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I padri difendano i figli, ma anche la Giustizia

Roberto Tumbarello di Roberto Tumbarello
18 Lug 2023
Reading Time: 18 min
I padri difendano i figli, ma anche la Giustizia
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Mi chiedo come ci stia giudicando chi ci guarda da Bruxelles, Londra, Washington con tutti i guai che stiamo passando a causa di una classe dirigente improvvisata, affetta da vittimismo cronico, da piagnucolosi acuta e alla ricerca continua di privilegi che credono automaticamente legati al potere, che, invece, è servizio. Facciamo tanti errori, meno male che la colpa è sempre degli altri. I giudici fanno politica e sono invidiosi del nostro successo. Santanché, Del Mastro e La Russa jr, tre Guinness in sole 48 ore. Il popolo ci ha scelti, non vogliamo essere giudicati da altri. Per spiegare perché fosse scapolo, Enrico De Nicola – capo provvisorio dello stato, dal 1° luglio 1946 al 12 maggio 1948, quando poi fu eletto Luigi Einaudi primo presidente della Repubblica – sosteneva che chi fa politica non deve creare una famiglia di cui poi non si può occupare. Forse esagerava perché, invece, c’è chi sa dividersi tra l’uno e l’altro importante impegno.

Però, è vero che per chi arriva al vertice, i figli – non solo in Italia, ma ovunque – talvolta solo perché si parli anche di loro come protagonisti, possono essere d’intralcio e creare dei problemi, coinvolgendo il genitore nelle proprie marachelle, sottoponendolo così alle critiche dei suoi oppositori. Sembra talvolta che lo facciano a posta. Oggi creano problemi ai genitori Ciro Grillo e Leonardo La Russa con brutte accuse di stupro in un momento in cui i genitori occupano livelli primari, soprattutto la seconda carica dello Stato. I genitori nonostante l’alto ruolo che ricoprono sono portati istintivamente a difenderli. Qualche problema, ricordo, lo ebbe anche Napolitano e adesso persino Biden col figlio Hunter, che i repubblicani accusano di avere pagato solo una multa per saldare il conto dell’evasione fiscale, anziché subire una condanna penale con la reclusione come il reato prevede per gli altri cittadini USA. Ma ognuno di noi ha la propria storia con gli inconvenienti e i privilegi che molto spesso si equivalgono.

Si sente già la mancanza di Berlusconi. Anch’io e tanti altri, la cui educazione e cultura sono ben lontane dal suo comportamento, cominciamo già a rimpiangerlo perché, pur non essendo uno stinco di santo né persona da stimare, era un indubbio moderatore della politica sovranista che si è instaurata in Italia. Era stato lui a sdoganarli perché ritenne giustamente che la politica senza quella destra fosse monca, e la traghettò fino al potere. Non aveva previsto, però, che pur arrivando a Palazzo Chigi avrebbero continuato ad essere rivoluzionari, come erano sempre stati. Anche lui ce l’aveva con i magistrati che lo indagavano, ma per fatto personale, non istituzionale. Mentre ora, senza più Berlusconi, il governo lancia un attacco violento alla magistratura, delegittimandola, e altre stranezze cui non eravamo abituati. La Premier ha persino accusato i giudici di svolgere un ruolo attivo di opposizione. Segue un coro di Fratelli che parlano addirittura di attentato alla Costituzione, perché indagano sui personaggi che ci stanno a cuore. Altri insinuano che usano il loro potere per fare politica e addirittura per aiutare la sinistra in vista delle elezioni europee del prossimo anno. Accuse gravissime e insolite. Non è l’attacco di un singolo o di un gruppo di parlamentari ma del Presidente del Consiglio, il capo del governo. Non era mai accaduto. Sembra la minaccia di chi intende ricorrere a leggi speciali.

