Secondo i paleontologi, i primi esemplari di Equus caballus apparvero nel continente americano circa un milione di anni fa. Probabilmente, però, a causa di sconvolgimenti climatici, tutti gli equidi di queste terre si estinsero all’incirca ottomila anni fa.
I cavalli nel nuovo mondo
Furono i conquistatori spagnoli, nel 1500, a riportare per primi i cavalli nel Nuovo Mondo: erano cavalli da lavoro robusti, selezionati da cavalli Iberi, Berberi, Arabi e Pony della Spagna settentrionale. Poiché molti cavalli dei colonizzatori andavano persi durante gli spostamenti, questi, una volta rinselvatichiti, si riproducevano con grande facilità, favoriti dall’abbondanza, dall’estensione dei pascoli e dall’assenza di predatori che ne potessero limitare il numero.
Si formarono così branchi numerosi, all’interno dei quali i cavalli si riproducevano secondo gerarchie e criteri naturali. La quantità e la varietà del materiale genetico venivano via via incrementate dai cavalli di razze selezionate arrivati al seguito dei colonizzatori europei di diverse nazionalità.
Da questa serie d’incroci indiscriminati, risultarono cavalli che, se da una parte avevano perso le caratteristiche esaltate dall’uomo nelle varie razze, dall’altra erano perfettamente adattati all’ambiente in cui si ritrovavano a vivere. Ancora oggi in molte zone dell’America esistono branchi di cavalli bradi chiamati Mustang, che possono essere considerati fra i progenitori di tutti i cavalli selezionati nel continente americano.
Indiani: mustang e chickasaw
I primi “allevatori” degli antichi Mustang furono i popoli indiani i quali, superato l’iniziale e comprensibile timore per un animale sconosciuto, instaurarono in pochi anni un rapporto di simbiosi con quello che chiamavano “il grande cane”. In breve diventarono, oltre che bravi cavalieri, ottimi conoscitori del cavallo, tanto da accorgersi che guidando l’accoppiamento avrebbero ottenuto soggetti migliori rispetto a quelli catturati. Iniziarono così ad allevare cavalli, cercando di selezionare i soggetti che ritenevano più belli e più adatti alle loro esigenze. Il popolo dei Chickasaw, utilizzando anche numerosi cavalli rubati agli Spagnoli, ottenne i risultati migliori e riuscì ad instaurare un buon commercio con i coloni che si stavano stabilendo, ormai, nelle praterie della Virginia e degli altri stati della costa occidentale. Questi cavalli iniziarono ad acquisire una certa omogeneità morfologica e vennero chiamati Chickasaw.
Lo sviluppo del Quarter Horse: i mandriani
Il Quarter horse, e con esso lo stile di monta western, si è sviluppato in funzione del lavoro con le mandrie. Sebbene cavalcassero in modo simile agli indiani, furono gli Spagnoli a portare nel Nuovo Mondo le selle con le lunghe staffe ed i finimenti che permettevano la guida ad una mano. Sempre loro inventarono la “sella americana” dotata di pomolo, più comoda, grazie alla quale il cavaliere era in grado di stare seduto per lunghe ore seguendo le mandrie negli spostamenti.
I coloni acquistavano i cavalli di “razza Chickasaw” per adibirli al lavoro dei campi, al trasferimento ed alla sorveglianza del bestiame. A questi cavalli si richiedevano essenzialmente la calma, la forza ed un veloce scatto sulle brevi distanze, indispensabile per il lavoro con le mandrie.
Le corse
La civiltà europea, in particolare l’anglosassone, portò nel Nuovo Continente la tradizione delle corse: nei giorni di festa venivano spesso organizzate gare di velocità e, visto che i cavalli a disposizione erano utilizzati per il lavoro quotidiano, le corse furono organizzate in modo da sfruttarne la caratteristica migliore: la velocità sulle brevi distanze. I cavalli gareggiavano sulle strade principali dei villaggi, sulla lunghezza di un quarto di miglio (circa 400 metri). La popolarità di queste competizioni crebbe in breve tempo, tanto che intorno alla metà del 1700 i cavalli che vi partecipavano furono chiamati “Quarter Race”.
A questo primo periodo risale il tentativo, peraltro fallito, di iscrivere i Quarter Race in un libro genealogico.
