”Non crediate che io resti qui, che non mi vi tratterrei per tutto l’oro del mondo…véggo troppo chiaro che vale più la mia libertà, la mia quiete, il mio studio, i miei amici, che tutti questi onori”. Lo scrisse Antonio Canova in una lettera inviata ad un caro amico, in risposta alle insistenze di Napoleone che lo pregava di fermarsi stabilmente a Parigi come grande artista ufficiale. Il desiderio di libertà prevale su onore e gloria, delineando un carattere battagliero e originale che ci fa apprezzare anche intimamente un’artista del suo calibro.
Quanto l’Italia deve ad Antonio Canova
Gli dobbiamo molto, non solo per la bellezza delle sue creazioni, ma perché è stato l’artefice del ritorno in Italia di tante opere trafugate da Bonaparte come bottino di guerra, vere spoliazioni. Grazie a Canova sono tornati in patria capolavori come l’Apollo del Belvedere, il gruppo del Laocoonte, la Trasfigurazione di Raffaello.
Onore ad Antonio Canova


Celebrato in modo particolare quest’anno in occasione del bicentenario, Antonio Canova muore il 13 ottobre 1822 a Venezia, all’età di quasi 65 anni. Ci stiamo anche avvicinando alla data del suo compleanno, nasce il 1o novembre 1757 in terra trevigiana, a Possagno.
La mostra

La città di Treviso gli ha dedicato una grande mostra al Museo Bailo, “Canova Gloria Trevigiana”. Doveva chiudere a fine settembre, ma grazie all’enorme successo di pubblico, oltre 40mila visitatori, sarà visibile fino a domenica 2 ottobre. Inoltre dal 4 ottobre al 1 novembre, alcune sezioni della grande esposizione rimarranno visitabili in “Omaggio a Canova”. La prima delle grandi mostre venete per il secondo Centenario della morte è stata apprezzata da pubblico e critica. Un successo oggettivo ed evidente che ha convinto il Comune di Treviso e i Musei Civici a prorogare l’evento scegliendo come nuova data conclusiva il prossimo primo novembre giorno della nascita.
Il Museo Bailo

Una straordinaria opportunità per ammirare anche il nuovo spazio espositivo del Museo Bailo inaugurato lo scorso maggio proprio con la mostra su Canova, un grande evento reso possibile grazie a Soprintendenza, Consorzio del Prosecco DOC, Generali Valore Cultura e Arper.
I capolavori di Antonio Canova
Anche le scuole, dopo il periodo di chiusura estiva, potranno così ammirare la mostra. Dal 4 ottobre al 1 novembre sarà possibile accedere alle sezioni dedicate a Treviso tra ‘700 e ‘800, ai capolavori Papafava con Apollo e Perseo, il Gladiatore, Creugante, Venere che esce dal bagno, i bassorilievi, le incisioni, le foto di Fabio Zonta e la sezione Canova/Treviso.
Un grande progetto
Questa mostra tratteggia culturalmente un progetto di ampio respiro sin dal titolo: “Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico”, a cura di Fabrizio Malachin, Giuseppe Pavanello, Nico Stringa. Evento che ci ha fatto conoscere in modo completo il grande scultore, il suo legame con la bellezza classica e la straordinaria modernità. Il tutto splendidamente raccolto nel bel catalogo “Canova gloria trevigiana” di Antiga Edizioni a cura di Malachin e che presenta i saggi dei curatori, arricchito da una serie straordinaria di fotografie (è in vendita in mostra e nelle librerie a 33 euro).
Un percorso sviluppato in 11 sezioni con oltre 150 opere

Spiccano i monumentali gessi realizzati da Canova per il conte Alessandro Papafava: come il Perseo trionfante, le copie dell’Apollo del Belvedere e del Gladiatore Borghese. Molteplici i temi canoviani in mostra al Museo Bailo, dalle sculture eroiche, al gesso di Amore e Psiche, alla Venere Italica. Ci sono due bellissimi ritratti di Canova realizzati da artisti come Thomas Lawrence e Angelica Kauffmann.
Da non perdere gli scatti artistici realizzati dal fotografo Fabio Zonta