Il Presidente della Repubblica, che, come primo magistrato, è coinvolto personalmente, ha dato piena fiducia ai giudici. Sorprendente interferenza nel nostro lavoro già molto difficile e delicato, è il commento moderato delle associazioni dei magistrati. Indignate e allibite, le opposizioni non credono ai propri occhi. Schlein parla di metodi intimidatori, Conte di attacco vergognoso. Nemmeno Berlusconi si era mai espresso in modo così pesante. Neppure quando fu condannato e poi espulso dal Senato. Cercava di limitare gli strumenti a disposizione della magistratura, come le intercettazioni. Faceva varare leggi ad personam che lo proteggessero. Ma non si intromise mai quando alcuni suoi accoliti furono indagati, condannati e radiati dal Parlamento. Seppure criticandoli e insultandoli, lasciava che i giudici facessero il loro lavoro. Fratelli d’Italia non sembrano più gli eredi del MSI né di Giorgio Almirante, che era più severo addirittura con i suoi familiari che dovevano dare l’esempio e non favorì mai nessuno di loro. Sul letto di morte raccomandò a Donn’Assunta, la moglie che lo fece sopravvivere per più di 30 anni ai suoi coetanei politici, di vigilare su questo principio.

Stiamo esagerando nell’accanimento col passato

Più che partito politico, quello che guida la coalizione di governo sembra una setta in cui tutti debbono intervenire in difesa degli accoliti per confermare la propria fedeltà. Seppure persino la Premier si dissocia, a giustificare lo sfogo del presidente del Senato – uno dei pochi di livello culturale elevato – intervengo io. Ma senza dare della cocainomane a una ragazza, che come tanti frequentatori delle discoteche, il sabato sera avrebbe potuto concedersi una sniffata. È istintivo per un padre, qualsiasi ruolo istituzionale ricopra, anzi doveroso, prendere le difese del figlio. Essere al di sopra delle parti quando è coinvolto un figlio è disumano. È deprecabile, invece, che estranei per spirito di gruppo si accaniscano su una ragazza che può essere stata vittima di stupro. Tanto più che, con i tempi che corrono, la stessa tragica esperienza può accadere a una sorella o a una figlia.

Ciò che è più deprimente è che, dopo tante accuse e polemiche, non succederà nulla, come due settimane fa per la volgarità e il turpiloquio al Maxxi di Roma. Sgarbi sarà sempre il sottosegretario alla Cultura, Facci – al servizio del potere, sin da giovane, seppure abbia cominciato a fare il giornalista all’Unità – farà la sua striscia alla Rai, Giuli continuerà a essere presidente del museo e Santanchè ministra del Turismo pur essendo titolare di attività turistiche. Proprio come nelle corporazioni – invece, è un partito politico che decide del futuro degli italiani – gli adepti vanno difesi incondizionatamente. Noi elettori non lo sapevamo. Cominciamo a scoprirlo da qualche mese per un comportamento che non avevamo previsto. Intanto aumentano le violenze e i reati. Siccome chi dovrebbe dare l’esempio non si comporta come dovrebbe e non viene nemmeno biasimato, c’è chi crede che ormai trasgredire sia lecito. Di fronte alla Giustizia così sfrontatamente minacciata, passa ora in secondo piano il progetto di processare la sinistra per il Covid, che non è un bel gesto, ma niente in confronto a quello che sta accadendo. Berlusconi non l’avrebbe consentito perché non era vendicativo. Ce l’aveva col comunismo, che non esisteva nemmeno più e che usava solo come spauracchio, ma non con chi era stato comunista. Tanto da averne accolti parecchi in Forza Italia. Mentre adesso, senza di lui, la maggioranza ha creato la commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sul Covid per dare una meschina soddisfazione a no vax e negazionisti, mania italica che esiste sin dal tempo della peste a Milano nel XVII secolo, secondo la certificazione di Manzoni nei Promessi Sposi. Sarà una sorta di tribunale politico per giudicare l’operato di Conte e Speranza che – ignoranti come chiunque in fatto di epidemie – seguirono pedissequamente le direttive degli scienziati, che si spera non saranno processati e giudicati anche loro.