Furono quindi importati dall’Europa prestigiosi soggetti di razza Purosangue Inglese con l’obiettivo di migliorare i cavalli che, di fatto, non appartenevano ad una razza vera e propria e con caratteristiche fisse e trasmissibili. Ciò conferì al Quarter una maggiore armoniosità di forme, incrementandone peraltro la potenza e la velocità. I proprietari di ranch s’incaricarono, cosí, di allevare questi esemplari, che per le caratteristiche di forza, resistenza e potenza erano diventati indispensabili per il lavoro con i grossi bovini americani. I criteri di selezione continuarono ad esseri rigidi e severi, anche se fino al 1940 gli allevatori non riuscirono ad associarsi e a registrare in un unico libro genealogico i loro prodotti.
Da Quarter Race a Quarter Horse
In quest’anno, a Forth Worth nel Texas, fu costituita l’American Quarter Horse Association (AQHA) con lo scopo di “raccogliere, registrare, e preservare i Quarter Horse”, di pubblicare un registro e di promuovere tutto ciò che concerne la storia, l’allevamento, la pubblicità, la vendita e il controllo di questa razza. Durante la discussione per la fondazione dell’Associazione, fu modificato il nome da Quarter Race in Quarter Horse. Furono iscritti allo Stud Book (libro genealogico) dell’AQHA solo 19 stalloni che, oltre a possedere tutte le caratteristiche della razza, potevano dimostrare di appartenere a pregevoli linee di sangue. Vennero stabilite e fissate le migliori caratteristiche del Quarter Horse, che fu vastamente utilizzato negli anni a venire.
La morfologia
Dal punto di vista morfologico, il Quarter Horse è un cavallo dolicomorfo, con un’altezza al garrese compresa tra 150 e 165 cm ed un peso che oscilla tra i 430 ed i 550 kg.
Non è mai stato redatto uno specifico standard di razza da parte dell’AQHA, sebbene le caratteristiche morfologiche del Quarter Horse siano ben riconosciute.
I tipici Quarter Horse sono quelli che partecipano quasi esclusivamente a gare di morfologia (Halter), ma i cavalli specializzati in altre discipline, e selezionati negli anni per linee di sangue a diversa attitudine, risultano, in genere, più leggeri e comunque diversi morfologicamente.
La caratteristica saliente della razza è, fondamentalmente, la possente muscolatura di cui è dotata.
Per ciò che concerne la testa, essa è corta e larga, con ampie narici e profilo rettilineo (aspetto che consente il passaggio di un’ingente quantità d’aria, garantendo un’ossigenazione adeguata delle imponenti masse muscolari). Tali caratteristiche, infatti, sono state studiate dai selezionatori in relazione alla conformazione del corpo ed al lavoro che deve essere svolto dall’animale.
E’ quindi poco pesante e insieme al collo, muscoloso e di giusta lunghezza, bilancia perfettamente i movimenti del cavallo. Una testa troppo lunga tenderebbe a sbilanciarlo, una troppo corta non permetterebbe un adeguato riscaldamento dell’aria al suo passaggio nelle narici e la bocca non avrebbe spazio a sufficienza per denti adatti ad una buona masticazione.
Il Quarter Horse “classico” è caratterizzato da solidità e forza. Paradossalmente, la ricerca di queste caratteristiche estetiche ha condotto alla selezione di cavalli per le gare di morfologia sempre più imponenti e sempre meno atleti.
Infatti, i soggetti provenienti da linee di sangue differenti da quelle impiegate per le gare di morfologia sono tutti più leggeri e più agili, anche se leggermente dissimili tra loro in relazione alla loro specializzazione atletica. Queste differenze di conformazione sono state una logica conseguenza della trasformazione di un cavallo da lavoro in un cavallo atleta scelto per essere il migliore in una determinata disciplina. Oggi anche i cavalli selezionati per il lavoro con i vitelli sono da competizione e, sebbene abbiano conservato quello che è chiamato il “cow sense” (istinto alla gestione della mandria), difficilmente potrebbero lavorare nelle praterie come facevano i loro antenati.
Muscolatura imponente
La caratteristica principale di questa razza rimane lo sviluppo della muscolatura che spiega la potenza che questo cavallo è in grado di produrre. Tale muscolatura è evidente, in particolar modo, a livello di dorso e groppa, ed è messa in risalto dagli arti sottili e dai piedi molto piccoli.
Le caratteristiche del Quarter Horse sono state fissate in base alle esigenze dei mandriani nel lavoro quotidiano con i vitelli: la groppa è molto lunga e fortemente inclinata, aspetto che gli permette di portare i posteriori sotto di sé al momento dello stop o sliding stop.
