A Mezzocorona, in provincia di Trento, si trova il ristorante “La Cacciatora” . Siamo nel cuore della Piana Rotaliana, tra i vigneti delle pregevoli uve del Trentino, circondati dalle Dolomiti, Patrimonio Unesco. Qui incontriamo Paolo Bonetti e Daniela Petza, proprietari e gestori de “La Cacciatora”. 53 anni Paolo (segno della Bilancia), 52 Daniela (Pesci). Lui è il cuoco appassionato, nella sua cucina con la brigata. Lei è la direttrice di sala, nonché appassionata di vini.
Daniela, il suo cognome non è del posto…

Infatti io vengo dalla Sardegna, sono nata e vissuta da giovane tra Cagliari e Oristano. Là ho frequentato le scuole, appena conseguita la maturità sono partita per fare una stagione lavorativa presso una struttura alberghiera nel Trentino. E’ stato qui che ho conosciuto Paolo. Ci siamo piaciuti, ci siamo messi assieme e abbiamo condiviso la passione per il lavoro della ristorazione, e continuiamo da oltre 30 anni.
E lei Paolo?
Io sono di Molvena, da ragazzo ho frequentato questo territorio, ho fatto la scuola alberghiera a Trento, un lavoro che mi è sempre piaciuto.
Quando avete preso “La Cacciatora”?

Nel 2008. Allora successe un fatto spiacevole. La vecchia struttura è implosa. Io e Daniela avevamo già fatto delle esperienze lavorative nella zona gestendo ristoranti e strutture ricettive. Volevamo qualcosa di nostro e ci piaceva questo posto. Ci siamo detti: facciamo questo sforzo; abbiamo rifatto completamente la struttura. Ora è una elegante palazzina, un ristorante gradevole e piacevole nel mezzo delle viti e delle Dolomiti.
Perché il nome “La Cacciatora” ?

Questo era un ritrovo per i cacciatori. Una locanda nata nel 1850 dove i cacciatori, provenienti da diversi territori, sostavano e mangiavano. Era un punto di incontro per gli amanti della caccia. Conserviamo ancora una vecchia foto di come era “La cacciatora” alcuni decenni fa. Ora è un punto di incontro per famiglie, incontri, matrimoni, amici. Siamo a pochi chilometri da Trento, qui si fermano molti ciclisti e amanti della natura.
Le specialità de “La Cacciatora”?

Rispecchiamo le tipicità del territorio, dai tortini di melanzane con formaggi di malga ai misti di coppa e salame ai crostoni di pane nero e lardo sino ai nostri prosciutti di cervo e cinghiale con funghetti, oltre che lo speck e cetrioli in agrodolce, oltre che la carne, i canederli, la zuppa di cipolle. ma abbiamo anche il pesce che abbiniamo alle nostre erbette, insalatine, asparagi di Zambana. Per non parlare dei risotti ai funghi o al Teroldego, il nostro vino preferito, e le tagliatelle fatte in casa ai funghi. Non mancano le lumache alla trentina, i filetti di cervo e i bocconcini di capruolo. Qui c’è anche la tradizione dei bolliti misti con salsa verde o peverata perché le precedenti gestioni erano di cuochi provenienti dal Veneto, in particolare dal veronese.
Daniela, lei invece è la direttrice di sala e ha la passione dei vini
E’ una passione che coltivo da anni. Ho più di 300 etichette; negli anni ho creato con dedizione, curiosità ed esperienza una cantina che valorizza il territorio, raccogliendo i vini più pregiati del Trentino. Nella piana Rotaliana il Teroldego è il protagonista indiscusso, per questo non manca nella nostra lista una sezione dedicata che da’ spazio alle numerose cantine del posto.
La vostra famiglia e i vostri ritagli di tempo fuori da “La Cacciatora”
Abbiamo due figlie: Alice, 29 anni, fa la nutrizionista, e Marzia di 25, lavora presso una catena alberghiera. I ritagli? Sono molto pochi. A Paolo piace andare in barca nel suo lago preferito, quello di Molveno. A me piace fare grandi passeggiate in montagna, nel nostro bellissimo territorio.
Per i lettori di www.enordest.it Paolo propone le pappardelle al ragù di selvaggina: è uno dei suoi piatti “forti”. Saporito e invitante, questo piatto viene apprezzato, da provare!
Pappardelle al ragù di selvaggina

Ingredienti (per 4 persone). Per le pappardelle: 550g di farina, 250 g. di tuorlo d’uovo, 1 uovo intero. Per il ragu’: 500g di carne di selvaggina, 1 carota, 1 cipolla, 1 costa di sedano, 1 cucchiaio di concentrato, 1 foglia di alloro, 2 bicchieri di vino rosso, salvia, rosmarino, sale e pepe qb.
Preparazione. Per le pappardelle: impastiamo la farina, i tuorli d’uova e l’uovo intero fino a che la pasta non sia liscia. Tiriamola sino a formare delle tagliatelle larghe e lasciamo poi riposare per almeno un’ora. Per il ragu’: facciamo rosolare la carota, la cipolla e il sedano. In un tegame a parte facciamo rosolare la carne, poi aggiungiamo vino e le spezie. Uniamo il tutto bagnando con il brodo e facciamo cuocere per un’ora e trenta minuti a fuoco lento. Impiattiamo le pappardelle con il ragu’ di selvaggina e serviamo caldo.
Il vino in abbinamento

Con questo piatto “corposo” va abbinato un vino strutturato. Un buon abbinamento è un Teroldego Rotaliano Superiore Riserva della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo. Ha una buona struttura, un forte e deciso sapore. I tannini puliscono bene la bocca con la giusta sapidità, mineralità e gradevolezza. Questo vino autoctono costituisce un buon connubio con le pappardelle alla selvaggina e sposa bene il territorio.