Stiamo esagerando nell’accanimento contro il passato, i predecessori e ogni tanto sembra anche contro il diritto. La procura di Milano indaga la Santanché anche in difesa di lavoratori e cittadini eventualmente danneggiati da una possibile gestione allegra di aziende quotate in Borsa. Ma che convenienza ha Meloni di difendere sempre chiunque? È questo il mandato ricevuto dagli elettori che l’hanno votata in massa per la fiducia che una tanto auspicata donna al comando ispirava? Non sarebbe meglio lasciare libera la magistratura di fare una selezione tra le persone di cui servirsi e quelle di cui, invece, diffidare, da tenere lontane dal potere e disfarsi da un’impropria classe dirigente che inquina la maggioranza, non tanto per disonestà, quanto per ignoranza? Tanto, ci sono giudici di sinistra ma anche di destra. il ministro Nordio, ex magistrato della procura, ne è la conferma. Intanto la Premier invita alla moderazione. Ma solo gli altri. Credo politicamente inopportuna la richiesta di dimissioni della Santanché – non perché non debba dimettersi. In un paese serio si sarebbe già dimessa spontaneamente o su suggerimento della Premier – che hanno compattato la maggioranza. Per i cittadini comuni la colpevolezza è accertata dopo il terzo grado di giudizio. Mentre per chi è al governo, il sospetto grazie alle indagini della procura è già elemento sufficiente per lasciare qualsiasi incarico.

Perché non fare gli interessi del paese anziché quelli dei propri accoliti, se per caso avessero torto? È da buon governante minacciare i giudici come ha fatto Orban prima di privarli dell’indipendenza? Sono posizioni inquietanti perché riguardano un pericoloso conflitto tra poteri dello stato su cui l’esecutivo vuole ingiustamente primeggiare. Nascono così i movimenti eversivi la cui escalation può portare a qualsiasi conseguenza nefasta e provocare, come è già accaduto negli anni ’80, persino il terrorismo, allora anche nero oltre che rosso. La ricerca dignitosa di una tregua tra governo e magistratura dopo le reazioni provocatorie – superior stabat lupus, inferior agnus – sarebbe affidata al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, che, però, essendo, si dice, il solo consigliere di cui la Premier si fida ciecamente, poteva intervenire prima. Ora è più difficile dimenticare e fingere che non sia accaduto nulla.

 Intanto, l’ISTAT, col suo nuovo presidente in fase di ingiustificato ottimismo, continua a esaltare un’economia che, invece, è in crisi, raccontando che gli italiani hanno diminuito i consumi per risparmiare e mettere soldi da parte. È una menzogna perché proprio in questo periodo le banche, che sono il vero termometro dell’economia, mentre la statistica può sbagliare o mentire, denunciano per ora venti milioni di insoluti. Sono perlopiù crediti e mutui non ancora esatti perché i clienti non ce la fanno a pagarli. Non si tratta di povera gente, che, se no, non avrebbero ottenuto il fido, ma imprenditori, professionisti, artigiani e commercianti il cui reddito, prima dell’inflazione consentiva di onorare i debiti, ora non più. Sono queste le sfide cui il governo dovrebbe dedicarsi.

Berlusconi non può aver dimenticato Forza Italia

È molto probabile che negli ultimi tempi Berlusconi non fosse più lo stesso, ed è stupido volerlo nascondere perché a una certa età è possibile e non c’è da vergognarsi, come, invece, talvolta quando era più giovane e lucido. La conferma viene anche dalla dimenticanza di citare Luigi, nella lettera in cui proclama il suo grande amore per i figli. L’ultimo messaggio cosciente e lucido è datato 5 ottobre 2020, quando decide di assegnare i lasciti milionari. Sapeva che da quel momento poteva non essere più preso sul serio. Infatti, nei suoi due messaggi video dal San Raffaele, qualche giorno prima di morire, che qualcuno gli aveva fatto recitare, si capiva che qualcosa non era più come prima. Aveva già ceduto al compromesso quando andò a chiedere scusa a Meloni per compiacere i figli che temevano di inimicarsi il governo. Anche a chi, come me, non lo stimava, sorgeva spontaneo l’istinto di proteggerlo da chi cercava di manipolarlo. Nessuno dei figli, meno ancora la quasi moglie, lo ha capito né protetto. Chissà quale messaggio avrà lasciato per il futuro di Forza Italia e che è stato saggiamente cancellato dal testamento perché non ritenuto valido? Questo spiegherebbe perché ci sono volute ben tre settimane per rendere pubbliche le ultime volontà. Infatti, non è possibile che abbia pensato a tutti, tranne alla sua creatura più cara che era Forza Italia, il cui futuro sarà ora deciso da un congresso di mediocri alla ricerca di un successo che apparteneva solo al fondatore scomparso. Invece, sarà un regalo alla Meloni che lui non aveva intenzione di favorire. Ma così va la vita.

