Una mostra, visitabile sino al 31 agosto, che espone cinquantuno opere provenienti dal Museo d’Arte Moderna André Malraux di Le Havre (MuMa), una delle più importanti collezioni di dipinti impressionisti di Francia, dal titolo “Arte salvata. Capolavori oltre la guerra dal MuMa di Le Havre”.
«Siamo orgogliosi di presentare una mostra che segna un nuovo passo in avanti nella capacità di M9 di sviluppare collaborazioni internazionali con istituzioni di prestigio quali il Museo d’Arte Moderna André Malraux di Le Havre. Allo stesso tempo, riteniamo questa mostra particolarmente importante per la nostra città, che fu profondamente colpita dai bombardamenti della guerra. Far riemergere la memoria collettiva su quei tragici eventi ci fornisce l’occasione di riflettere anche sui successivi moti di rinascita, di paziente ricostruzione e, infine, di rigenerazione urbana, che è – e rimarrà sempre – la principale missione dell’intero progetto del polo M9». Con queste parole Vincenzo Marinese, Presidente di Fondazione di Venezia, ha aperto la conferenza stampa di presentazione della nuova mostra all’M9 – Museo del ‘900 (Mestre).
L’Arte Salvata

Quella tra l’M9 e il museo francese è una collaborazione non soltanto unica dal momento che è la prima volta che viene concessa in prestito una parte tanto considerevole del suo patrimonio, ma che riveste anche un forte senso simbolico. L’occasione si presenta infatti nell’ambito delle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dalla fine della seconda guerra mondiale, durante la quale la città di Le Havre venne rasa al suolo. Un’occasione che contribuisce a «riflettere sul ruolo che possono avere gli istituti culturali per la coesione sociale» come ha affermato Serena Bertolucci, direttrice di M9.

«Questa mostra ha un significato particolare per il nostro Museo», ha affermato, «non solo per lo straordinario valore delle opere esposte, autentici capolavori di artisti che hanno segnato la storia della pittura tra l’Ottocento e il Novecento, ma anche per la forza dei legami che vuole creare: tra due città, Mestre e Le Havre, ma anche tra la mostra stessa e i visitatori. I dipinti del MuMa appaiono come fiori tra le rovine della città francese e sono il segno evidente della portata che la cultura e i musei possono fornire alla rinascita: auspichiamo che la storia che queste opere raccontano possa essere raccolta da chi le osserverà, per impegnarsi a favore di una cultura partecipata, condivisa e resa accessibile a tutte e a tutti».
La rinascita attraverso l’Arte Salvata

L’esposizione racconta una storia di rinascita. Non solo quella della città dove sono tutt’ora conservate, che venne distrutta per l’ottanta per cento del suo tessuto urbano dai bombardamenti, ma anche quella di Mestre e Porto Marghera, che subirono danni ingenti durante il conflitto bellico. Oggi le due città si incontrano in un dialogo che va oltre la specificità delle esperienze del conflitto di Francia e Italia e si esprime nella forza del patrimonio culturale come veicolo che genera e riproduce, attualizzandola, la memoria collettiva.
Un capitolo di storia raccontato da capolavori, la maggior parte dei quali sopravvissuta ai bombardamenti e che, assieme al Museo che li custodisce, hanno rappresentato il perno simbolico della ricostruzione di Le Havre, guidata dall’architetto Auguste Perret. Un processo che, sessanta anni dopo, ha portato alla città il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Fondato nel 1845, in un periodo di grande fermento industriale, il MuMa ha visto crescere la sua collezione grazie all’impegno di pittori, mecenati e collezionisti che hanno trasformato Le Havre in un centro di modernità all’avanguardia.
L’Arte Salvata in esposizione all’M9

«Fin dalle origini», ha affermato Geraldine Lefebvre, Direttrice del MuMa e curatrice della mostra, «la città ha scelto la cultura come atto fondativo, scommettendo sulla costruzione di un museo ancora prima di avere delle collezioni da ospitarvi. Oggi possiamo dire che quella scommessa è stata vincente: la capacità di un’istituzione culturale di custodire e rigenerare la cultura di un territorio, che nel secondo dopoguerra è stata la leva per la ricostruzione del museo e della città stessa, è un aspetto che abbiamo subito riconosciuto anche in M9.
Per questa ragione siamo felici di esporre qui le nostre opere in un’occasione molto speciale per noi». Ricordiamo a questo proposito cosa disse André Malraux, Ministro della Cultura durante l’inaugurazione della sede ricostruita del museo, nel 1961: «Non c’è una casa come questa al mondo. Ricordate, gente di Le Havre, si dirà che è qui che tutto è cominciato». E non a caso questa frase campeggia su una parete dell’allestimento, accogliendo i visitatori.
I grandi artisti

Marianne Mathieu, cocuratrice, ha aggiunto: «Questa mostra racconta il fervore culturale di Le Havre, terra natale di pittori che hanno scritto una delle pagine più suggestive della storia dell’arte mondiale, come Claude Monet e Raoul Dufy, e la sua rilevanza come centro aggregatore di artisti, movimenti, idee. La straordinarietà di questo patrimonio, materiale e immateriale, è stato riconosciuto fin da subito dalla comunità e ha permesso ai capolavori esposti oggi di salvarsi dai bombardamenti: è questa la più alta testimonianza di come l’arte possa essere fulcro di partecipazione e cittadinanza». Arte salvata, dunque, non in modo rocambolesco come racconta il film “The Monuments Men” (2014), ma per la volontà dei cittadini di Le Havre. Metà delle opere esposte sono quelle salvate dalla distruzione bellica, l’altra metà sono entrate successivamente nel museo a seguito di donazioni che hanno arricchito la collezione.
Le opere esposte di quell’Arte Salvata

