In un libro che amo, e non smetto di raccomandarlo, che chiamo la Fiaba selvaggia del misterioso Filelfo, ho letto nei giorni scorsi un brano che non esito a definire un inno alle api nella figura di una Ape Regina. Avevo riaperto quelle pagine poetiche suggestionato da un articolo della scrittrice Susanna Tamaro sul Corriere della Sera e da una email arrivata dal paese che amo, Arquà nel Polesine, nella quale mi si parlava di biodiversità, interpretata con spirito ecologico e, aggiungo, di valore civile dalla comunità da cui provengo.
Nel libro, un Orso si rivolge a un’Ape Regina con questo appello:
“Signora dei fiori e del lavoro, messaggera d’amore, tu che nella tua saggezza organizzi, tra le stanze dorate dei tuoi alveari, il rinnovarsi della terra, metti ordine tu, ti prego, nell’assemblea”.
Un’assemblea che io leggo come mondo terrestre, che è il “condominio” delle specie viventi dove le api sono avvinte al nostro destino e noi alla loro civiltà animale. L’Orso, fiabescamente, ha reso omaggio alla famiglia d’insetti più famosa della Terra mentre nel mio paese materno un privato cittadino e un’istituzione primaria come la Scuola hanno espresso una vivace maturità ecologica con parole appropriate e, soprattutto, con gesti concreti celebrando le Giornate delle Api e della Biodiversità che i cronisti hanno registrato come evento straordinario.
Partiamo dall’inizio
I fatti. Cominciamo dall’agricoltore Franco Argenton che ha creato un bosco nel terreno di proprietà e, una volta cresciuto e diventato “generoso d’ombra”, lo ha aperto a tutti grazie alla sponsorizzazione dell’Irsap, la principale industria del paese. E adesso è stato inaugurato con il nome di Bosco delle Api che vi dimorano in tre alveari. Così, un bene personale è diventato una nicchia ecologica, uno spazio pubblico goduto “con impegno e condivisione, con consapevolezza e responsabilità” dai cittadini.

Ma ci sono fatti che precedono questo atto di generosità e lungimiranza. Da dieci anni, infatti, insegnanti e allievi della Scuola primaria coltivano – con l’aiuto di volontari – un Orto didattico dove le stagioni si alternano visibilmente e creano uno spettacolo “bello e utile”. In quelle piante fiorite, nella loro crescita che le rende diverse e nuove di giorno in giorno, fino alla completa maturazione, si specchia la vita degli alunni: anche loro crescono, cioè maturano nel percorso educativo e prendono coscienza potente e necessaria della fecondità della Natura con la quale da secoli l’Uomo sapiente ha stretto alleanza: i frutti della terra non nascono per magia…
Un fervore comunitario

È un’esperienza bella e straordinaria che non tutte le scuole hanno la possibilità di offrire; arricchita, aggiungo, da un’Aula speciale, dotata di armadi termici per coltivazioni indoor inclusi molti vasi per colture idroponiche, dove le piante crescono nell’acqua anziché nel terreno, e colture a pareti verticali. Il tutto con la supervisione dell’esperto perito agrario Francesco Veronese, apicoltore storico del paese.
In questo fervore comunitario, che è scientifico e direi poetico, la Scuola primaria di Arquà trasmette un messaggio chiaro: insieme ai più piccoli, scopriamo che possiamo diventare Amici delle Api (com’è oggi il comune di Arquà) e, importantissimo, che nella Biodiversità del mondo ci siamo anche noi che fummo bambini.
Un viaggio a tappe rosa

Anche un non sportivo praticante dovrà convenire che quest’anno il Giro d’Italia è stato fra i più emozionanti. Un “Viaggio in Italia” a tappe che la Televisione ha trasformato in una rappresentazione in cui la competizione sportiva ha assunto forme spettacolari indimenticabili, con il cambio quotidiano delle scenografie in cui si squadernano le bellezze della nostra Italia con vere e proprie scoperte.
Un’eco delle emozioni del pubblico (sulle strade e davanti al video) la troviamo nelle parole di un emozionato Aldo Grasso, quando, sul Corriere della Sera, ci ricorda che il Giro “è ancora affascinante nel suo rosa sempre più shocking e spiazzante”.

A proposito di ciclismo vissuto: ricorre quest’estate il centenario del primo vincitore italiano del Tour: 20 luglio 1924. L’eroe di quell’impresa, che diventò leggenda, fu il furlan de fero Ottavio Bottecchia che presto rivivrà in un docufilm prodotto da Rai Sport e diretto da Franco Bortuzzo.
“La poesia eroica della bici” ha scritto un fan, “continua”.
La notte fuori

(poesia)
Apro la finestra e la notte entra
a sorpresa con un ruggito.
Là fuori, e molto lontano,
chissà dove, si sente ululare
una sirena: un oscuro concerto
guidato dal tuono che ci deruba
del sonno, risucchia il nostro
silenzio e lo disperde nel buio
sconfinato dell’universo.
Per ognuno c’è un “là fuori”,
sempre, anche a nostra insaputa,
e ci sono campi di battaglia
dove si affrontano come dèi
il Vento la Pioggia, e turbolenze
misteriose avanzano, invasive.
L’oscurità riempie questo tempo
che là fuori si torce fra spasimi
e grida di una evoluzione in atto.
Ora, se chiudi la tua finestra, scopri
che hai fatto un brutto sogno diurno.
Anonimo ‘24
Solo noi vecchi possiamo chiudere la finestra, caro Anonimo ‘ 24 ! E la chiudiamo , perché non abbiamo più la forza fisica per affrontare quello che c’ è fuori . Papa Francesco dice ‘” Silere non possum ” e sento le Sue parole come un rimprovero ed un monito ! Che tu abbia forza e salute per continuare.
Edificante il ricordo di Bottecchia , al quale mi permetto di affiancare Learco Guerra. Ringrazio tutti Voi per l’ esempio che ci date .
Mettere a disposizione degli altri le proprie competenze teoriche e pratiche senza aspettarsi nulla in cambio, migliora la vita nella società in cui viviamo. Non servono gesti eclatanti, ma azioni quotidiane: curare orti e giardini, allevare api… ci trasmettono rispetto nei confronti della natura e ci fanno capire che da soli siamo il nulla. Non bastano, però, le competenze, occorre avere CUORE, INTRAPRENDENZA, COSTANZA per proseguire nel tempo. Un grazie a tutti i volontari e a chi con la sua penna racconta queste belle esperienze.
Quanto stimolante e dolce è costatare, che anche i vecchi insegnamenti rinascono e rivivono! Ai miei tempi, tanti decenni fa, anche noi, nelle elementari del lontano nord, imparavamo a curare un orto e seguire la miracolosa crescite delle piantine! Anche se ora ci sono nuovi sistemi e metodi – il miracolo della crescita è sempre valido e arricchente. E apre orizzonti sconosciuti soprattutto ai bimbi di città.
Anche il tema delle api, oggi molto attuale per il discorso della loro sopravvivenza, mi ricorda i vecchi tempi – allora tutti avevamo letto il favoloso libro intitolato “l’ape Maja”, allora un classico tra i libri per l’infanzia.