Sono le madri che fanno in modo di avvicinare i figli al padre, che il più delle volte è distratto da impegni che ritiene impropriamente più importanti. Ricordo che Veronica Lario, ancora moglie, rimproverò pubblicamente il marito di recarsi a tutti i battesimi dei figli dei giocatori del Milan, ma di non essere mai andato a quelli dei suoi figli. E lui, per essere più libero di folleggiare, allontanò tutte e due le consorti non rendendosi conto di perdere il contatto con chi valeva la pena di amare. Sono figli e nipoti, non il denaro né il potere, le difese dall’invecchiamento. Quindi, non li ha educati, né gli ha trasmesso i princìpi che fecero di lui un grande imprenditore e un leader politico, ma non un padre. Quando Barbara prendeva le sue difese alla vigilia dei processi, era come se parlasse di un estraneo, perché mancava il pathos che l’affetto imprime. Questo avviene quasi sempre quando si rinuncia a occuparsi dei figli per un’effimera libertà. Briatore è un caso più unico che raro di padre che fa anche da madre al figlio. Se non altro ha questo merito, anche se dice che gli impedirà di frequentare l’università che non serve. Ma per questo c’è ancora tempo. Se i cinque rampolli – talvolta sono i figli che debbono educare i genitori – lo avessero avvicinato ai nipoti, probabilmente sarebbe stato, anche nel governo del paese, più equilibrato e non avrebbe dato spettacolo indecente.

Ci dimentichiamo che l’applauso è il giudizio del popolo

Forse è stata anche colpa nostra che lo applaudivamo anche quando non lo meritava perché abbiamo dimenticato il valore dell’applauso, che è il giudizio del popolo, tanto più gratificante, se severo. Piersilvio ha ottenuto finalmente l’emancipazione e, seppure per ora dica che non intende occuparsi di politica – quando, se non per sostituire il padre in un momento così critico? – sta dando segnali di volere esprimere e mostrare le proprie idee. Avrebbe già dovuto occuparsi di Forza Italia, accortosi che il padre negli ultimi tempi non era più in grado di controllare il partito. Ora è più urgente occuparsi di politica che di Mediaset, che ormai cammina da sola grazie a un assetto collaudato da anni e guidato da funzionari di fiducia e di alto livello. Come Carlo III d’Inghilterra in versione plebea, Piersilvio è tornato a vivere solo dopo la morte del padre. E sente la necessità di esprimere tutte le proprie capacità finora represse. Quindi, è molto difficile che continuerà ad occuparsi a lungo dell’azienda, che non consente l’esibizionismo liberatorio di cui in questo momento sembra avere bisogno. Con tutti quei soldi può fare tutto ciò che vuole, persino una rivoluzione. Ville e palazzi per i cinque eredi dell’ex Cavaliere, nemmeno un soldo in beneficienza. Barbara, che ha 5 figli, vive in un palazzo di 70 stanze, al centro di Milano. I fratelli con altrettante comodità. Non lontano, a Lodi, muore stroncato dal caldo, mentre lavora sotto il sole cocente, un operaio di 44 anni. E pensare che quando il padre entrò in politica correva voce che le sue aziende fossero sull’orlo del fallimento. Trent’anni dopo lascia un’eredità di oltre quattro miliardi di euro esentasse, avendo anche saggiamente pensato di non fare pagare tasse di successione ai figli e pochissime agli estranei. Perché Piersilvio dovrebbe stare a guardare? Lui vuole imitarlo e magari – perché no? – fare anche di meglio, che non sarebbe molto difficile avendo ormai alle spalle una ricchezza di non comune entità, quasi impossibile da accumulare in una sola generazione. Però, il vecchio ci è riuscito. Nel 1994 lo votammo in massa perché credemmo che avrebbe arricchito tutti i suoi elettori. Invece, molti di noi lottano ancora con la miseria.

