Paolo Costa, uno che sa di Venezia come pochi, parla apertamente di “diritto alla città”, riferendosi ai residenti che proprio non riescono a vivere normalmente in centro storico. Fatti di cronaca riportano della signora veneziana che in un vaporetto, intasato di turisti, si mette a picchiare i malcapitati con pedate e pugni. Forse il limite di sopportazione ha raggiunto livelli psicotici. E come quel residente, abbastanza giovane, che gira per le Mercerie, con una bagolina, ovvero bastone da passeggio, per spostare direttamente i turisti lenti che ostacolano il suo passaggio. Paolo Costa, analizza i “futuri di Venezia” ed è abbastanza pessimista. Ne ha pieno titolo. É stato: sindaco, rettore di Ca’Foscari, presidente Autorità portuale, ministro, eurodeputato. Per lui una delle salvezze della città passa per l’artigianato. Se vive l’artigiano, la città ha ancora speranza. Ecco il motivo per cui ho raccolto con interesse l’iniziativa di due terrazzai veneziani doc, Marco e Stefano Vianello che esercitano questo antico mestiere dal 1997.
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Il piacere di essere artigiano
Hanno deciso di trasformare il cantiere del mitico terrazzaio, Renato Patrizio, ormai ultra novantenne, in una specie di laboratorio, scuola, sala esposizione, per visite guidate aperte alle scuole e ai ragazzi. L’intenzione è far capire alle nuove generazioni (come dice Paolo Crepet “indecise a tutto”) l’opportunità e l’importanza del lavoro artigiano e del sapere manuale. Il vecchio cantiere di Renato Patrizio, oggi dismesso, si trova a Cannaregio in Fondamenta dell’Abbazia. Dentro ogni cosa è stata lasciata, intatta. C’è “l’orso”, un attrezzo secolare con cui i terrazzai lisciavano i pavimenti alla veneziana, con olio di lino e gesso da sarti, ci sono i rulli per comprimere i pavimenti, i “campioni” di terrazzi e di mosaici da far vedere ai clienti. Tutte le pietre possibili per comporre il “pavimento mosaicato”, come si diceva in termine tecnico. C’è il rosso che arriva dalle cave veronesi, il giallo addirittura da Siena, il nero dalle miniere del Belgio, il pregiatissimo bianco candido detto “cogolo” ovvero sassi dei fiumi Meduna e Cellina (il Friuli è la patria antica dei terrazzai, ripresi anche dalle incisioni del Grevembrock).
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Renato Patrizio, ha cominciato a lavorare a 15 anni, nel Dopoguerra. Allora non era semplice, anzi quasi impossibile, continuare gli studi dopo la terza media. Figlio di artigiani, il suo destino era fare il terrazzaio che ha svolto magnificamente per circa 60 anni.
Fondamentale crederci
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Marco e Stefano Vianello, coadiuvati dalle mogli, Gabriella e Giorgia, credono nel futuro dell’artigianato e soprattutto dare spazio alle nuove generazioni. La ditta Vianello viene chiamata spesso all’estero. L’arte antica dei terrazzai è richiesta a Parigi come a Berlino.
Ora aprono la loro esperienza alle scuole. Ragazzi fatevi avanti.