Stelio Fenzo nasce a Venezia il 3 settembre 1932. Già da ragazzo inizia a frequentare il gruppo di autori veneziani de l’Asso di Picche, animato da Hugo Pratt, Mario Faustinelli e Alberto Ongaro, e nel 1948 pubblica i suoi primi fumetti sul Giornale illustrato, quindi inizia una collaborazione con il quotidiano “Gazzettino Sera”, illustrando i fatti della cronaca quotidiana e alcuni classici della letteratura per ragazzi e il “Don Chisciotte”. Collabora con Il Vittorioso e dal 1953, per l’inglese Fleetway, realizza storie di guerra per la Fleetway e storie rosa per la Thompson.
Il ritorno in Italia di Stelio Fenzo e l’eredità di Pratt

Rientrato in Italia, negli anni Sessanta ereditò da Hugo Pratt il lavoro ai disegni di Kiwi, fumetto pubblicato da Fasani e creato da Giancarlo Ottani e Pratt che raccontava le avventure africane di un giovane ragazzo allevato dagli animali, sulla scia di Tarzan. Sempre Pratt gli cedette il lavoro ai disegni di un’altra serie, Capitan Moko (in precedenza Capitan Cormorant), in cui si narravano avventure marinaresche e coloniali dell’Inghilterra del 1700.
Pratt e la collaborazione con Stelvio Fenzo

Dagli anni Sessanta torna a lavorare soprattutto per l’Italia continuando diverse serie iniziate da Hugo Pratt come Kiwi e Capitan Cormorant (poi ribattezzato Capitan Moko, pubblicato integralmente anche nel 2023 dall’Editoriale Cosmo). Nel 1968, con l’amico e collega Paolo Trivellato come sceneggiatore, ideò la serie erotica “Jungla” per la Ediperiodici, personaggio che considererà sempre uno dei suoi lavori più riusciti.
La collaborazione con Il Giornalino

E’ quindi degli anni ’70 l’avvio di una lunga collaborazione con il settimanale delle Edizioni San Paolo “Il Giornalino”, per il quale realizza serie western come “Saloon”, “Amar Singh” (recentemente ripubblicato in versione integrale, su testi di Renata Gelardini) e “Simba”, scritto assieme alla moglie Loredana D’Este e che riprende il personaggio Kiwi, ragazzo bianco che vive nella savana. «Non mi è mai piaciuto il western, neppure al cinema, ma andava di moda. Il Giornalino allora proponeva molte serie western (mi ricordo che in quasi ogni numero della rivista c’era una storia di Larry Yuma) e così mi sono dovuto adattare, iniziando la serie un po’ di malavoglia. Ero costretto a riguardarmi i film con John Wayne e Gary Cooper in televisione per disegnare vestiti, cavalli, armi. Questa serie l’ho fatta per dovere, ma alla fine mi ci sono anche affezionato», ricordò l’autore in un’intervista concessa a Roberto Guarino e Matteo Pollone della casa editrice Allagalla, che nel 2019 ha rieditato integralmente le storie Amar Singh disegnate da Fenzo.
La nascita di Amar Singh

Amar Singh, uno dei lavori più noti di Stelio Fenzo, è stato pubblicato anch’esso sul Giornalino negli anni Settanta. Scritto da Renata Gilardini, raccontava una storia coloniale ambientata nell’India nella prima metà dell’800. Al centro della vicenda c’era il nobile britannico William Vernt, un ufficiale del 27° Lancieri del Bengala inviato a Bahawalpur per svolgere una missione per conto della Compagnia delle Indie. Sul posto Vernt incontrava il re Teg Singh, che gli affidava l’istruzione del nipote Amar Singh affinché questi diventasse un grande guerriero. «Sono molto soddisfatto della serie. È stata una grande fatica perché all’epoca non c’era internet, che oggi dà un grande aiuto con la documentazione. Era una serie storica ambientata nell’India dell’800 e quindi c’erano le divise degli inglesi, gli abiti tipici degli indiani, le armi, le ambientazioni. Mi sono aiutato con tanti libri e molti film. Ad un certo punto c’è stato il Sandokan televisivo che mi ha dato un gran mano. Lavorare con Renata Gelardini è stato davvero un piacere. Era una donna molto colta e non dava mai materiale banale da realizzare»
La poliedricità di Stelvio Fenzo


