“In Veneto un terzo dell’acqua che viene dall’alto non arriva più al mare. Fa smottare il terreno. Continuiamo ad avere problemi nell’area Brenta-Bacchiglione, per non parlare del Muson dei Sassi – che in questi giorni ha messo a dura prova la Protezione Civile -. Parlo da presidente dei costruttori del Veneto, ma anche come geologo. Riconosco che molto è stato fatto. Negli ultimi quattro anni, ad esempio, mi risulta che la Regione Veneto ha messo in cantiere oltre 2.500 interventi per la difesa del suolo. Abbiamo alcuni bacini di laminazione che funzionano bene. Ma mi consta che del Piano di interventi del 2010 non è ancora stato completato. Sono passati 15 anni. Evidentemente qualcosa non gira come dovrebbe girare.” La dichiarazione è di Alessandro Gerotto, presidente di Ance Veneto, tra l’altro laureato in geologia proprio con una tesi sul Muson dei Sassi: questione che si trascina ormai da trent’anni.
Gerotto, presidente Ance Veneto mette in guardia
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“E’ vero – aggiunge Gerotto – che ci troviamo di fronte a normative sempre più complicate e inapplicabili. Che sembra a nessuno interessi che al primo posto di tutta questa faccenda c’è l’incolumità dei cittadini. E’ anche vero che certe pregiudiziali ambientaliste rendono tutto più complicato e anche queste sembrano avere semplicemente l’effetto di allungare i tempi e farne strumentalizzazione politica. Vedi il Bacino del Piave. Ma è anche vero che la volontà della maggioranza dei veneti è di vedere il proprio territorio salvaguardato e la propria vita tutelata al meglio. I soldi ci sono. Anche i progetti: mi viene in mente Vaia Land che non ha niente da invidiare a nessuno. Ma in questo ambito, quello della tutela ambientale, i progetti non bastano: bisogna metterli in pratica.”
“Subito dopo l’alluvione di Ognissanti nel 2011 la Regione mise a terra il Piano delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico noto ai più come Piano Casarin-D’Alpaos. Oggi quel piano di interventi è stato in buona parte attuato dalla Regione e realizzato anche da imprese venete ed integrato con opere conseguenti agli eventi Vaia 2018 ma, purtroppo, non ancora completato. Questo non ha giustificazione.”
L’Ance Veneto denuncia i limiti dei bacini di laminazione
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“Il maltempo di questi giorni ha dimostrato, ancora una volta – continua Gerotto – che i bacini di laminazione realizzati non bastano e occorre intervenire ancora e nuovamente sulle infrastrutture arginali perché il punto debole della catena sono gli argini dei fiumi che, fortunatamente, attraversano il territorio veneto rendendo le nostre terre fertili. I costruttori, che solitamente e banalmente sono sempre stati tacciati quali consumatori di suolo, invece, da anni, continuano a premere perché si intensifichino le opere pubbliche a difesa del suolo. Le nostre imprese sono altamente specializzate in lavori di interventi ambientali. Spiace inoltre riscontare ancora una volta che le opere di difesa del suolo sono la cenerentola tra tutte le tipologie di costruzioni; lo prova anche il fatto che nel nuovo prezzario regionale 2024 i prezzi delle opere di difesa idraulica hanno subito il ribasso maggiore.”
Colpa delle nutrie? Non scherziamo
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“Ricordo – conclude il presidente di Ance Veneto – che già dal monumentale lavoro della Commissione De Marchi degli anni Settanta c’erano le idee chiare di che cosa fare. Solo che qui non si tratta di storia, ma di attualità e sarebbe quanto mai opportuno intervenire velocemente. Infine, riguardo le nutrie, mi resta solo da dire che sulle tragedie non si dovrebbe tanto scherzare. Addossare alle nutrie le colpe di quanto abbiamo visto in questi giorni significa negare i veri problemi e nascondere la testa sotto la sabbia!”