In grande formato mettono in rilievo la tridimensionalità delle opere di Canova accentuando espressività e dettagli, quasi una “mostra nella mostra”. Nel nome di Antonio Canova ha aperto i battenti la Pinacoteca Civica del nuovo Museo Bailo con una delle più importanti raccolte d’arte dell’Ottocento in Italia. Grazie al nuovo allestimento possiamo ammirare infatti un corposo nucleo di opere, alcune note al grande pubblico, altre “svelate” sino ad ora relegate nei depositi dalla ristrettezza degli spazi espostivi. Un tesoro tutto da scoprire.
In viaggio con Antonio Canova




Il viaggio nell’Ottocento prende avvio dai sontuosi ritratti di due dei “padri fondatori” della Pinacoteca Civica: Sante Giacomelli e Margherita Prati Grimaldi, che vediamo in uno stupendo ritratto di Andrea Appiani. C’è anche un lavoro giovanile di Francesco Hayez, “Gruppo di famiglia”, l’artista appena sedicenne si ritrae in quello che è il suo primo lavoro noto. Decisamente magica la visione di Luigi Querena con la Veduta notturna di Venezia dai giardini. Ancora un notturno firmato da Ippolito Caffi: Allocuzione di Papa Pio IX di notte dal Quirinale.
La contaminazione tra le arti
Tutto da scoprire è l’intervento creativo di Anderson Tegon con Pepper’s Ghost: un suggestivo spettacolo video-multimediale all’interno della Galleria. Intervento che connoterà il nuovo Bailo come luogo di contaminazione tra le arti, dal patrimonio classico di grande spessore, alle nuove tendenze.
Gli artisti vicini ad Antonio Canova

Al Bailo percepiamo anche le passioni segrete tra i protagonisti del tempo. C’è un busto scolpito da Luigi Zandomeneghi che raffigura la bellissima contessa trevigiana Marianna Angeli Pascoli. Marianna era pittrice e frequentava lo studio di Canova. Erano solo amici o ci fu vero amore? Di certo Zandomeneghi che era allievo del grande scultore, sottolinea in modo evidente il legame tra i due adagiando un cameo con il ritratto di Canova sul seno di lei. Il cameo emerge chiaramente dal pizzo della sottoveste. Un suggello.
Un artista mondiale
Affascinante immaginare il lato sensibile di un artista celebre in tutto il mondo, conteso da sovrani, papi e imperatori. Così famoso che appena muore a Venezia, scatta la caccia alle reliquie. Uno dei primi biografi, Pier Alessandro Paravia, riferisce che il giorno dopo la morte “si fece la sezione del cadavere alla presenza de soprintendenti Aglietti e Zannini, a cui si aggiunsero Pietro Pezzi e Tommaso Rima, chirurgo primario di questo nostro spedale”.
Antonio Canova e Venezia

Nasce un feticismo che porterà all’eccesso, fare a pezzi un cadavere per conservarne la memoria. Bisogna tornare al clima culturale dell’epoca ha spiegato il direttore dei Musei Civici Fabrizio Malachin: “Quando, il 13 ottobre 1822, Canova muore a Venezia, scatta la caccia alle sue reliquie, quasi fosse un santo. Così il cuore, simbolo dell’amore, è toccato ai Frari (da pochi anni è tornato a Possagno, ora è riposto accanto ai resti mortali del maestro nel suo Tempio), la mano destra, strumento della creatività artistica, all’Accademia delle Belle Arti, tempio dell’arte veneziana, mentre il calco della mano sinistra è oggi a Possagno”.
La città di Treviso sta vivendo un momento magico nell’arte grazie a questi grandi eventi. Si è appena inaugurata al Museo Santa Caterina la mostra “Paris Bordon pittore divino” opere eccezionali provenienti da tutti i musei del mondo: Ermitage, Louvre, National Gallery, Musei Vaticani, Uffizi. Imperdibile.
Antonio Canova e Napoleone

Qualche anno fa ho visto a Roma una mostra interessante: Il Museo Universale – Dal sogno di Napoleone a Canova, viaggio nel mondo dell’arte attraverso i beni artistici requisiti da Napoleone. La sua idea di Museo Universale, il nascente Louvre, cambierà il concetto di fruizione dell’arte.
Molte le opere che non torneranno più nei loro luoghi d’origine segnando la nascita dell’istituzione Museo come lo conosciamo oggi, dalla Pinacoteca di Brera voluta proprio da Napoleone, alle Gallerie dell’Accademia. In sostanza il museo moderno viene alla luce dall’idea del più grande ladro di opere d’arte della storia. Argomento molto sensibile considerando che i beni trafugati dei quali si chiede la restituzione sono moltissimi e spesso ospitati dai più blasonati musei del mondo.
La lotta di Antonio Canova