Nel dopoguerra a dare dimostrazione di democrazia cominciò proprio la magistratura che si dimostrò subito libera e al di sopra delle parti. Vi riporto un racconto di Carlo Giovetti, giornalista di grande spessore e cultura, critico teatrale del Giorno di Gaetano Baldacci – allora i lettori si informavano sulle novità teatrali – sui suoi genitori. Probabilmente ce ne sono anche oggi altrettanto probi. Il padre era pretore in una città emiliana in provincia di Modena. Custodiva nel giardino di casa una refurtiva di derrate alimentari che i carabinieri avevano sequestrato e non sapevano dove mettere, essendo la loro caserma bombardata e la loro sede in un vecchio camioncino. Erano tempi difficili per tutti. Il giorno del processo il marito chiese alla moglie che fine avesse fatto quella refurtiva. L’ho data da mangiare alle galline prima che ammuffisse, disse la donna. Non avresti dovuto, non era roba nostra, fu la sentenza del marito. Sei stata incauta e purtroppo dovrò denunciarti per appropriazione indebita. Però, hai delle attenuanti e sono certo che il collega che ti giudicherà sarà certamente comprensivo e clemente. Non so se fossimo davvero migliori mezzo secolo fa, come molti sostengono. Però, in effetti, pur essendo più poveri, quasi tutti arrivavano alla fine del mese. Eppure uscivamo da una guerra che aveva ridotto l’Italia a brandelli. Le strade erano invase dalle macerie causate dai bombardamenti. Però, io, figlio di un insegnante e di una casalinga, ho potuto studiare anche all’estero, seppure con enormi sacrifici e privazioni, cui allora si era abituati. Forse in tutte le epoche si dice che prima si stava meglio. Invece, ricordo che c’era la fame e soprattutto c’erano state le guerre. Forse non dovremmo rimpiangere il passato, ma metterne a frutto l’esperienza. Non si conosceva la movida, né ricordo che si prendesse l’aperitivo nel pomeriggio. Eravamo più semplici, avevamo meno tentazioni e grilli per la testa. Non c’erano cellulari né computer, e neppure la pay Tv. E si viveva lo stesso. Anzi, io e i miei amici d’infanzia ricordiamo un’adolescenza felice. Certo, ci dovevamo dare da fare per superare tutte le difficoltà di cui era disseminato il percorso di ognuno. Ma si invecchiava prima e si moriva presto. Non c’erano tutti i centenari di oggi. 70 anni erano già un traguardo lusinghiero. Però, eravamo anche più romantici. Non solo baciare una ragazza sulla guancia ci riempiva di felicità, cosa che avveniva solo dopo il fidanzamento ufficiale. Era persino un’emozione sapere che lei era dietro la finestra della sua stanza a luce spenta per vedere passare il corteggiatore senza farsi notare. Con quell’immagine di pudicizia e complicità ci si addormentava felici.

Non c’era l’Europa né l’euro. La Lira non valeva niente, ma noi ricordiamo di essere stati più ricchi perché si spendeva molto meno. Non per tirchieria ma perché non c’erano le tentazioni del consumismo. Ricordo che quando a 19 anni andai all’università, dovendo indossare un vestito con i pantaloni lunghi – allora in Sicilia i ragazzi portavano pantaloni corti fino alla licenza liceale – mio padre me ne diede due dei suoi che portai dal sarto perché li rivoltasse e li adattasse alla mia taglia. Vennero come nuovi pagando la modesta spesa della fodera nuova e della manifattura. La qualità della stoffa era migliore perché c’erano meno speculazioni e il materiale era genuino.

