E’ scomparsa l’8 maggio Giovanna Marini, la voce della canzone popolare italiana, la cantastorie e la cantante sociale più nota in Italia. Aveva 87 anni. Si chiamava Giovanna Salviucci, aveva preso il cognome dal marito Pino Marini, fisico nucleare che lavorava negli Usa.
Nata in una famiglia di musicisti, studi musicali al Conservatorio, ha speso una vita nella ricerca musicale della tradizione popolare. Ha collaborato a lungo con l’Istituto Ernesto Di Martino per il quale ha raccolto e catalogato canti popolari da lei scoperti. Ha diretto scuole di musica popolare, istituti musicali, ha avuto la cattedra di etnomusicologia all’Università di Parigi. Amica di Calvino, Pasolini, Dario Fo per il quale è stata anche assistente musicale. Ha collaborato con Marco Paolini con “Canto per Ustica”. E’ diventata popolare anche tra le nuove generazioni girando l’Italia in concerto con Francesco De Gregori col quale ha inciso “Fischio del vapore”. Moltissime le sue incisioni e la sua produzione musicale. Un’attività multiforme che ne ha fatto una delle figure di riferimento della canzone popolare, sociale e politica del Novecento.
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A Gualtiero Bertelli il noto cantautore veneziano e nostro collaboratore, www.enordest.it ha chiesto un ricordo di Giovanna Marini. Insieme Bertelli e la Marini hanno cantato e partecipato a molti concerti.
Chi è Giovanna Marini
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“Giovanna Marini chi….?”
Chi?!… Ma dove vivi? Non sai chi è Giovanna?!…
Probabilmente se mi avessero proposto quel nome nei primi mesi degli anni Sessanta avrei reagito come quel mio ipotetico interlocutore. Ma verso la fine di quegli anni avevo già incontrato il gruppo di Cantacronache che con le composizioni e le esecuzioni di Fausto Amodei, Margot, Michele Straniero e i testi di Emilio Jona, Italo Calvino, Gianno Rodari e molti altri musicisti, attori e cantanti mi avevano aperto gli occhi e soprattutto le orecchie sulla canzone d’autore d’impianto sociale, sul canto politico di tradizione e sul repertorio popolare in particolare del nord. Quello meridionale, anche attraverso la diffusione della canzone napoletana, era già abbastanza noto e diffuso.
Giovanna Marini e una Bella Ciao in un 45 giri con Montand
Nel 1964 a Spoleto, al Festival dei due mondi, un gruppo, il Nuovo Canzoniere Italiano di Milano, di cui avevo poche notizie e non conoscevo alcuna produzione letteraria o discografica, presentò uno spettacolo interamente costituito da canti popolari di tutta Italia, larga parte dei quali sconosciuti ai più, tra i quali anche il sottoscritto, dal titolo “Bella ciao” una canzone dell’epopea partigiana sino allora pressoché sconosciuta, incisa nel 1963 in un 45 giri da Ives Montand.
Il canto si diffuse per l’Italia e, grazie alla partecipazione di giovani italiani a manifestazioni per la pace in vari paesi europei, anche nei diversi paesi del nostro continente. Oggi viene cantata in tutto il mondo.
Nel 1965 incisi il mio primo CD dal titolo “’Sta bruta guera che no xe finia” avviando così quella mia presenza con il Nuovo Canzoniere Italiano che ancor oggi continua.
Nello stesso 1965 lo spettacolo Bella ciao fu ripreso per una tournée in Italia che durò tutto l’anno.
Tra i protagonisti dello spettacolo si riconoscono Giovanna Daffini, Caterina Bueno, Ivan Della Mea, il Gruppo Padano di Piadena, Giovanna Marini, Michele L. Straniero, Caty Mattea, Sandra Mantovani, Maria Teresa Bulciolu, Silvia Malagugini. La maggior parte di loro continuò la propria collaborazione con il NCI anche dopo l’esperienza del Bella ciao.
L’incontro
Andai con Marilena, la mia fidanzata di allora, a Milano alla prima della ripresa e lì incontrai i miei compagni di quella che sarebbe stata l’avventura che mi ha cambiato la vita. Conobbi in particolare Giovanna Marini che non prese parte allo spettacolo perché stava raggiungendo il marito a Boston, in America. Mi abbracciò caldamente e con tutta l’allegria di quella sua voce squillante mi parlò di come lei, diplomata in liuto al conservatorio di Roma e allieva di Segovia per quanto riguardava l’apprendimento della chitarra, aveva deciso di affrontare un repertorio sino ad allora sconosciuto, la musica popolare, partecipando alle attività del NCI.
“Mi ha convinto che sarebbe stata un’impresa interessante il fatto che due persone come Bosio e Leydi, assolutamente privi di conoscenze musicali, si stessero imbarcando in un’avventura così ardita e complicata”. Non solo, aggiungeva “qui cantano persone che conoscono soltanto un repertorio popolare, che talvolta, come me, non hanno mai cantato prima e che hanno qualche problema perfino ad accordare la chitarra. Troppo bello!!!” esclamava, e le sue parole non suonavano affatto critiche! Era divertita, stupita, sinceramente entusiasta.
In certe occasioni il NCI si esibiva a feste o manifestazioni al gran completo: sul palco si schieravano decine di interpreti e il programma comprendeva esecuzioni nelle più diverse formazioni: da interpreti solitari quasi sempre di nuove canzoni e grandi cori con canti sociali ed esposizione di chitarre di tutti i tipi. Mi è capitato frequentemente di scorgere Giovanna muoversi tra la selva di manici e casse ad accordare gli strumenti nel mentre tutti cantavano con foga e impegno. Per lei una chitarra scordata era fonte di grande sofferenza e a quei tempi non c’erano gli accordatori elettronici.
Dopo quel primo incontro ho rivisto Giovanna al primo folk festival internazionale di Torino, un anno dopo la sua partenza.
Aveva voluto essere presente al festival e anticipò il suo ritorno.
Voleva raccontarci la sua esperienza bostoniana e lo fece a modo suo,
inventandosi anche il linguaggio con cui raccontarla.
Vi invito ad ascoltare la registrazione della sua storica ballata “Vi parlo dell’America”.
Questa era la Giovanna che ho conosciuto: una grande musicista curiosa, pronta “all’avventura”, innamorata di tutto ciò che poteva offrire nuove esperienze.
Il suo rapporto con la ricerca sulla cultura del sud Italia è stato profondo e continuo: ha modificato il suo modo di cantare sia il repertorio costruito con la raccolta di documenti orali, sia quello di scrivere ed eseguire le sue stesse composizioni.
Ha imparato e insegnato lungo tutto il percorso della sua vita.