Siamo ricaduti tra la paura e la rabbia. Si pensava che il peggio fosse passato e mentre si discuteva dell’impiego degli attesi fondi europei, del MES in particolare, si lasciava in ombra l’impegno di mettere in atto le adeguate misure per far fronte ad un’eventuale seconda ondata. A dire il vero, piani per questo tipo di evenienza sembra fossero stati previsti a livello governativo, ma il faticoso e conflittuale rapporto tra Stato e Regioni ha causato la solita “macchia di leopardo” con regioni virtuose ed altre in colpevole ritardo. E ci siamo trovati scoperti
Scoperti davanti a un virus
A livello Paese manca ancora un sistema di dati centralizzato sul tracciamento del Covid. Quindi ci siamo trovati ancora impreparati. E’ un dato caratteristico della nostra antropologia culturale. Siamo bravi e coraggiosi di fronte alle difficoltà, ma non siamo capaci di organizzarci, di progettare il futuro e di avviare quanto è necessario per affrontarlo. Questo avviene in ispecie nel campo pubblico dove la burocrazia fa da intralcio strutturale. E la sanità purtroppo è in tali mani.
L’economia
Durante questi mesi il mondo produttivo ha, invece, lavorato bene. Le imprese, grandi e piccole, si sono date da fare, hanno provveduto ad investire nelle attrezzature per difendersi dal virus. Per molte, specie per i servizi, si è ricorsi al lavoro a distanza, che ha creato più di un problema ai molti locali che vivevano della pausa pranzo. Le imprese manifatturiere, specie a dimensione internazionale, con le esportazioni stanno riuscendo ad attenuare le perdite, addirittura a chiudere in pareggio se non con un modesto utile.
Scoperti ma in ripresa
Anche i settori più stravolti dalla pandemia hanno cercato di sopravvivere. Gli alberghi, pur con prezzi scontati, hanno cominciato a rivedere i clienti, prevalentemente nazionali e dei paesi vicini, e a ridurre il loro sbilancio economico. Così è avvenuto pure nella ristorazione che, vista la buona stagione, ha piazzato tavoli in ogni dove, piazze, vie, vicoli tanto che il passante deve fare uno slalom tra i tavoli. Il pubblico, distanziato e con mascherine in volto, ha cominciato a frequentare spettacoli teatrali all’aperto e al chiuso e i cinema. Anche gli stadi hanno ospitato spettatori in numero limitato togliendo quell’aria surreale che la loro mancanza creava. Il governo ha cercato di alleviare la difficoltà della situazione emanando, quasi ogni mese, decreti per aiutare imprese e famiglie, inondando di debiti i nostri conti pubblici.
Il virus covava
Nel frattempo lentamente si rimetteva in moto un trend crescente di contagi tuttora in corso. Fino a qualche settimana fa ci si consolava con il fatto che i paesi vicini, Francia, Spagna e Gran Bretagna, erano sommersi dal virus. Poi da ottobre, giorno dopo giorno, il bollettino sanitario impietosamente ci indicava che anche noi eravamo ancora al centro dell’epidemia. Ci scopriamo, oltre che impreparati anche fragili, resistenti a non accettare le regole che il governo stabilisce. Si ripresenta drammaticamente il solito dilemma: economia versus salute.
La situazione attuale
Il Governo è alle strette, in confusione e forse non potrebbe essere altrimenti se si osserva quanto succede negli altri stati. Dopo due dpcm il Presidente del Consiglio ne emana un terzo che non trova l’accordo della maggior parte delle regioni, creando altresì qualche crepa nella maggioranza. Con questo ultimo dpcm si introduce un mezzo lockdown. Bar e ristoranti devono abbassare le saracinesche alle 18, si chiudono cinema, teatri e spettacoli sportivi e si introducono lezioni a distanza, almeno al 75%, per le classi superiori. Si prospettano consistenti “ristori”, oltre sei miliardi, per le categorie colpite.
Non più scoperti
Importante è ridurre la mobilità e gli assembramenti, si raccomanda di restare a casa! Interventi che non trovano accoglienza nella popolazione, che vede sacrificata la vita sociale, e in particolare nelle categorie colpite dal provvedimento che è certamente doloroso. Legittime quindi le manifestazioni di piazza, espressione del disagio, per non dire rabbia sociale, pur funestate da gruppi di matrice ideologica e criminale che le trasformano, talvolta, in rivolta contro le forze dell’ordine. Auguriamoci che le misure di contenimento della pandemia sortiscano l’effetto atteso e contiamo altresì che il Governo sia in grado di erogare con tempestività gli aiuti promessi!