La condotta bellica della Russia nei confronti dell’Ucraina, con tanto di aggressione e di distruzioni e di enormi sofferenze della popolazione, è stata considerata dalla comunità internazionale come una vera e propria guerra. Proprio la parola “guerra” è stata sempre celata e respinta e evitata dalle autorità moscovite sostituendola con l’espressione operazione militare speciale. Si tratterebbe in questo caso di una definizione che può essere inquadrata nella sfera della violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, che sancisce il divieto di ricorrere allo jus ad bellum contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica in questo caso ucraina, membro delle Nazioni Unite con personalità internazionale. Il linguaggio e la logica dell’impero, concetto molto caro a Vladimir Putin, si fondano sulla disuguaglianza e subordinazione, nel senso che è impossibile avere sullo stesso piano medesime relazioni fra l’impero e le sue parti costitutive.
Nessuno spazio per la guerra nell’impero

Per essere più chiari: non vi può essere posto per il conflitto bellico all’interno dell’impero, per la semplice ragione che il concetto stesso di guerra presuppone la parità dello status. Ad esempio, uno Stato (o impero) è in guerra con un altro Stato (o impero). Questo punto costituisce il punto razionale del presidente Putin. Supportato d’altronde dai media pubblici della Federazione russa, secondo cui insistentemente afferma che l’Occidente e la NATO sono realmente in guerra.
La logica dell’impero per Putin

Putin paragona il blocco occidentale e ciò che vi è attorno come nemici che hanno lo stesso status (di impero). E con i quali la Russia vuole parlare o combattere. Ci si chiede, ad esempio, il genere di guerra che possa esserci con lo Stato ucraino. Nella logica dell’impero, l’Ucraina non può in ogni circostanza avere uno status pari a quello della Russia (imperiale). Anzi, Putin considera l’Ucraina come una colonia e non come uno Stato sovrano. Pertanto, si tratta solo di un’operazione speciale militare e, rispetto a un conflitto bellico, tale operazione non comporta la parità dell’Ucraina con la Russia.
L’operazione militare speciale

Visto dalla logica di Putin, si applica il ragionamento della diseguaglianza come nel caso in cui le autorità statali conducono un’operazione di polizia o di antiterrorismo. Esercitando in tal guisa il loro monopolio sull’impiego della coercizione di carattere militare. La narrazione dell’operazione militare speciale viene considerata imperialistica proprio per la ragione che comporta che lo Stato russo stia usando lo strumento armato all’interno del suo dominio, di cui lo Stato ucraino è solo una parte della Russia.
Per l’impero solo un’operazione su ciò che gli appartiene

Quanto scritto presume un criterio di doppio linguaggio, nel senso che, da una parte, lo Stato ucraino è tecnicamente uno Stato indipendente e sovrano separato con un proprio organo centrale dell’esecutivo. Dall’altra, Mosca, in particolare Putin, lo reputa un Paese fantoccio o costruito ad arte da alcuni Paesi occidentali. Dunque, non riconosciuto come entità statale, ma come parte integrante della Russia. Questa è la giustificazione, per la diplomazia russa, secondo la quale l’Ucraina non ha assolutamente subito alcun attacco bellico. L’intervento in Ucraina – sostengono i russi – equivale non a un attacco armato o ad una invasione. Ma soltanto di un’operazione su un lembo territoriale che le appartiene. La posizione russa ha come congettura l’utilizzo del linguaggio di un intervento di polizia interna e non di un conflitto bellico contro l’Ucraina.
Il precedente ceceno

È possibile constatare l’ottica russa di nominare l’impiego delle sue truppe militari in Cecenia, ad esempio, considerato come operazione di ripristino dell’ordine costituzionale durante il primo conflitto bellico ceceno e operazione antiterroristica. Nella seconda guerra cecena, sul territorio della regione del Caucaso settentrionale, aggiungendo anche l’operazione di applicazione della pace con l’invasione russa in territorio georgiano. E, infine, l’operazione speciale militare nei confronti dell’Ucraina. Da ciò si è possibile desumere che il governo russo non muove guerre che possono essere combattute unicamente con eguali e alla pari. Ma conduce solo operazioni non comportanti le linee guida dei una guerra.
Non si negozia con chi non è di pari grado

Ci si pone la questione se tutto ciò possa rivelare qualche punto attorno all’occupazione ostile russo sul territorio ucraino. Innanzitutto, secondo il presidente Putin, i negoziati diretti con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky sono stati riluttanti. Nonostante il presidente ucraino avesse chiesto di aprire il negoziato per trovare una soluzione pacifica molto prima del conflitto. Il fatto è che il ruolo diretto alle trattative negoziali dell’Ucraina porrebbe il leader ucraino sullo stesso livello in maniera simbolica di Putin. Cosa che Putin non vuole: un impero deve trattare solo con altri imperi e non con Stati poco significanti. Tuttalpiù, il presidente russo sarebbe disponibile a partecipare al tavolo del negoziato con l’Ucraina solamente se tali colloqui fossero un atto di sottomissionee umiliazione del presidente ucraina. Qualsiasi altro scenario indicherebbe la sconfitta del presidente Putin e la vittoria del suo avversario ucraino e significherebbe anche la distruzione dell’obiettivo narrativo imperiale.
Ucraina mai alla pari dell’impero

In un secondo luogo, da quanto è divenuta forte e coerente la narrativa imperialistica da parte dei russi, è chiaro che Putin si stava già preparando a dichiarare guerra all’Ucraina. Sta divenendo, inoltre, sempre più chiaro che dichiarare la legge marziale e avviare la mobilitazione sia la sola maniera per Mosca di proseguire nel conflitto bellico. Ma questo contrasta con la logica entro la quale opera il governo del Cremlino. E, dunque, i rapporti dell’intelligence sembrano non cogliere il punto. Non solo la dichiarazione di guerra uniformerebbe la ragione per la quale l’esercito professionale russo ha sin qui fallito, ma porterebbe anche lo Stato ucraino alla figura di avversario alla pari!