Quante volte è capitato a ognuno di noi di scorrere i post sui vari social ed essere incuriositi da case in vendita a un euro? In questo momento, le offerte sono davvero tante e si potrebbe diventare proprietari di casa per pochi centesimi (o quasi). L’iniziativa di case a un euro è una realtà in parecchie piccole città, soprattutto nel Sud Italia, iniziativa nata per contrastare il sempre maggior spopolamento dei piccoli borghi; ma non solo, perché serve anche a recuperare vecchi edifici, dando loro una nuova vita.
Sebbene il prezzo iniziale di questi immobili sia davvero un affare bisogna sottolineare il fatto che chi le acquista deve impegnarsi a ristrutturarle, spesso in tempi brevi, da uno a tre anni. Questo percorso, soprattutto a causa della burocrazia, si rivela spesso essere lungo e tortuoso, anche perché, molto spesso, si tratta di immobili con vincoli storici e/o paesaggistici per cui, se è permesso ristrutturare l’interno come si vuole, è necessario mantenere integro l’aspetto esterno. I lavori di rifacimento, spesso, richiedono la bonifica da muffe e il ripristino dei danni da infiltrazioni d’acqua, la sostituzione del tetto e la risoluzione di problemi strutturali; quindi, è necessario avere a disposizione somme anche importanti di denaro da investire nei lavori.
Dove sono le case a un euro in Italia

Ogni paese o regione ha un proprio programma di case a un euro e, se siete interessati a vedere cosa c’è disponibile, potete navigare in Internet, come sempre “piazza” ricca di informazioni, anche se, quasi sempre, foto e dettagli online sono ridotti all’osso.
Diverse zone d’Italia con una popolazione in calo hanno venduto case a un euro, ma queste cinque destinazioni della Sicilia, della Toscana e del Piemonte, così come i villaggi alla periferia di Roma, sono diventate note per le vendite. In molti casi, le vendite sono promosse e gestite dai sindaci delle città.
Le vendite di case a un euro sono decollate soprattutto in Sicilia

Diversi villaggi dell’isola del Sud Italia hanno venduto o messo all’asta case da un euro. Tra i villaggi siciliani che hanno messo all’asta proprietà a basso prezzo ci sono Caltagirone, noto per le sue bellissime ceramiche e per una scala di 142 gradini decorata con ceramiche locali, e Mussomeli, una cittadina di montagna con una popolazione di circa 11.000 abitanti e abbastanza vicina alle spiagge.
A circa 40 miglia a Sud di Firenze, c’è il paesino di Montieri, grazioso villaggio di campagna circondato da boschi di castagni e costellato di gallerie medievali. Il sindaco di questa città vende proprietà abbandonate e in rovina a un euro, con obbligo per gli acquirenti di ristrutturarle entro tre anni o restituirle.
Pratola Peligna, Abruzzo. Questa cittadina, a due ore a est di Roma, ha venduto attivamente case a un euro. Situata ai piedi degli Appennini, Pratola Peligna è stata la pioniera di questa tendenza in Abruzzo.

Borgomezzavalle, Piemonte. Questa minuscola cittadina di meno di 400 abitanti si trova tra le montagne a meno di un’ora di macchina dal Lago Maggiore, a sud-est, al confine tra Italia e Svizzera. Il sindaco ha offerto un bel numero di case a un euro, comprese alcune proprietà sfitte che risalgono al 1600.
Il comune con le case più costose in Italia non è Milano, ma è in Toscana ed è Forte dei Marmi. Una località di mare esclusiva, con ristoranti eccellenti e strade dritte e lineari colme di pini marittimi, grandi cortili perimetrati da siepi curate, considerata tra le più esclusive del mondo. E, a pochi chilometri di distanza, c’è un borgo in cui le case vengono cedute a un euro l’una.
Tutto a un euro

Il progetto delle case a un euro sta dimostrando di funzionare molto bene: i comuni in fase di spopolamento per trovare nuovi abitanti praticamente regalano le case disabitate. Il prezzo da pagare è di solito di un euro, un prezzo simbolico. Chi acquista (se così si può dire) una casa a un euro ha l’obbligo di abitarla per un minimo di mesi l’anno e, per evitare il mero intento speculativo, per un certo numero di mesi non può rivenderla. L’idea è che i comuni in questo modo tornino a popolarsi, soprattutto le piccole frazioni in collina o in montagna.
L’idea è partita dalla Sicilia ma ormai è diffusa in tutta Italia e, come ho scritto poco più sopra, funziona molto bene. Le persone che acquistano una casa a un euro e che si impegnano a ristrutturarla arrivano dal Brasile, dalla Cina, dall’Argentina e dagli USA. D’altronde non è così frequente la possibilità di comprare una casa a meno del prezzo di un biglietto dell’autobus!

