Di pallavolo non si parla mai abbastanza: è la disciplina sportiva che, insieme al tennis, ci sta regalando le più grandi soddisfazioni a livello sia femminile sia maschile. Siamo insomma i migliori del mondo sottorete. Dopo l’oro olimpico di un anno fa a Parigi le ragazze di Velasco si sono confermate a inizio settembre vincendo il Mondiale in Thailandia e i loro “colleghi” maschi allenati da un altro guru come De Giorgi le hanno splendidamente imitate nelle Filippine battendo la Bulgaria in finale. L’ItalVolley torna quindi da Manila con il secondo titolo iridato consecutivo, il quinto della nostra storia: vincere i mondiali maschili e femminili nello stesso anno è un’impresa riuscita soltanto all’Urss nella preistoria sportiva con I doppi titoli del 1952 e del 1960. E le due Nazionali nel pomeriggio di mercoledì prossimo, 8 ottobre, saranno ricevute al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella. Una superpotenza sotto rete.
Superpotenza, le ragioni

L’Italia è dunque una superpotenza del volley e le ragioni sono di tre ordini di motivi: storici, organizzativi e culturali. Fenomeni sottorete in effetti lo eravamo già stati negli anni ’80-’90, quando la pallavolo diventò molto popolare grazie a fuoriclasse come Bernardi, Zorzi, Giani, Cantagalli, Lucchetta e lo stesso ct attuale, il palleggiatore Fefè De Giorgi: l’unico atleta italiano in grado di vincere 5 titoli mondiali, 3 da giocatore e 2 da allenatore. Allora la definivamo “generazione di fenomeni” ma era soprattutto maschile. Ora è davvero così. Questa nuova generazione sta già riscrivendo la storia. Per gli uomini manca solo da conquistare un ultimo titolo: l’oro olimpico.
Le basi e la formazione dei talenti


La leadership mondiale è senz’altro frutto del lavoro di una Federazione lungimirante che investe da anni nelle scuole, sfornando talenti e tecnici di livello internazionale. Il nostro campionato è tra i più competitivi al mondo. Una disciplina che in Italia è stabilmente tra i più praticati a livello scolastico e giovanile con radicamento da nord a sud basta vedere la provenienza degli organici delle due Nazionali iridate. I numeri dicono tutto: con oltre 325.000 tesserati, ben 5mila società e circa 100.000 operatori tra allenatori, dirigenti e arbitri, la nostra Fipav vanta un primato che l’ha resa la più grande federazione pallavolistica del mondo.
Inoltre, può contare su atleti con un’età media molto giovane. Il 90% dei tesserati, infatti, ha meno di 30 anni e, considerando solo la componente femminile – che rappresenta la maggioranza dei tesserati con il 70% – oltre la metà non ha ancora 15 anni. Ci sono 243mila donne tesserate e 84mila maschi, ma se si considerano i gruppi organizzati amatoriali in Italia giocano regolarmente a volley almeno 4 milioni e mezzo di persone (il 10% dell’intera popolazione (neonati e anziani compresi).
Come nasce una superpotenza

