Oltre all’APE, servirà un nuovo documento digitale sulla riqualificazione energetica degli edifici, secondo gli obiettivi della direttiva Case Green, approvata dall’Unione Europea e che introduce precisi obblighi di efficienza energetica per gli edifici residenziali, da registrare in un nuovo documento, il cosiddetto passaporto di ristrutturazione, che conterrà la tabella di marcia per la riqualificazione energetica dell’immobile, nel rispetto delle scadenze previste.
Sarà introdotto con il recepimento della direttiva, entro due anni. Vediamo cosa cambia per i proprietari di case.
Le scadenze

La riforma degli incentivi edilizi, secondo la Direttiva UE 2024/1275 dell’UE pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea l’8 Maggio ed entrata in vigore il 29 maggio 2024, prevede che, in relazione al patrimonio edilizio esistente, entro il 2035 gli edifici residenziali di ogni Stato membro della UE debbano ridurre nel complesso i consumi energetici fin da subito del 16%, per arrivare al 20% nei successivi anni. Il risparmio dovrà derivare per il 55% dal taglio dei consumi per il 43% di edifici con le peggiori prestazioni energetiche (Cat. E, F, e G).
Il passaporto di ristrutturazione – 1

Il passaporto di ristrutturazione è un documento, in formato digitale, che gli Stati dovranno adottare entro 2 anni dall’approvazione ufficiale della Direttiva Case Green.
Si tratta, di fatto, di un insieme di interventi di ristrutturazione da poter mettere in atto con il fine di ottenere un miglioramento dell’efficienza energetica dell’edificio stesso, con l’obiettivo di ottenere emissioni zero entro il 2050. Gli interventi che potranno essere realizzati dovranno essere individuati grazie al supporto di un tecnico. Per questo motivo, il passaporto di ristrutturazione, in alcune parti, si sovrappone all’attuale APE (Attestato di Prestazione Energetica), perché certifica anche il livello iniziale dei consumi energetici dell’edificio e, come logica vuole, la direttiva chiede agli Stati membri di permettere che i due documenti possano essere redatti contestualmente dallo stesso esperto (un Tecnico Certificatore) e rilasciati nello stesso momento. Tra l’altro, tra le indicazioni contenute nella direttiva, gli Stati dell’Unione europea dovranno realizzare azioni per rendere economicamente accessibile la possibilità anche per i soggetti con redditi più bassi, fornendo un sostegno economico alle famiglie che intendono ristrutturare casa.
Il passaporto di ristrutturazione – 2

Una definizione del passaporto di ristrutturazione è quella che si può leggere all’ inizio del testo della direttiva, che lo definisce nel modo seguente:
“Una tabella di marcia su misura per la ristrutturazione profonda di un determinato edificio, in un numero massimo di fasi che ne miglioreranno sensibilmente la prestazione energetica.”
In altre parole, dovrà essere un documento digitale specifico per quell’abitazione, con il fine di permettergli di raggiungere le “emissioni zero” entro il 2050.
Grazie a tale strumento i soggetti potranno conoscere quali sono le misure da adottare, sia nel breve termine che in un periodo più lungo, perché gli interventi edilizi potranno essere realizzati sia in un unico intervento sia in più interventi. Tale percorso sarà certificato da tecnici specializzati, presumibilmente gli stessi abilitati a redigere gli Attestati di prestazione Energetica degli edifici.
L’adozione entro 24 mesi delle misure necessarie per “mettere a terra” gli obiettivi della direttiva europea spetterà ai singoli Stati dell’UE.
Gli stessi potranno stabilire che il passaporto di ristrutturazione sia redatto e rilasciato insieme all’APE, l’attestato di prestazione energetica.
Passaporto di ristrutturazione: qui prodest?

Ma chi potrà ottenere il passaporto di ristrutturazione? In linea di massima, lo strumento dovrà essere ottenibile da chiunque intenda realizzare lavori per l’efficientamento energetico del proprio edificio. L’articolo 12 della direttiva, tuttavia, stabilisce:
“Gli Stati membri adottano misure per far sì che i passaporti di ristrutturazioni siano economicamente accessibili e valutano la possibilità di fornire sostegno finanziario alle famiglie vulnerabili che desiderano ristrutturare.”
Tra gli intenti della direttiva c’è quello di mettere questo strumento a disposizione anche alle famiglie con redditi più bassi, valutando le misure della sostenibilità economica.
Il passaporto di ristrutturazione dovrà essere anche “dinamico”. Gli Stati non dovranno solamente fornire uno strumento digitale ad hoc per la predisposizione del documento, perché si dovrà prevedere la possibilità di aggiornamento del passaporto, in modo che sia sempre il più aderente possibile alla condizione dell’immobile. A riguardo, nello stesso articolo 12 si prevede quanto segue:
‘Gli Stati possono sviluppare uno strumento complementare che consenta ai proprietari e agli amministratori di simulare un progetto di passaporto di ristrutturazione semplificato e di aggiornarlo una volta effettuata la ristrutturazione o la sostituzione di un elemento edilizio.’
Attraverso lo strumento complementare il possessore dell’immobile avrà quindi la possibilità di ottenere in anticipo una “fotografia” dell’immobile in questione, che permetterà di scegliere quali interventi realizzare. Infine, dovrà essere prevista la conservazione del passaporto di ristrutturazione nel registro digitale degli edifici per permettere l’accessibilità, tramite lo stesso registro, alla documentazione aggiornata.
Ma possiamo già ipotizzare, secondo le indicazioni che possiamo trarre dalla Direttiva UE Case Green, quali possono essere le tappe di questo percorso, il calendario relativo con i vari traguardi da raggiungere e i costi di tutti questi interventi?
Riqualificazione case green e passaporto di ristrutturazione

Il “Passaporto” è previsto nei casi di «ristrutturazione profonda di un determinato edificio, in un numero massimo di fasi che ne miglioreranno sensibilmente la prestazione energetica». La definizione che la direttiva fornisce di ristrutturazione profonda è:
«Una ristrutturazione che è in linea con il principio “l’efficienza energetica al primo posto”, si concentra sugli elementi edilizi essenziali ed efficienta un edificio o un’unità immobiliare».
Il nodo cruciale riguarda proprio i bonus edilizi e l’Italia dovrà necessariamente rimetterci mano se vorrà raggiungere gli obiettivi europei; e con l’adozione della direttiva sulle case green, bonus e detrazioni future potrebbero cambiare.
L’adozione del provvedimento europeo coincide (o quasi) con l’ennesima stretta sul Superbonus, misura che, al 31 marzo 2024, ha raggiunto un costo complessivo a carico dello Stato di oltre 122 miliardi di euro. Tuttavia, considerando risparmi energetici con costi molto diversi, potrebbe esserci una differenza nella futura erogazione dei bonus. Inoltre, le stesse agevolazioni potrebbero essere riordinate. Le detrazioni fiscali potrebbero essere previste per i redditi più alti e prevedere anche contributi diretti ai redditi più bassi.