Parallelamente continua a lavorare anche per la Ediperiodici di Renzo Barbieri per la quale disegna fumetti erotici ed anche la serie in dieci albi “Koko”. Nel 1977 a Bologna riceve assieme a Dino Battaglia e Milo Manara il premio “Nettuno del Giambologna” assegnato dalla A.N.A.F. (Associazione Nazionale Arti Fotografiche), quindi i suoi fumetti vengono pubblicati anche in Francia. Negli anni Novanta, ancora per “Il Giornalino”, realizza altre serie come “I Due del Sudan”, con testi di Mino Milani, “Casa Montesi” e la versione italiana de le “Tartarughe Ninja”, scritta dal nipote Fabio Fenzo. Si cimenta anche nella riduzione a fumetti di classici della letteratura, da “L’ultimo dei Mohicani” a “Lord Jim”, fino a “Robin Hood”, “Il Pirata” o “Kitamba”, arrivando fino al “Cyrano De Bergerac” (uscito per le edizioni Voilier) che sarà il suo ultimo lavoro. Nel settembre del 2012 è invitato, assieme alla moglie Loredana, a Bruxelles, dove il ministro della cultura gli conferisce un attestato alla carriera di cartoonist. Muore a 89 anni a Venezia l’8 aprile 2022.
Il ricordo di Paolo Ongaro

Da quando l’ho conosciuto ho considerato Stelio Fenzo come un collega di talento Sin da quando disegnava Kiwi, un giovane tarzanide, era in possesso di un tratto fluido e scorrevole che rendeva l’immagine plastica e duttile. Con Jungla , ancora una volta tarzanide, ma femmina sfacciatamente abbagliante, sexy e volitiva, raggiunse una maturità assoluta. La collaborazione col Giornalino lo consacrò definitivamente. A volte, non troppo spesso, parlavamo dei colleghi che apprezzavamo, ma il discorso inevitabilmente cadeva su Pratt, un maestro mondiale e amico di entrambi. Un giorno gli raccontai del mio incontro a New York con Frank Robbins suscitando la sua smodata curiosità da grande appassionato di questo disegnatore. Con lui gli incontri, anche se sporadici, erano sempre “imbevuti” di fumetti nostra grande passione. Ricordo che una sera, in via Manin a Mestre, in un incontro casuale davanti alla libreria, ci perdemmo nelle nostre chiacchiere tanto che i suoi amici di passeggiata ( estranei al nostro mondo) dovettero, alla fine, tirarlo per le maniche per interrompere i nostri vicendevoli monologhi. Ciao Stelio, ho stimato il tuo autorevole lavoro.
La mostra

da Giovedì, 9 Ottobre, 2025 a Domenica, 22 Febbraio, 2026
La mostra “Stelio Fenzo. Un secolo a fumetti”, dedicata al fumettista veneziano Stelio Fenzo, che si terrà mercoledì 8 ottobre alle ore 11 presso M9 – Museo del ‘900. Curata da Luigi Fiorindo e Marco Laggetta, l’esposizione è la prima dedicata a Fenzo, scomparso nel 2022 nella sua Venezia, e celebra, attraverso oltre cento tavole originali provenienti dal suo archivio personale, la carriera di una figura chiave del fumetto italiano, nonché uno degli esponenti di spicco della celebre scuola veneziana. La mostra aprirà al pubblico giovedì 9 ottobre e sarà visitabile al secondo piano di M9 fino al 22 febbraio 2026. In occasione dell’inaugurazione del 9 ottobre, inoltre, alle ore 18.30, nell’auditorium Cesare De Michelis, si terrà un incontro per ricordare la figura del fumettista veneziano con i curatori insieme a Matteo Alemanno, Giorgio Cavazzano, Paolo Cossi, Fulvio Fenzo, Paolo Ongaro, Laura Scarpa, Emanuele Taglietti e Lele Vianello.
Per accrediti e informazioni:
Fausto Fiorin
fausto.fiorin@cominandpartners.com
3484896024


















































































