In “quel ramo del lago di Como”, attenzione non vogliamo scomodare il grande Alessandro Manzoni, avvenne la svolta più importante della sua carriera calcistica. Estate 1991, Eugenio Sgarbossa da poco sposato sta per accasarsi con il Cittadella del compianto presidente Angelo Gabrielli. Il suo procuratore è niente meno che l’avvocato Pasqualin. Eugenio è a spasso lungo le vie di Cernobbio, una perla sul lago comasco. E chi incontra? Aldo Sensibile che lo allenò a Monopoli e molto lo apprezzava. Un abbraccio come quando si incontra una persona che nella tua vita è stata fondamentale. Il mister non perse tempo e gli disse: “a Reggio Emilia hanno bisogno di te”. E la sua carriera ebbe la classica svolta.
Sgarbossa buona tecnica e tanti polmoni

Abbiamo saltato qualche “capitolo” della storia di Eugenio Sgarbossa, mediano, polmoni e buona tecnica al servizio della squadra. Nato a Cittadella nel 1964 a tre anni con la famiglia, come molti altri veneti, si trasferì in Piemonte, a Nichelino periferia dell’industrializzata Torino. A soli 9 anni inizia la trafila delle giovanili con la maglia granata, ancora oggi sua squadra del cuore. Pulcini, Nag, Eureka Settimo, quindi Beretti e Primavera agli ordini di Puia. Con lui crescerà una generazione di validi calciatori, che chi più, chi un po’ meno approderanno alla serie A: Comi, Francini, Sclosa, Cravero, Bertoneri, Camolese, Angelo Gregucci e Marco Rossi attuale C.T. dell’Ungheria che agli ultimi campionati europei ha messo in riga Francia e Germania. Dopo il Toro esperienze ad Orbassano (Interregionale), Alessandria per tre anni in C2. Quindi il salto a Roma, sponda Lazio, in serie B e penalizzata di 9 punti.
Si torna in C
Nella capitale causa strane alchimie della vita rimarrà pochissimo per scendere a Monopoli C1 dove rimarrà per quattro anni contribuendo alla salvezza della squadra pugliese nello spareggio a Catanzaro contro il Campobasso durante il quale mise a segno un gol.
Sgarbossa e la serie A

L’incontro con Sensibile e l’approdo a Reggio Emilia dove le ambizioni non mancano. C’è subito feeling con l’allenatore-innovatore, l’esperto Pippo Marchioro. Dopo due anni la Reggiana conquista la massima serie dove resterà per due stagioni. In terra reggiana Sgarbossa vinse due tornei di B e in A siglò una rete importante a Lecce. In Coppa Italia gonfierà le reti di Inter e Juventus. Finita l’esperienza a Reggio, dove fu allenato da un Carletto Ancelotti alle prime armi, non si trasferì di molti chilometri approdando a Ferrara con la Spal quindi fine carriera a Trieste.

Sgarbossa. Marcatore nato
Tornato in terra patavina dopo oltre un decennio alla guida di diverse squadre attualmente allena “Per Santa Maria” vicino Tombolo. Sgarbossa di numeri 10 ne ha marcati tanti. Lui risponde: “Confermo. Roby Baggio, Moeller, Zola e Gullit nei calci d’angolo. Ma il più difficile da marcare resta Roberto Mancini, che per me era già un allenatore in campo”.
Lo spirito da allenatore
Un passaggio anche sui mister che più gli hanno lasciato il segno. “Grandi Pippo Marchioro e Giuseppe Papadopulo. Ho avuto un Carletto Ancelotti quando iniziava ad allenare e si stava formando. Uomo calmo e pacifico che ascoltava molto i giocatori anziani”. E tra i professionisti …qualche nome di compagni di squadra che l’hanno impressionato? Sgarbossa non ha dubbi: “Il portoghese Futre nonostante gli infortuni era di un altro pianeta. Quindi un altro lusitano Rui Aguas che purtroppo arrivò a fine carriera. Ma non dimentico Michele Padovano, Saunday Oliseh una forza della natura, Dario Morello, Fabrizio Ravanelli, Massimo Paganin e Beppe Scienza”.
Sgarbossa e una breve riflessione sul calcio di oggi

“Il calcio, nonostante le critiche, mi piace sempre. Oggi il giocatore è diventato un’”azienda” e anche se cercano di imporci la zona in realtà si continua a giocare a uomo”. Eugenio un suo trofeo comunque l’ha vinto: nella sua raffigurazione sul murales dello stadio Mirabello è stato votato come il miglior calciatore degli anni ’90.