Un modello in cui non si può non riconoscere il ruolo storico delle scuole e anche degli oratori: sin dagli anni Sessanta i ragazzi e le ragazze nelle vetuste palestre o nei campetti ricavati dietro le parrocchie tiravano una rete legandola a due pali, recuperavano una palla per poi sfidarsi anche con squadre miste. Un esercito virtuoso di allenatori-volontari ha poi permesso a tanti giovani di provare la pallavolo come sport alla portata di tutti. E ancora oggi i campionati giovanili del Csi (Centro Sportivo Italiano) sono il primo passo per i talenti. Ma in tutte le spiagge e nei parchi giochi di tutta la Penisola si vedono ormai campi da pallavolo ed è lo sport di gran lunga più praticato in estate.
Gli allenatori
Fondamentale e decisivo è il ruolo dei coach: è una disciplina che conta centinaia di esempi positivi che esportiamo poi in tutto il Mondo. A Manila erano ben dieci: Gianlorenzo Blengini (finalista con la Bulgaria), Andrea Giani (Francia, oro olimpico) Roberto Piazza (Iran), Fabio Soli (Slovenia), Emanuele Zanini (Belgio, unico a battere l’Italia nel girone eliminatorio), Marco Bonitta (Egitto), Angiolino Frigoni (Filippine), Camillo Placì (Tunisia), Paolo Montagnani (Colombia) e ovviamente il nostro Fefè De Giorgi (Italia) che ha nel team tecnico i padovani Marco Meoni come assistente e lo scoutman Alberto Salmaso.
La caratteristica migliore che va sottolineata è che tutti si sentono prima educatori e poi allenatori. Due esempi per capirci: coach De Giorgi raccomanda sempre umiltà e serenità ai suoi ragazzi mentre Velasco, ct delle azzurre, conferma: «Ai giovani io dico: voi dovete cercare di vincere sempre, ma non credete a chi dice che il mondo si divide in vincenti e perdenti. Io credo che il mondo si divida soprattutto tra brave e cattive persone».
Lo spirito di gruppo
In concreto questi valori creano lo spirito di gruppo e soprattutto vengono poi trasmessi ai giocatori il cui primo pensiero, dopo il trionfo a Manila, è stato per il compagno di squadra infortunatosi alla vigilia dei Mondiali (Daniele Lavia, 25enne colonna della Trentino Volley) così come era stato per l’azzurro del basket Achille Polonara. Per non parlare delle lacrime di commozione del centrale Simone Anzani felice dopo la grande paura per i suoi problemi cardiaci: «Due anni difficili in cui ho rischiato di dover smettere di giocare – ha confessato in diretta tv da Manila – oggi sono qui grazie al sostegno di mia moglie, delle mie bambine, dei miei genitori, di mia sorella e dei miei amici». E appena dopo il Mondiale il 33enne centrale azzurro ha annunciato l’addio alla Nazionale proprio per stare più vicino alla famiglia e alle due figliolette. Chapeau.
Insomma sono grandi uomini e grandi donne prima che campioni.
Il Nordest protagonista

Fra gli iridati un ruolo davvero importante hanno avuto i due campioni veneti Balaso e Bottolo. Quest’ultimo era il protagonista meno atteso alla vigilia del Mondiale, chiamato in extremis a sostituire una colonna del gruppo azzurro come Daniele Lavia infortunatosi in sala pesi pochi giorni prima della partenza per l’Oriente. Mattia – 25enne bassanese doc – si è preso quel ruolo con responsabilità giocando le sue armi migliori, a cominciare dal servizio (è stato il migliore in questo fondamentale nell’ultima Superlega) e si è da subito conquistato la piena fiducia dei compagni. Lui è figlio di Enrico Bottolo (ex giocatore) e nipote di un dirigente del Bassano volley.Ed è proprio nel club della città del Grappa che ha esordito, prima di trasferirsi appena 16enne a Padova, per fare il salto di qualità per poi passare alla Lube Civitanova che lo ha blindato nel 2022 con un contratto quinquennale.
Quando il volley ti entra dentro
Pallavolo e università nella sua vita: a dicembre si laureerà in Biologia discutendo una tesi sulla capsaicina, composto chimico che impatta sull’idratazione muscolare. E ogni giorno cura molto la sua alimentazione in coerenza con i suoi studi. Le insegnanti delle scuole dell’obbligo lo ricordano del resto come uno studente modello e ne hanno seguito passo passo via social le imprese mondiali commuovendosi. Mattia si è sempre concentrato sulla pallavolo tanto da rifiutare – come ha ricordato il Corriere – l’invito di Amadeus a partecipare allo show “Soliti ignoti” per evitare di distrarsi (sia dalla pallavolo che dagli studi) in un momento intenso della stagione.
L’altro veneto doc è il padovano Fabio Balaso, premiato come il miglior libero del mondiale: nato a Camposampiero ed ex atleta della Pallavolo Padova aveva mosso i primi passi agonistici nelle giovanili del Silvolley Trebaseleghe (che ieri sabato 4 ottobre lo ha festeggiato al Palasport) e, dopo Padova, è passato anche lui in A1 con la Lube.
Michieletto su tutti
Chiudendo con il Nordest fondamentali e grandi protagonisti sono stati senza dubbio i giocatori della Trentino Volley che ha visto in campo nei Mondiali ben sette dei 14 giocatori della rosa 2025/26. Fra tutti, ovviamente, spicca il nostro schiacciatore Alessandro Michieletto (mvp assoluto con 93 punti frutto di 72 attacchi, 9 muri e 12 ace) che è nato a Desenzano del Garda, ma è veronese d’adozione, e il fuoriclasse americano Gabi Garcia, che è risultato essere il miglior battitore del torneo con 17 ace. In rosa con gli azzurri anche il palleggiatore Riccardo Sbertoli, il vice di Balaso.
Grazie Italvolley, alla prossima.


















































































