La parola del giorno potrebbe essere cuore, sempre che si sappia cosa sia veramente: il punto più profondo di noi, il pozzo delle emozioni, il motore dei sentimenti più carnali, il cosmo interiore? Tanti nomi per un luogo interiore che si stringe con una mano… Dice il saggio: “Sarebbe utile, oggi, oltre che bello, riscoprire il proprio cuore e metterlo in comunicazione con tanti altri cuori. Utile per la buona battaglia contro il Male infestante, bello perché ci arricchirebbe e ci aiuterebbe a fare crossing. Coraggio, dunque,” suggerisce colui che medita, “fate cantare i vostri cuori: questo è il tempo per provarci”.
Insomma, aggiungiamo noi, non lasciamo che l’abulia collettiva ci faccia diventare come certi personaggi descritti da Frank Herbert nel romanzo Dune. “Ma è fantascienza!”, esclamerà qualcuno. Invece no, è letteratura visionaria che descrive una tipologia umana, fin troppo umana. Ecco: “Non erano altro che maschere a buon mercato, che nascondevano pensieri infetti, voci blateranti che si alzavano per cancellare lo squallido silenzio dei loro cuori” (Fanucci editore, pag. 169). La letteratura non è solo invenzione ma anche specchio. O no?
Vaghi pensieri di utopia

Ci sono delle incrostazioni ideologiche, o croste semplicemente, che trattengono le parole “sulla punta della lingua”. Parole, dico, di grande semplicità. Come “domani”. Che è una parola grimaldello, così chiamata perché apre le porte del tempo: l’abbiamo in noi, ma la usiamo con parsimonia o – al contrario – con eccessiva prodigalità. Al saggio piace domani, ma in particolare è affezionato a utopia. “Non lo sanno” dice, “ma a certe persone farebbe bene una iniezione (un vaccino…?) di pensiero utopico”. E cos’è? chiede il curioso. “Assomiglia a un aeroplano: che non parte dall’aria, ma dalla terra dove c’è la sua ombra che lo àncora alla realtà quotidiana… Però è un bene che si stacchi l’ombra da terra (ah, Del Giudice…) e l’aereo prenda il volo, entri cioè nella dimensione aerea della speculazione filosofica e – perché no? – della poesia”. Mai sentita la frase “pensare in grande”? Le utopie sono così.
Paginetta di un diario 2020

“Caro diario, oggi d’improvviso è successo: siamo diventati isole, e così trasformati mi immagino che i palazzi condominiali siano il nostro arcipelago: blocchi di cemento e di umanità concentrata in migliaia di loculi e tutt’intorno un mare di silenzio, freddo come il ghiaccio. Però questo secolo ci consente di mantenere i legami a distanza, o di crearne di nuovi, grazie ai frutti più maturi della Tecnologia… Perché non fantasticare sulle nostre e-mail come nuovi messaggi in bottiglia?”
“Ah le parole. Prendi per esempio migrante, e cosa scopri? Che i virus sono, appunto, creature in miniatura che migrano da un animale all’uomo (senza distinguere razza o cultura) e dall’uomo si propagano per contagio in modo esponenziale: siamo la terra promessa di questi occulti responsabili della nostra fuga dalla normalità. Forse ci faranno un film, vedo già il titolo: I Giorni del Virus”.
Le luci sospese

(Poesia natalizia)
Festoni d’infinite finte stelle
minute costellazioni
sospese a mezz’aria
fra un condominio e l’altro
di questa città uguale a tutte
nei giorni di festa dedicata
Luci delle nostre città.
Le ombre sono giù, a terra,
e ancor più profondamente
annidate in un “laggiù” ferito
dal virus, un nido oscuro
di anime frustrate
seppure tese alla speranza.
Ombre nei nostri cuori.
(Anonimo)