Le cinquantuno opere esposte celebrano la passione di una comunità che ha contribuito alla visione di artisti locali e internazionali, partendo da quelle di Eugène Boudin e del suo allievo Claude Monet. Accanto a queste, la vitalità del movimento impressionista è rappresentata dai dipinti di Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Maxime Maufra e Henry Moret. Si prosegue con le opere che ne esprimono il lato più simbolista, realizzate da Paul Gauguin, Jean-Francis Auburtin, Ker Xavier Roussel, Maurice Denis e Marie Droppe. È poi possibile scoprire la genesi del Fauvismo, radicata a Le Havre grazie a Raoul Dufy e Othon Friesz, ai quali rispondono le vedute meridionali di Albert Marquet e Charles Camoin.
L’allestimento

L’allestimento è luminoso e poco invasivo, con ampi spazi che lasciano modo di godere delle opere senza distrazioni, una scelta imposta anche dai colori dei dipinti, lasciati liberi di emergere nel bianco delle pareti. All’ingresso della mostra il titolo campeggia su quindici metri che riproducono la vista sulle rovine della città di Le Havre, rovine da cui è rinata la comunità assieme al suo museo.
L’esperienza della visita sarà accompagnata da suggestioni musicali a cura di Dario Falcone, giovane musicista veneziano. Debussy, Ravel, Messiaen, Malipiero, ma anche Bach, Mozart e Chopin – questi ultimi particolarmente amati da Dufy, cui dedicherà diversi omaggi pittorici – permetteranno ai visitatori di immergersi nell’atmosfera culturale di inizio novecento.
L’Arte Salvata dalla guerra

Un aspetto importante di questa mostra: il racconto si aggancia a quello dell’esposizione permanente, che illustra il capitolo della Guerra Totale e del dopoguerra italiano, comprendendo anche una dimensione locale. Al secondo e al terzo piano del Museo, infatti, per tutta la durata della mostra, sarà presente una sezione dedicata a un approfondimento fotografico che testimonierà l’esperienza della guerra a Mestre. Un racconto che si incentra sul terribile bombardamento del 28 marzo 1944, giorno in cui persero la vita circa duecento persone. Le fotografie raccontano la situazione drammatica vissuta dalla popolazione civile, con un gran numero di sfollati, profughi e sinistrati che si contesero i pochi alloggi disponibili, dando origine a tensioni e scontri. La mostra si chiude con l’inizio del percorso di risanamento avviato nel secondo dopoguerra per il patrimonio abitativo e per la zona industriale.
Gli incontri

A latere della mostra è previsto un programma di incontri che spaziano tra varie discipline, dalla storia all’arte, alla musica, al teatro. Apre il ciclo il giornalista e scrittore Salvatore Giannella, che mercoledì 26 marzo, alle ore 17, presenta in M9 i salvatori dell’arte italiana, quelle donne e quegli uomini che tanto si sono spesi per mettere al riparo i grandi capolavori artistici durante la seconda guerra mondiale.
Seguirà sabato 12 aprile, sempre alle ore 17, lo storico Lorenzo Benadusi, che presenterà la rottura dei paradigmi culturali e l’alba della modernità tra otto e novecento. Giovedì 24 aprile, alle ore 17, Dario Falcone approfondirà il lavoro realizzato in mostra, nell’incontro Il simbolo e la memoria: la musica europea del primo Novecento. Seguiranno, mercoledì 21 maggio alle 17, Laura Mariani e Carlotta Sorba, con un dialogo sulle grandi attrici teatrali italiana fra i due secoli. Chiuderà il ciclo, giovedì 5 giugno, un incontro dedicato a Mestre e Marghera negli anni della guerra e della ricostruzione.
Un video che dialoga con l’Arte Salvata
Nella sala immersiva M9 Orizzonti, infine, per tutta la durata della mostra, sarà proiettata ESCALATION >< INVOLUTION, la video installazione dell’artista trevigiano Alessandro Zannier, supportata da OOM (Alex Piacentini e Nicholas Bertini), che suggerisce, con l’ausilio di immagini di repertorio e di dati statistici, una correlazione tra impoverimento culturale e aumento dei danni ambientali. L’opera dialoga con le tematiche toccate da Arte Salvata indagando le perdite subite dal patrimonio artistico e storico mondiale nei secoli ad opera dell’uomo.
La mostra si avvale del sostegno di Intesa Sanpaolo quale Main Sponsor, e di Duferco Energia ed Edison quali Sponsor. Camera di Commercio Venezia Rovigo è Partner istituzionale, Generali – Agenzia di Venezia San Marco è Partner Tecnico, e VeneziaèUnica è Partner Comunicazione. La mostra vede la Media partnership di Rai Radio 3 e Rai Cultura e il patrocinio di Rai Veneto.