Claudio Cesare Prandelli fa due passi indietro, forse non tornerà più ad allenare, per gli attacchi di panico, che ebbe anche Arrigo Sacchi e in effetti si è ritirato a 51 anni, salvo il mese a Parma. Ma anche perché non si riconosce più in questo calcio. Cesare è unico, ha l’abitudine delle dimissioni, da Roma, quando per stare vicino alla moglie Manuela lasciò il club più importante della carriera. Cesare è umano, ma si sapeva, religioso, speciale, anti Mourinho, da sempre. Mai sopra le righe, prima il comportamento, il buonismo, se vogliamo anche il manierismo, alla Francesco Guidolin. Ma, appunto, quando metti la rettitudine sopra ogni cosa sei talmente perfezionista, esigente nei confronti di te stesso che poi esplodi.
Prandelli e i precedenti
A Delio Rossi capitò di dare un pugno a Ljajic, alla Fiorentina, Cesare invece paga il confronto con il suo quinquennio viola, con i quarti di finale di Champions che avrebbe meritato, eliminato dal Bayern Monaco con gol in fuorigioco clamorosi. Cesare a Firenze perse ai rigori la semifinale Uefa, contro i Rangers Glasgow. Cesare è tornato, al posto del calcio masticato di Beppe Iachini, del suo calcio di attesa, del tutti indietro, del solo grinta, del contropiede, dell’umiltà fatta persona, da Venezia in poi.
Venezia
Già, Venezia, anche Cesare è passato di qui, firmando la seconda e ultima promozione in serie A degli arancioneroverdi nel calcio moderno, poi Zamparini lo esonerò e non si capisce perchè.
La realtà è che Prandelli dal 2014 si è rimesso spesso in discussione, dall’eliminazione al mondiale in Brasile, al primo turno, dall’1-2 con la Costa Rica, obbrobrioso. Cesare era diventato ct proprio grazie ad Arrigo Sacchi, che a Parma l’aveva apprezzato. Cesare da allora ha inanellato delusioni, in Turchia, al Valencia, in Arabia è diverso. Al Genoa meritava la salvezza l’Empoli, tant’è che Preziosi si assicurò il tecnico della quasi permanenza avversaria, Aurelio Andreazzoli, salvo scaricarlo presto. In viola ha vinto a Torino, segnando 3 gol, contro la Juve, battuto lo Spezia, il Crotone e il Cagliari. Si sarebbe salvato, senza grandi problemi, il problema erano le aspettative, da potenziale Europa league. Cesare è più adatto a vincere campionati, a controllare il gioco, che a subentrare o a provare a giocare con chi deve solo arrivare quartultimo.
Gli omaggi a Prandelli
Cesare è omaggiato da tanti, con striscioni, con apprezzamenti sui social. E’ una delle persone migliori dello sport italiano.
Da Prandelli a Pirlo
Stessa cosa, forse, Andrea Pirlo. Però trovate un allenatore che non sia una brava persona o una gran persona, sì, magari ci sono eccessi di grinta, di voglia di vincere, in Conte e in Mourinho, c’erano in Capello e magari anche Sacchi, anche Mihajlovic, al netto del nervosismo ostentato, ha grande umanità.
Per Pirlo il problema non è tanto lui, ma chi l’ha scelto. Il problema sono le decisioni “ad minchiam”, avrebbe detto Franco Scoglio, il professore. Le grandi panchine non si possono assegnare per simpatia, per rapporti personali. Non conta che Pirlo sia stato un grande regista, magari diventerà un grande allenatore, per ora imita la Juve in Champions con Ciro Ferrara, subentrato per due giornate finali a Claudio Ranieri, su pressione di certa stampa.
Quanti errori prima
Il punto è scegliere gli ultimi arrivati, per simpatia. Brocchi al Milan non lasciò traccia, eppure arrivò vicino a conquistare la coppa Italia, persa solo ai rigori, contro la Juve di Massimiliano Allegri. La storia del calcio è piena di personaggi che dovevano fare un percorso prima di arrivare.
Se Pirlo parte dalla Juve, allora Roberto Baggio parta dalla nazionale, allora Gianni Rivera a 78 anni potrebbe allenare il Milan, Maldini Paolo anche…
Ma perchè Pirlo e non un altro?
Pippo Inzaghi al Milan era risibile, al Bologna anche, a Venezia e a Benevento andò invece molto bene. Seedorf al Milan non era andato tanto male, ma non meritava subito il Milan.
Juve, Milan e Inter, ma anche le grandi, ma anche un Genoa per fare un esempio, sono una cosa troppo seria, per lanciare gente che piace solo alla gente.
Il problema non sono loro, ma chi decide, lo ripetiamo. Preziosi fece debuttare dalla serie A Fabio Liverani, salvo esonerarlo, aveva appena 37 anni. Liverani a Terni e a Lecce dava spettacolo, a Parma meritava maggiore pazienza.
La storia del calcio è piena di decisioni risibili, di Andrea Agnelli e non solo.
Un parallelo tra Prandelli e Pirlo
Se Pirlo allena la Juve, Gasperini dovrebbe allenare il Brasile. Se Pirlo allena la Juve e magari finirà terzo, Guidolin che arrivò terzo all’Udinese dovrebbe allenare sulla luna.
Altra bacchettata, ogni volta che una grande italiana esce dall’Europa, Fabio Capello si infervora, contro quasi tutti. Ma ricorda quanto male giocò la sua Juve, in Champions, in quei due anni precalciopoli? Capello in Europa ha perso tanto, in campionato ha vinto molto spesso.
Capello guidava un Milan stellare, vinse presto, Pirlo non è Capello.
Pirlo ha 42 anni, può essere un allenatore per 20, diventerà bravo, adesso non può perdere in casa con il Benevento.
Le provinciali
A proposito, nella storia sono poche le provinciali che hanno anche solo pareggiato, a Torino, figurarsi vinto. Delneri perse a Lecce, ma non aveva questa Juve e comunque era fuori casa e c’era il pubblico. Guardiola aveva un Barcellona fortissimo, Guardiola è stato un Pirlo in campo, quasi, e un fuoriclasse fuori.
Conte è stato diverso, persino a Bergamo, al di là delle dimissioni per il punto a partita, di media, non aveva fatto male. Ecco, le scommesse vanno bene, ma se prendi Cristiano Ronaldo per vincere la Champions ed esci nei quarti con l’Ajax, con Allegri, e cambi per Sarri. Se esci agli ottavi con Sarri e lo cambi, non puoi affidarti a una semplice ex bandiera.
Pirlo, ripetiamo, è un allenatore nato, ma per vincere la Champions non va bene. Consigliamo alla Juve di prendere uno che l’abbia già vinta, dando spettacolo, Guardiola e Klopp, ma anche chi c’è andato vicino come Tuchel e Pochettino.