Ma tornando a Forte dei Marmi, dove si trovano queste case in svendita? Il comune è Fabbriche di Vergemoli, a circa 30 chilometri in linea d’aria dal litorale di Forte dei Marmi. In auto ci si mette un’ora circa ad arrivarci, ma solo perché siamo in montagna e la strada di collegamento è, ovviamente, piuttosto lenta.
Facciamo un po’ di conti e poi…

Vediamo un po’ quanto costa davvero comprare una di queste abitazioni. In pieno centro storico, con terrazzi e viste mozzafiato, a pochi chilometri dal mare, vicino a laghi e boschi: per i proprietari sono solo dei ruderi di cui disfarsi per smettere di pagare tasse sulla seconda casa, per altri un’opportunità per cambiare radicalmente vita. Il prezzo è così basso che invoglierebbe chiunque ma, facendo una simulazione, si scopre che, in effetti, le cose sono un po’ diverse.
Andiamo con ordine. Generalmente, le “Case a un euro” sono immobili privati disabitati che, a fronte di un prezzo simbolico, vengono venduti a persone interessate a ristrutturarli e riabitarli. Possono essere acquistati da italiani e stranieri ma anche da chi vuole trasformarli in attività commerciali: alberghi diffusi, B&B e altri varianti turistico ricettive. L’importante è che portino nuovi residenti o turisti, perché tra denatalità e giovani che si trasferiscono in città o nelle zone costiere questi piccoli borghi ricchi di antiche tradizioni stanno ormai scomparendo.
Non è tutto oro ciò che luccica

La simulazione è fatta per l’acquisto di una casa in Basilicata, a Chiaromonte, paesino di 1.743 abitanti in provincia di Potenza. È piccola, 47 metri quadri, mal messa, ma ha un terrazzo con una vista bellissima: basterebbero poca manutenzione e il rifacimento degli impianti. Come di prassi, il prezzo base è di un euro, al quale, però, vanno aggiunti parecchi costi accessori, che non sono solo quelli per la ristrutturazione: a conti fatti, bisognerà sborsare molto di più. Prima di tutto va detto che il Comune fa solo da tramite tra domanda e offerta e che chi acquista la casa si impegna a ristrutturarla entro un determinato periodo di tempo, solitamente tre anni.
Oltre ai costi di ristrutturazione bisogna considerare le spese connesse al passaggio di proprietà del bene; sto parlando di costi notarili, fiscali, di voltura, di successione anche tardiva e di eventuali sanatorie edilizie. Al venditore vanno poi rimborsate le spese sostenute nel periodo di messa in disponibilità del bene al comune, ciò significa che bisogna rifondere imposte e tasse locali e statali. Infine, quasi sempre, viene richiesta una polizza fideiussoria a garanzia dell’acquisto dell’immobile, solitamente da 5mila euro. E così, siamo arrivati a più o meno 20.000,00 euro.
Come avere la casa a un euro

L’assegnazione della casa di norma avviene sulla base dell’ordine cronologico di ricevimento della manifestazione d’interesse. Ma se nell’arco dei 30 giorni successivi arrivano altre richieste si procede alla formazione di una graduatoria. I criteri di priorità sono sempre ben specificati nel bando, tra questi l’utilizzo di maestranze locali. In caso di punteggio equivalente si procede al sorteggio. Tutto ciò premesso, è d’obbligo ricordare che l’euro speso è del tutto simbolico. Perché, anche eseguendo una “leggera” ristrutturazione”, è necessario mettere in preventivo una spesa di almeno 40.000,00 / 50.000,00 euro
Gli incentivi proposti da alcune amministrazioni locali per attrarre nuovi residenti – asili nido gratis, agevolazioni mutui prima casa, contributi a fondo perduto per chi decide di comprare e ristrutturare casa o avviare un’attività – hanno avuto invece scarso successo tra gli italiani. Segno che ci vogliono più argomentazioni per convincere una famiglia o un anziano a vivere in un piccolo borgo. Senza nuovi posti di lavoro e servizi essenziali, soprattutto quando si tratta di scuole e medici di famiglia, qualsiasi tentativo sembrerebbe destinato a fallire.