Oggi questa è una manovra tipica delle gare di reining ma in passato serviva ai cowboy per arrestare improvvisamente il galoppo del cavallo senza essere sbalzati dalla sella. Lo sviluppo della groppa garantisce anche il mantenimento di un buon equilibrio sugli arti posteriori, rendendo particolarmente libero ed elastico il galoppo e consentendo stop e cambi di direzione molto veloci. Al trotto questo cavallo si fa apprezzare non solo per l’azione piana ed estesa della parte anteriore del corpo, che riceve la spinta dal potente posteriore, ma anche per i movimenti leggeri ed uniformi, che consentono al cavaliere di percorrere lunghi tragitti in modo confortevole.
La fluidità dei movimenti è favorita anche dalla spalla lunga e ben angolata, grazie a cui l’animale procede con lunghi passi senza staccarsi troppo dal terreno. Il petto e gli avambracci del Quarter Horse sono massicci e garantiscono uno scatto potente. Il garrese non è molto pronunciato, il dorso è medio-lungo, le costole sono ben inclinate ed i lombi non sono molto estesi.
Osservando l’orientamento e l’altezza dei vari segmenti della colonna vertebrale, possiamo notare che le vertebre lombari sono più alte di alcuni centimetri rispetto alle ultime cervicali. Questa conformazione è tipica degli sprinter ed il dislivello tra lombi e la base del collo può raggiungere i 10 cm nei cavalli di linee di sangue specializzate in gare di velocità.
I colori
È una razza contraddistinta da un’ampia varietà di mantelli, di cui solo gli allevatori sono perfetti conoscitori!
Per chi si volesse destreggiare nella loro identificazione, i colori riconosciuti dall’AQHA sono descritti nell’Official Handbook dell’associazione:
- Baio (bay): colore esteso del mantello dal marrone al marrone rossiccio; coda e criniera nera, normalmente nero sulla parte inferiore degli arti.
- Nero (black): colore del mantello nero, senza aree chiare. Coda e criniere nere.
- Marrone (brown): colore del mantello marrone o nero con aree chiare sul muso attorno agli occhi, sui fianchi e all’interno della parte superiore degli arti. Coda e criniera nera.
- Sauro (sorrel): colore del mantello rossiccio o rosso ramato, coda e criniera solitamente dello stesso colore, talvolta bionda.
- Castano Biondo (chestnut): colore del mantello rosso scuro o rosso marrone, coda e criniera solitamente rosso scuro e rosso mattone, talvolta bionde.
- Daino (dun): colore del corpo gialliccio o dorato; coda e criniera nera, marrone, bianca o mista: per lo più ha una striscia dorsale, strisce zebrate sugli arti ed una striscia trasversale sopra al garrese.
- Daino Rosso (red dun): una sottospecie del tipo daino, con mantello gialliccio o color carne; coda, criniera e striscia dorsale rossa.
- Grullo: mantello color fumo o topo (non un misto tra peli bianchi e peli neri, ogni pelo è color topo); coda e criniera nere; per lo più striscia dorsale nera e parte inferiore dell’arto nera.
- Isabella (buckskin): colore del mantello gialliccio o dorato: coda e criniera nera, solitamente nero sulla parte inferiore degli arti. L’isabella non ha striscia dorsale.
- Palomino: colore del mantello giallo-oro; coda e criniera bianche.
- Grigio (gray): misto di peli banchi con peli di qualsiasi altro colore; spesso nasce scuro, o quasi scuro e diventa chiaro con l’età, con la comparsa di un maggior numero di peli bianchi.
- Roano Rosso (red roan): mantello misto, più o meno uniforme di peli bianchi e rossi, solitamente più scuri sulla testa che sulle zampe; può avere coda e criniera nera, rossa o bionda.
- Roano Blu (blue roan): mantello misto più o meno uniforme di peli bianchi, con peli neri sul corpo, solitamente più scuri sulla testa e sulla parte inferiore delle zampe; può esserci la presenza di pochi peli rossi.
Un ottimo carattere
È un cavallo dotato di un ottimo carattere, tanto che gli Americani che lo hanno selezionato ed allevato lo definiscono “good mind”. Non solo è buono, ma è anche dotato di molta intelligenza mista a disponibilità nei confronti dell’addestramento e dell’apprendimento. Molto apprezzate sono anche la sua costanza e la sua affidabilità; è ottimo per i principianti in quanto si dimostra sempre molto attento ai comandi del proprio cavaliere e, quando si crea la sintonia, diventa vivace e giocherellone.