Nel tempo dei mediocri c’è nostalgia per il passato

La giustizia, essendoci poche trasgressioni, funzionava meglio. Eppure i prepotenti mezzo secolo fa erano in numero maggiore. Il padrone aveva quasi il diritto di essere arrogante e trattare male i dipendenti. Adesso c’è il sindacato che noi stoltamente sottovalutiamo e persino disprezziamo perché dà fastidio al governo. Allora a difenderci c’erano solo le leggi e la solidarietà del prossimo. C’era anche più ignoranza. Era ancora diffuso l’analfabetismo. Tanta gente non era mai andata a scuola perché si doveva cominciare a lavorare da bambini per aiutare la famiglia a sbarcare il lunario. Erano in molti a non sapere leggere né scrivere. Riconoscevano solo il valore del denaro dal colore delle banconote. Il titolo di studio più diffuso per la maggior parte della popolazione era la licenza elementare. Però, ricordo tanta saggezza, oggi scomparsa. E anche onestà. C’era umiltà e voglia di sapere. In qualche modo si cercava di capire come difesa personale. Perché allora tutti capivano che l’ignoranza è punitiva. C’era l’università della strada, dei campi e del mare. Contadini, pescatori e manovali avevano una certa cultura di osservazione che persino gli analfabeti si sforzavano di sviluppare.

 Oggi la corsa è all’arricchimento, non di cultura ma di denaro, spesso neppure per poterlo spendere, ma per metterlo da parte, persino all’estero e nei paradisi fiscali. Ci crogioliamo nell’ignoranza come se fosse un merito di cui essere orgogliosi. Non ci sono più gli imprenditori illuminati come Piaggio, Olivetti, Borletti, Lancia, che sostenevano che il padrone non dovesse guadagnare più di dieci volte la paga media dei dipendenti. Oggi siamo superiamo di gran lunga le 100 volte. Ecco perché crescono le fortune. E per di più non si pagano le tasse. Infatti, noi italiani siamo i più grandi evasori fiscali. Pur lavorando, molti vivono con meno di mille euro lordi al mese. Una miseria. Vuol dire che la ricchezza è mal divisa e la povertà ancora molto diffusa. Ecco perché c’è chi investe parte del proprio reddito, già scarso, nel gioco d’azzardo – lotto, gratta&vinci, superenalotto e vari tipi di scommesse – un po’ per vizio, un po’ per cercare di vincere. Invece, ci si impoverisce ancora di più. Il governo – cosiddetto di centrodestra, ma in realtà, dopo la morte di Berlusconi, è solo di destra e per di più sovranista – ha ripristinato i vitalizi agli ex senatori. Un privilegio che io allora ero contrario che fosse annullato, perché colpiva persone anziane e una categoria in estinzione, che quindi giudicavo una cattiveria e non un atto di giustizia sociale. Oggi, però, con tutti i problemi che il paese lamenta, con i sacrifici che fa la povera gente, non è di natura urgente. È il classico provvedimento dei governi in rodaggio, che non sanno che fare. Ma ormai questo data da nove mesi e finora abbiamo sentito solo slogan, presunti successi internazionali, ma nessuna realizzazione concreta. Nemmeno risultati nel settore dell’emigrazione cui la Premier si sta dedicando tanto ma inutilmente. Non ci vergogniamo di pagare i dittatori perché impediscano ai migranti di partire verso l’Italia, tenendoli nei lager e imponendogli pene disumane. In Tunisia si è aperta addirittura la caccia al migrante più debole, cui partecipa con denunce e delazioni anche la popolazione. Bambini, donne incinte e neonati vengono deportati ai confini del deserto dove non trovano da bere, né da mangiare e meno ancora cure mediche, quindi condannandoli a morte. Noi e l’Europa siamo complici di questi massacri.

