Sette giorni e sette notti di alta marea (“acqua alta” si dice a Venezia) – così alta da costringere la popolazione a rimanere in casa come ai tempi della segregazione determinata dal Covid – sono l’escamotage narrativo che Cristiano Dorigo ha creato per il suo nuovo romanzo: Acque alte, Tropea, Editore Meligrana (Collana Priamo, 22), 2024. Un libro che vuole mettere ordine nel materiale incandescente che intreccia esperienze vissute dall’autore sia sul piano personale che su quello professionale, trasformandolo in letteratura.
L’amore sotto le acque alte
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L’idea iniziale era quella di raccontare le storie di quelle che lui chiama, e sente profondamente, le sue ragazze, quelle che ha incontrato in tanti anni di lavoro come educatore, quelle che ha accompagnato a rinascere dopo un’infanzia violata, costellata di abusi e violenze da parte delle persone che avrebbero dovuto, al contrario, amarle e proteggerle. Un lavoro emotivamente impegnativo, di grande responsabilità, che richiede attenzione, discrezione, levità e, soprattutto pudore. Lo stesso pudore che Dorigo utilizza per entrare in punta di piedi in queste vite precocemente spezzate. Ma la rinascita comporta una morte, sia pure simbolica, e la morte, anche fisica, entra nella narrazione, la morte delle persone care al protagonista (e all’autore) che hanno vissuto e/o frequentato l’appartamento dove si è rinchiuso per affrontare l’emergenza climatica. L’appartamento che ha ereditato dai suoi genitori e che diventa un nido, ora, dove cercare di dare struttura e senso alle storie che premono per essere raccontate.
La delicatezza di Dorigo
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La delicatezza nel trattare un argomento tanto duro e difficile si estrinseca anche nella scelta di dare alle ragazze nomi di fiori, per garantirne l’anonimato, certo, ma anche per simboleggiare la speranza, spesso andata a buon fine, di vederle sbocciare inziando una vita nuova.
Un fiore, un nome
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Amarillys, Bucaneve, Dalia, Genziana, Lavanda, Margherita, Ninfea: a loro Dorigo lascia la parola, mentre a parlare per Primula è il padre. Voci dolorose ma attraverso le quali il lettore intravede un percorso che porta verso la luce, dove non si indulge mai a quella pornografia dei sentimenti a cui certi programmi televisivi hanno abituato il pubblico. Non è necessario, infatti, per cogliere quanto devastanti siano state le esperienze che esse hanno subito, entrare in dettagli, bastano accenni, allusioni. Non reticenza, ma pudore, appunto.
Il libro, la solitudine e le acque alte
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La solitudine in cui si trova costretto il protagonista diventa inizialmente risorsa per concludere il progetto del libro, che pian piano prende forma. Poi, però, gli dà anche modo di affrontare e risolvere nodi profondi della sua esistenza. Nei giorni e nelle notti che si susseguono, tra scrittura, pensieri, banali incombenze quotidiane, riflessioni, ricordi, sogni e letture emerge anche la città, Venezia, che si trova a vivere una situazione quasi apocalittica, che sembra anticipare un probabile futuro di estinzione.
In questo libro Dorigo esprime tutto l’amore di cui è capace, un amore che si incarna attraverso gli affetti familiari, viventi e perduti, si esprime nella cura verso ragazze che cercano di rialzarsi e costruirsi un futuro migliore, si dilata nello sguardo che spazia tra calli allagate e cieli plumbei e gravidi di una pioggia che sembra non voler smettere mai. Un amore che, appena passata l’emergenza, si espande in una passeggiata nel Sestiere di Dorsoduro, finalmente liberato dalle acque. Un amore che via via trova le parole giuste in una scrittura poetica e intensa, ricca di umanità.
Chi è Dorigo
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Cristiano Dorigo, operatore sociale, si occupa di scrittura come autore e curatore. Ha pubblicato diversi libri. È co-ideatore e co-sceneggiatore del pluripremiato cortometraggio El mostro (Studio Liz). Con Elisabetta Tiveron ha ideato e curato le antologie Porto Marghera. Cento anni di storie (1917-2017), La Venezia che vorrei. Parole e pratiche per una città felice, Lettere da nordest (Helvetia Editrice) e Frammenti moderni (Il Margine). Suoi racconti sono presenti in opere collettive pubblicate da Marsilio, Einaudi, Helvetia, Neos, Comma Press, Priamo-Meligrana, Mare di carta, Erickson-Il Margine e Prospero. Suoi racconti e interventi sono stati pubblicati in blog, giornali e riviste italiane e statunitensi.
Cristiano Dorigo, Acque alte, Tropea, Editore Meligrana (Collana Priamo, 22), 2024.
Postfazione di Emanuele Pettener
Grazie Annalisa Bruni, ho visti ben descritti i temi che mi sono più cari.