Rhodismos di Lucia Guidorizzi, da poco uscito per i tipi di Aurea Nox, è la storia di un viaggio compiuto tra l’aprile e il maggio 2023 in tre isole del Dodecaneso – Rodi, Symi e Kastellorizo – proprio nei cinquanta giorni che intercorrono tra Pasqua e la Pentecoste. Lucia, la fantastica scrittrice viandante che abbiamo imparato a conoscere per le sue raccolte poetiche dall’essenza sciamanica, poetessa, critica e curatrice di antologie, ha definito quest’opera «una sorta di intima autobiografia», e non le si può dar torto. Come in un gioco di scatole cinesi, Rhodismos – tra prose poetiche, versi più o meno recenti, reminiscenze storico-filosofiche e mitologia, rappresenta bene l’autrice nelle sue molteplici sfaccettatureintellettuali ed umane.
Lucia Guidorizzi per tutti

Tuttavia, non posso fare a meno di pensare che questo testo appartenga a tutti, a chi già conosce ed apprezza il suo ritmo affilato, e a chi dovesse avvicinarvisi per la prima volta. Perché, allo stesso tempo, è anche una riflessione sulla storia e sul suo inquieto divenire: morire, rinascere, trasformarsi. Un viaggio nello spazio, che si percorre a piedi o per mare, e nel tempo, attraverso ciò che muta e si degrada. È la storia di chi non ritorna, come gli Argonauti a cui non fu concesso di rientrare in patria. La metafora di una ricerca incessante: A lungo – scrive Guidorizzi – ho navigato tra le coste della Turchia e quelle della Grecia, nel mare delle contraddizioni e dei fantasmi …
L’autrice

In una sorta d’incanto, l’autrice si riappropria della dimensione simbolica, descrive il reale – il mito soffocato dall’invasione di un turismo di massa e le inattese fonti a cui abbeverarsi – facendolo divenire plurimo, ritrovando similitudini e coincidenze.
La sera ho bevuto Moscofilero presso la porta di Amboise. – racconta Lucia – Il Moscofilero è un vino bianco del Peloponneso, secco, profumato dalle note agrumate e speziate. Un vino che è un poema dove danzano cosmi –e poi libera versi indicativi e profondi: Ogni creatura reca in sé / Tracce di vite precedenti / E riconosce ciò che ha perduto / In un tragico lampo di grazia.
Lucia Guidorizzi e Rhodismos

Lo stesso titolo del volume, Rhodismos, ha radici profonde, ci parla della rosa, fiore sacro e della volontà di ricordare culti antichi presenti a Roma, ma derivati dall’Asia Minore, per lo più legati alla primavera, ma anche alla morte, nel corso dei quali si faceva cadere sugli officianti una pioggia di rose. Lucia torna all’oggi, raccontando che nella Basilica di Santa Giustina a Padova, la sua città natale, il 28 maggio 2023, nel giorno appunto della Pentecoste, durante la solenne messa delle undici, dall’alto della cupola è caduta sui fedeli la tradizionale pioggia di petali profumati, in ricordo della lingua di fuoco, scesa su Maria e gli Apostoli. La discesa dello Spirito Santo per i Cristiani, la nascita della Chiesa.
Rosa è passione, ci dice l’autrice, e allo stesso tempo simbolo vivente del molteplice; campo di energia e creatività, indeterminate ed eterne. Come dimenticare che è il fiore caro ad Iside, Ishtar, Afrodite, Venere e Maria? Come non visitare, giusto dietro Santa Giustina, il magico giardino che ne conserva le specie più antiche?
Davvero ci parla di Lucia, questo avere nella mente la propria casa, e tuttavia continuare a spingersi oltre

In questo itinerario mistico, Guidorizzi sceglie come guida T.S. Eliot, nell’ultimo dei Four Quartets, il Little Gidding, dove recita: La storia è una trama di momenti senza tempo. A lei interessa sia la trama che l’istante, sia la goccia che il mare. Visita le isole e sa bene che conoscere un’isola significa dimenticare la fedeltà a noi stessi, in qualche modo perdere le tracce del ritorno, ma anche che avventurarsi per mare vuol dire aspirare a un domani, nonostante tutto: «Cinquanta giorni sono stati l’arco del tempo in cui ha preso forma di scrittura questa riflessione sulla forza vivificante dell’esperienza – spiega Guidorizzi – e sulle occasioni perdute della storia, sulle sue ingannevoli costruzioni di miti e di eroi, sui cataclismi che fanno precipitare i colossi dai loro piedistalli e sul continuo perdersi dei naviganti in mare».
La creatura di Lucia Guidorizzi
Tuttavia, questa creatura mediterranea che è Rhodismos, rappresenta anche uno splendido lavoro collettivo: Silvia Favaretto, in una luminosa prefazione, accompagna con acutezza le considerazioni dell’autrice: «… la sensazione – scrive – è quella di leggere un libro di salmi, ogni pagina apre piccoli varchi verso una dimensione metaforica, spirituale, curativa. Sotto la protezione di grandi ali angeliche veniamo iniziati ai misteri della rosa, ai calendari liturgici, alla simbologia del viaggio e del mare».
Per amor di completezza, quasi a fornirci fiduciosa la chiave di un enigma che comprendiamo solo in parte, Guidorizzi ci regala in chiusura due piccoli saggi: il primo,Rhodismos a Venezia di Renato D’Antiga, indaga l’origine delle tradizioni legate alla rosa nella Serenissima, dagli influssi bizantini alla San Marco dei bocoli. Il secondo è dedicato al roseto di Santa Giustinae alle sue meraviglie, di Enza Torrenti. Mirabili, assolutamente da citare, anche alcuni versi di un altro giovane poeta, Gianluca Asmundo, posti in esergo: Ricorderai rose rosse su spiagge /d’oro, appassire o brillare / lasciate a profumare la fine del mondo /tra secco vento e pomici smussate / e un pezzo di barca che ha passato la parola / all’ultimo lembo di correnti (…).