Antonio Canova dovette lottare per riportare in Italia quadri, sculture e oggetti preziosi. Lui aveva il ruolo di commissario dello Stato Pontificio e organizzò da Parigi il delicato rimpatrio. Fece preparare un convoglio di 41 carri trainati da oltre 200 cavalli che raggiunsero le varie destinazioni non senza incidenti, il Laocoonte scivolò dalla carrozza sui ghiacci del Moncenisio.
I parigini arrabbiatissimi tentarono di ostacolare i lavori mentre il direttore del Louvre si opponeva considerandolo un furto. Il nobile Talleyrand definì Canova: Monsieur L’Emballeur, imballatore al posto di Ambasciatore. Nonostante le ostilità e rischiosi disordini pubblici, arginati da picchetti e baionette, lo scultore vinse su tutti, grazie a sapiente diplomazia e al suo strepitoso lavoro di catalogazione, circa 250 le opere riportate nel nostro paese.
Lo stile di Canova
Pieno di sorprese Canova, icona del neoclassicismo, non amava però le imitazioni fredde e senza vita delle opere antiche, lui cercava l’invenzione, la creatività, si rifiutò di realizzare per un ricco collezionista americano la copia dell’Apollo del Belvedere e scrisse:” Ci vuol altro che rubare qua e là dei pezzi antichi e raccozzarli assieme senza giudizio per darsi valore di artista! Conviene sudare dì e notte sugli esemplari greci, investirsi del loro stile, mandarselo in sangue, farsene uno proprio…” Indubbiamente a proposito di stile, lui era un vero maestro.
CANOVA GLORIA TREVIGIANA
MUSEO LUIGI BAILO Borgo Cavour, 24 Treviso
info@museicivicitreviso.it T 0422 658964
www.museicivicitreviso.it
Dott.ssa Elisabetta che bello questo articolo intorno dei più grandi artisti non solo italiani, ma dell’intero occidente. Canova Gloria Trevigiana lo è sicuro, ma è un orgoglio per tutti noi. L’ultimo contatto con Canova lo ebbi a Forlì nel complesso del San Domenico alcuni anni fa, ma anche la gipsoteca di Possagno ci aiuta a farci un’idea del grande Maestro del neoclassicismo. La bellezza delle sue opere superano il soggetto originale, perchè tutto è portato ad un ideale estetico che parte dal marmo per arrivare alla mente. Nella tomba di Gaspare Spontini c’è un medaglione di marmo di Carrara utilizzato per la statuaria. La vulgata e e le vecchie guide turistiche hanno sempre indicato questo medaglione come opera di Canova. Una volta fu anche organizzato un pullman di turisti veneti guidati dal un senatore che guidati da un ente di Jesi partirono per Majolati per vedere questo medaglione con ritratto. Purtroppo dovetti deluderli, mentre sorridevo sotto i baffi per l’impreparazione delle istituzioni, e mi affrettai a scrivere in alcuni testi che l’autore di questo medaglione era Fedele Bianchini di Macerata, sicuramente fu tra gli allievi di Antonio Canova a Roma, ma non era Canova. Questo Fedele Bianchini, come da ricerche da me effettuate con documenti, ha realizzato un medaglione di Gaspare Spontini e di Serafino Salvati, sempre in Vallesina; una statua a Gregorio XVI, non bellissima, che si trova nella biblioteca della Mozzi Borgetti a Macerata, una copia della testa di Napoleone secondo Canova e molte tombe monumentali in questa città. Forse studiando il Canova varrebbe la pena di conoscere e elencare anche i suoi allievi per vedere quanto hanno appreso dal loro Maestro.
Canova. Chi non conosce questo nome che è diventato sinonimo di arte sublime, espressione della classicità più genuina.
È sempre un gran godimento ripercorrere
Il viaggio artistico di questo grande uomo,
al quale dobbiamo tanto riconoscimento sia per le sue opere che per le sue azioni di recupero di quelle trafugate.
Con puntualità la nostra Elisabetta ci accompagna in un percorso come al solito completo di notizie e spiegazioni che sempre ci appassiona. Grazie per l’ennesima volta.