Si può scegliere i coltivatori e la tradizione agricola e ricevere in cambio una food box con i prodotti provenienti dai produttori sostenuti, un certificato di adozione e gli aggiornamenti sull’azienda scelta. Si chiama social farming (letteralmente: agricoltura sociale) ed è l’obiettivo della piattaforma pugliese Coltivatori di Emozioni. Attiva in 15 regioni, l’iniziativa sostiene già 40 agricoltori e, grazie a una partnership con l’associazione dei Borghi più belli d’Italia, promuove la valorizzazione dei borghi storici.
Il digitale sta rivoluzionando completamente il settore agricolo
L’idea di poter svolgere l’attività di agricoltore comodamente alla scrivania, nel pulito e di fronte a schermi di ultima generazione è molto accattivante; immaginate un trattore senza guidatore: è pura fantascienza! Il digitale prestato all’agricoltura, oltre ad avere ricadute positive su aspetti tecnici tipo la programmazione dei raccolti e la prevenzione degli effetti climatici, può portare vantaggi anche nel mercato del lavoro.
App e social farming
Attraverso una applicazione (cd. app), si può seguire la crescita dei prodotti attraverso webcam, così, il raccolto sarà certificato e tracciato fino alla consegna. Con una donazione in ore lavoro destinate alla semina, all’aratura, alla trebbiatura e alla raccolta, è oggi possibile adottare una delle aziende partecipanti all’iniziativa, da trovare comodamente sulla prima piattaforma italiana di agricoltura sociale Coltivatori di Emozioni.
Come scoprire il social farming
Collegandosi al sito http://www.coltivatoridiemozioni.com, si può scegliere quale coltivatore e quale tradizione agricola adottare a distanza. Ad ogni adozione corrisponde un buono lavoro del valore di 10,00 Euro, destinato alla filiera produttiva. Anche le aziende possono donare ore lavoro destinate alla semina, alla potatura, alla raccolta o ad altri progetti specifici concordati.
Ad oggi la piattaforma è attiva in 15 regioni, sostiene 40 agricoltori e, grazie a una partnership con l’associazione dei Borghi più belli d’Italia, promuove la valorizzazione dei piccoli centri attraverso la riscoperta dei prodotti tipici. Per tutto il 2021 sarà possibile sostenere “a distanza” uno dei piccoli agricoltori e produttori e diventare un Azionista della Bellezza e del Gusto.
Social farming non e-commerce
Una piattaforma che, molto di più di un semplice e-commerce, è una rete attraverso la quale le aziende agricole creano un legame con le aziende sponsor e i singoli utenti che decidono di sostenere il progetto. In molti casi, le aziende rappresentano degli esempi delle microeconomie delle aree rurali italiane e spesso sono il simbolo del coraggio di giovani agricoltori che hanno deciso di dedicare la loro vita all’agricoltura e ad un lavoro tramandato negli anni di generazione in generazione.
Il modello
Il modello è così riassumibile: si adotta un agricoltore donando ore di lavoro necessarie per portare a compimento le varie attività e, contemporaneamente, si stimola l’inserimento nel tessuto produttivo del territorio di nuovi agricoltori. Come è noto, il fenomeno dello spopolamento comporta l’indebolimento delle attività economiche – come l’agricoltura, l’allevamento e il turismo – che nei contesti rurali trovano la loro vocazione più naturale. Inoltre, espone il territorio a pericoli ambientali quali incendi, instabilità idrogeologica e negligenza paesaggistica, ad esempio. Infine, dal punto di vista sociale, lo spopolamento rende più costosi alcuni servizi essenziali per i cittadini come il trasporto, le comunicazioni, la salute. Aumentando così anche l’inquinamento dovuto alla circolazione di un maggior numero di mezzi di trasporto.
Social farming e politica
Per affrontare il problema, la Politica Agricola Comune (PAC) ha individuato diversi cicli di misure specifiche. Istituendo fondi che possono contribuire alla sostenibilità del progetto Social Farm.
Cosa la distingue
Gli elementi distintivi del Modello Social Farm sono, tra gli altri, il coinvolgimento di persone svantaggiate e vulnerabili. Poi lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse umane e locali, la capacità di generare produzione e riproduzione delle risorse umane, la massimizzazione del bene comune attraverso l’avvio di imprese impegnate nella creazione di valore per l’intera comunità (fattorie didattiche, agricoltura eco-sostenibile, ecc.). La costruzione di una filiera produttiva di qualità caratterizzata da prodotti salutari e nutrienti coltivati nel rispetto della tradizione territoriale e dell’ambiente (agricoltura biologica e prodotti a km zero).
La metodologia e il brand
Il Modello Social Farm prevede inizialmente l’inserimento dei potenziali beneficiari del programma di microcredito in un percorso di formazione tecnica (tirocinio extracurriculare o stage). Orientato ad acquisire competenze specifiche sulla gestione di imprese di tipo agricolo o zootecnico. La formazione tecnica è offerta dai molteplici partner distribuiti sul territorio (aziende agricole, cooperative, Università). Consente di specializzarsi nella gestione di attività agricole, tradizionali ma anche innovative.
Social farming e impresa
Al termine di questa fase, i beneficiari sono coinvolti dagli organizzatori in un percorso di formazione imprenditoriale. Allo scopo di sviluppare l’idea di impresa ed elaborare il relativo business plan. La documentazione prodotta durante il training viene analizzata da un’istituzione abilitata all’erogazione del microcredito che valuta, in fase di istruttoria, l’ammissibilità della domanda.
Un percorso mano nella mano
Una volta approvata la domanda, i neo-imprenditori sono affiancati durante l’intero processo di sviluppo dell’impresa e di restituzione del credito. La Social Farm può essere avviata grazie all’utilizzo di beni e/o terreni messi a disposizione dai partner, oppure, le attività produttive del neo-imprenditore possono integrarsi in aziende agricole già esistenti, per migliorare le capacità produttive.
Social farming e comunità
Infine, le imprese generate e i partner di progetto saranno invitati a partecipare alla costruzione di una vera e propria “Comunità Social Farm”. Una rete di organizzazioni interessata a diffondere l’iniziativa in altri territori e a potenziare la capacità di inclusione sociale del Modello Social Farm.
Italia prima
Una prima applicazione del Modello Social Farm nasce grazie alla collaborazione tra Fondazione Grameen Italia, il Dipartimento di Scienze Veterinarie e di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna, le Acli provinciali, l’Associazione Vet for Africa e il Comune di Ozzano dell’Emilia.
Social farming e genio italiano
Il Dipartimento di Scienze Veterinarie ha avviato a partire da maggio 2016 un percorso di tirocinio extracurriculare per due studenti richiedenti asilo. Il tirocinio di durata annuale, finanziato dall’Associazione Vet for Africa, è stato attivato con l’intenzione di trasmettere ai due studenti tecniche di base per l’avvio e la gestione di attività di tipo zootecnico. Un allevamento di piccoli ruminanti con produzione di latte.
Al termine del percorso formativo i due beneficiari sono stati inseriti nel programma di microcredito progettato ad hoc per avviare un’attività imprenditoriale autonoma.
Una volta di più, questo è un esempio del genio Italico, che ci appartiene!
Ho 77 anni in pensione ed ho sempre sognato quanto praticate con la vostra attività. Abito a Como ma se potessi aiutare x lavori stagionali di raccolta, frutta, ortaggi, potatura.., sarei disposto anche a trasferirmi. Grazie.
Mi piace quel che proponete.k