbandonarsi a ciò che spesso appare, ma immaginando i risvolti di ogni fatto è situazione.
“ Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Il senso di questo verso sarebbe un buon vaccino per guarire il mondo. Ma il virus dell’ ignoranza e della grettezza è sempre presente nell’umanità e non credo raggiungeremo mai l’immunità di gregge. Basti pensare oggi che è il 25 aprile a ciò che fu nel XX secolo e con ciò, ancora alcuni politici importanti affermano in modo sprezzante di non voler onorare questa commemorazione. Ho apprezzato più di tutte tra le parole, anche retoriche spese nelle varie celebrazioni, quelle pronunciate da Draghi “ Noi Italiani non siamo sempre stati brava gente”.