Non abbiamo fatto la riforma fiscale di cui godono per ora solo i titolari di partite IVA, che non erano da premiare con la Flat Tax al 15%. Però, riguarda tre milioni di famiglie, quindi un bel bacino elettorale per la destra, seppure la legge sia incostituzionale. Anche la lobby degli impianti nelle spiagge è protetta dalla destra, come pure quella dei tassisti. Il PNRR è in grande ritardo. Non si sa quali siano i progetti in cantiere. Si sente sempre parlare del Ponte sullo Stretto, cui nessuno anela di vedere realizzato, perché non risolverà i problemi del meridione che sono altri e molto gravi. Ne beneficerà solo la mafia che gestirà gran parte dei miliardi che si investiranno, se è vero che si farà quest’inutile opera mastodontica dalla quale la Lega si illude di recuperare qualche voto. Con tutti i problemi idrogeologici che abbiamo sarebbe molto più utile dedicare quelle risorse alla ristrutturazione del territorio che frana alle prime piogge, allaga intere regioni e travolge paesi e abitanti.

Ma davvero è ancora possibile la verità su Emanuela?

Qualcuno che è in buoni rapporti col Vaticano faccia sapere al Santo Padre che della fine di Emanuela Orlandi non sono purtroppo molti a essere particolarmente interessati. Le pressioni per riaprire il caso dopo 40 anni tendono solo a scoprire se c’era coinvolto qualche cardinale che aveva messo gli occhi vogliosi sull’adolescente. Finora si è solo scoperto uno zio sporcaccione, per di più deceduto. L’opinione pubblica, invece, vuole un prelato vivo. Quindi, Santità, se non ce n’è uno disposto a sacrificarsi per soddisfare la morbosità della gente, è inutile essere disponibile come sta cercando di essere lei. Tanto dopo tutto questo tempo la verità non può venire a galla. I pericoli a quel tempo venivano da tante fonti malefiche. C’era persino la tratta delle bianche. Inoltre questa ragazza, pur abitando all’interno della Città del Vaticano, viveva anche a Roma. Non è detto che la sparizione sia avvenuta nel sacro territorio. Quest’insistenza è persino offensiva per la Chiesa, Santità. Offendersi non è peccato.

Per carità, Onorevole Premier, stia attenta all’ampliamento dell’Unione Europea. Seppure dittatore, come piacciono a lei, Erdogan non è un politico da baciare. L’Europa lo paga lautamente – e stupidamente – per tenere segregato chi tenta di salpare per attraversare il Mediterraneo. Non accetti di fare entrare la Turchia in Europa per compiacere Stoltenberg – già il nome avverte della sua stoltezza – che tenta barattare l’ingresso della Svezia nella Nato con quello della Turchia nell’Unione Europea. Lui non può decidere dell’assetto europeo per ampliare la sua organizzazione militare. Ma lei, Signora, ha il potere di impedirglielo. Se la Turchia entrasse nell’Unione Europea sarebbe una disgrazia anche per l’Italia, oltre che per l’Europa. Spero che lei non torni dal vertice di Vilnius dicendosi, come sempre, soddisfatta. Talvolta si fanno gli interessi dell’Italia proprio senza esserlo. Avemmo già la dabbenaggine di ammettere l’Ungheria, ma a quel tempo non era ancora una dittatura. E lo facemmo per evitare che finisse vittima dell’imperialismo russo. Come vede, abbiamo ottenuto l’effetto opposto. Oggi per empatia col dittatore russo, Orban simpatizza con Putin. La Turchia, invece, è già una dittatura. È strano che senza un adeguato compenso i fratelli musulmani accettino di fare entrare la Svezia nella Nato, che per altro non aiuta a raggiungere la pace in Ucraina. La Nato ai confini della Russia non è un’azione diplomaticamente corretta. Si vuole stuzzicare la Russia, e non è saggio. Si può allargare la guerra. Si ricordi che la Turchia non è un paese di civiltà occidentale, ma islamica.

