Corre l’anno 1985 quando Sylvester Stallone torna a rivestire i panni del pugile Rocky, uno dei personaggi che più hanno contribuito alla fama di Sly. Il ’76 è l’anno che presenta l’esordiente pugile innamorato della casta e pura Adriana (Talia Shire) sfidare il campione Apollo Creed (Carl Weathers) in un drammatico e sorprendente finale che vede in realtà Rocky sconfitto, eppure acclamato dal pubblico per aver resistito duramente e senza cadere al tappeto alla furia del pugile campione.
Dal primo Rocky
Il grande successo del primo capitolo, porta Stallone nuovamente sul ring per la rivincita contro Creed. Per l’occasione Stallone, che per il primo aveva firmato la sceneggiatura su regia di John G. Avildsen, siede anche dietro la macchina da presa, come poi accadrà anche per i successivi capitoli. Il terzo vede Balboa contro un celebre Mr. T (Clubber Lang), mentre nel 1985, in piena guerra fredda, l’eroe del ring a stelle e strisce chi poteva sfidare se non un freddo e imbattibile pugile sovietico?
Rocky IV. USA vs Urss
In un momento veramente teso a livello socio-politico, che vede a capo delle due fazioni rivali Michail Gorbačëv e Ronald Reagan, sul set di Rocky IV le due bandiere metaforicamente si scontrano senza esclusione di colpi. A pagarne per primo le spese è Apollo Creed, che per primo accetta di “scacciare” dal suolo americano il nemico. Ma purtroppo per l’ormai caro amico di Balboa quello con Ivan Drago (Dolph Lundgren) sarà l’ultimo incontro. Morirà infatti tra le braccia del campione in carica Rocky. Una nota curiosa e soprattutto doverosa la merita proprio l’attore biondo, che in realtà ha origini svedesi e non soviet!
Rocky e l’insegnamento
Ecco dunque Balboa, finito nella bufera mediatica per non aver gettato la spugna salvando Creed, che in realtà glielo impedisce, giungere a Mosca per vendicare la morte dell’amico pugile, suo primo rivale e storico e fondamentale personaggio per la saga. Il match si terrà a Mosca e sarà un combattimento all’ultimo sangue, con Stallone che dopo 15 round porta al tappeto il sovietico. Sequenza che in un clima geopolitico così teso potrebbe facilmente far gridare al patriottismo Usa più spudorato e prevedibile. Ma è proprio sul finale invece che Balboa, alla presenza tutta l’Intelligencija sovietica, pronuncia parole speranzose, di pace, di riconciliazione tra le due grandi potenze mondiali in conflitto all’epoca da oltre quarant’anni.
Il finale educativo
Su un finale strappalacrime, le ultime sequenze vedono il campione italo-americano con la bandiera a stelle e strisce sulle spalle, lodato e portato in spalla dal pubblico “rivale”. Un film, il quarto capitolo della saga Rocky, che va ben oltre il mondo sportivo e del pugilato. Rocky 4 è un film dannatamente attuale e seminale, che fa del cinema il mezzo più potente per parlare al mondo.