Casini, 40 anni di vita parlamentare

Casini festeggia i 40 anni di politica in parlamento e undici legislature. Fu eletto nelle liste della DC nel 1983, poi ha continuato in Forza Italia e infine nel PD. Il tipico italiano per tutte le stagioni che dice di avere la politica nel sangue e sin dai banchi di scuola è atlantista, europeista e degasperiano, come oggi. Però, tace sul suo periodo berlusconiano che farebbe inorridire De Gasperi e tutti quelli della sua generazione, compreso Forlani, che gli ha dato il lasciapassare in politica. Intervistato dal Corriere, dà giudizi positivi sulla Premier e sulla Schlein, mentre ritiene la maggioranza inadeguata rispetto alla superba leadership della Meloni. Non gli hanno fatto l’unica domanda che poteva interessare i lettori e anche descrivere la morale del personaggio. Come mai, dopo tanti anni nella sinistra democristiana, è passato nel centrodestra e da un paio di legislature viene eletto nelle liste del PD. Una conversione, un progetto comune, una mera convenienza, o semplicemente lo sfruttamento della stupidità di chi sacrifica per lui personaggi veramente di sinistra come Fiano e Cirinnà?

Morandi a 80 anni in tour, Buffon a 45 in porta

Visto che ormai la destra ha occupato tutte le reti televisive, il suo consiglio, gentile Signora, sarà preso in considerazione. Prima che succeda una disgrazia, ricordi, quindi, alle tante Oriane Fallaci che da un anno e mezzo si contendono la corrispondenza dall’Ucraina, che quella vera al fronte ci andava per poche ore e ci scriveva sopra come se avesse combattuto per mesi in prima linea. Eppure la ricordiamo come una temeraria, un’eroina dell’informazione. Non lo era. Però, era talmente brava che ci crediamo ancora. Purtroppo i personaggi di un tempo non si sono riprodotti, nemmeno la Fallaci.

Con tutte le malefatte che accadono, ce la prendiamo con la Venezi, che dal podio del Summer Festival di Lucca ha diretto l’inno a Roma di Puccini. Sole che sorgi libero e giocondo…. è talmente bello che il fascismo se ne appropriò e non lo si può biasimare. Anzi, mi sembra un merito. Adesso, però, lo consideriamo un inno fascista, come se l’arte avesse una colorazione politica. La musicista viene contestata anche a Nizza dove dovrebbe dirigere prossimamente il concerto di Natale. Associazioni antifasciste chiedono al Sindaco di annullare il contratto, ma non perché di destra, non ha i titoli. Parte in luglio e agosto un faticoso tour canoro di Morandi, quasi ottantenne, ma ancora efficiente e richiesto come mezzo secolo fa. Confermata Mara Venier, ultra settantenne, a Domenica In perché, non essendoci una sua erede nella conduzione TV, è ancora la migliore. Gioca applaudito Buffon a 45 anni suonati, mentre gli altri vanno in pensione dieci anni prima e sono mediocri. In tutti i settori si rimpiangono i personaggi di una certa età o del passato. Non c’è un altro Renzo Arbore, né un Mastroianni o una Loren e neppure un Agnelli e un Piaggio. Non c’è un Eduardo De Filippo né un Moravia. Non ci sono altri Montanelli né Boniperti e meno ancora un Almirante o un Malagodi. La mediocrità incombe in tutti i settori. Il solo a essersi riprodotto sembra essere Draghi, pur tenendo conto del gap che inevitabilmente esiste per l’età dell’erede ancora giovane, per il livello culturale di oggi – l’ignoranza si coltiva sin dalle elementari – e per la sua provenienza. Infatti, ogni tanto dimentica di essere al potere perché all’opposizione si sentiva più a proprio agio. Però, ha tanta grinta che, invece, a Draghi non serviva.

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Roberto Tumbarello

Roberto Tumbarello

Giornalista, laureato in Giurisprudenza. Per tanti anni portavoce in Italia del Consiglio d’Europa, è esperto in Comunicazione e Diritti umani.

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