Kondura (greco), cymbula (latino), gondola (veneziano). Ne sono passati di secoli, ma la magia di una barca irregolare e asimmetrica per trasporto persone (praticamente un taxi acqueo…) resta sempre uguale. Addirittura il primo documento scritto è del 1094, doge Vitale Falier. Cito testuale: “scafo poco profondo con una prua appuntita e una poppa rovesciata”. Più sintetico di così.
La sacralità della gondola

Ha destato un certo scalpore, giorni fa, l’affermazione di Gianfranco Vianello detto Crea, con “squero” alla Giudecca e la fama di essere oltre “re del remo”, anche il più famoso costruttore di gondole, in attività da mezzo secolo. “Le prossime gondole da traghetto le costruisco con una ‘falca’ (ovvero fianco) più alto e un po’ più larghe, per motivi di sicurezza dei passeggeri – ammette Crea – la gondola di 100 anni fa non esiste più. Si deve coniugare la tradizione con il progresso”. Se lo dice lui, apriti cielo! Le gondole da traghetto, servizio pubblico, vengono commissionate direttamente dall’Amministrazione comunale.

E via con il dibattito: sulla città immutabile, sulle barche tradizionali, sulla sacralità della gondola, sulle glorie del nostro Leon.
Come passa il tempo

Un po’ meno poetico, oggi, è vedere nei canali (pronta la foto) una serenata con una fila di gondole, tutte doverosamente mutilate del “riccio o rizzo da poppa”. É una specie di esse rovescia. È il punto più alto della gondola, e per questo tagliato di netto per poter passare tranquillamente sotto i ponti. Effetti del cambiamento climatico, qualcuno dirà. Ma il regolamento comunale su come deve essere una gondola, parla chiaro. L’art.22 cita “l’obbligo della lama da pope o rizzo , esclusivamente in ferro acciaioso, in unico pezzo. Ammessa decorazione con rizzo semplice o traforato più mosso, purché sobrio e proporzionato…”. Insomma, il gondoliere con il rizzo mutilato, rischia la multa di almeno 50 euro.
Gondola e rive




Per comprendere meglio come è cambiata la navigazione nei canali veneziani, ho trovato negli archivi, una gondola per un matrimonio a SS.Giovanni e Paolo, anni Settanta. Ho fatto il confronto con la riva di oggi. In pratica inservibile e totalmente sommersa dalla marea e piena di alghe. Stesso confronto sulla riva sotto il ponte di Rialto. Un secolo fa si notavano una decina di gradini bianchi candidi. Oggi ridotti a tre, e sporchi.

Ma continuando il ragionamento sul cambiamento storico è doveroso citare il libro di Gianfranco Munerotto (“Gondola nei secoli”, Mare di Carta Editore, 2021).
Divertente l’analisi di due quadri celebri di fine ‘400, oggi al museo dell’Accademia


Vittore Carpaccio e Gentile Bellini. Con il miracolo della croce a Rialto e miracolo della reliquia a San Lorenzo. I due grandi maestri del Rinascimento, si divertono a riprendere decine di gondole e gondolieri. Carpaccio, addirittura, raffigura un “pope” africano. Ebbene quelle gondole di sei secoli fa, sembrano lontane parenti degli scafi di oggi. Totalmente è cambiato il ferro da prua (come si può ammirare quello del ‘600 al museo Correr). Oggi la tradizione vuole che siano raffigurati il berretto, o corno ducale, i sei sestieri più la Giudecca. Si incontra tanta fantasia nella tradizione. Poi un confronto con le forcole. Nel ‘400 sono pezzi di legno piatti, nel Novecento sculture complesse in noce come ci spiega il maestro Saverio Pastor che oggi espone le sue opere a Parigi.
Stessa sensazione controllando le vedute settecentesche di Guardi o di Canaletto. Quelle barche nere sembrano lontane parenti di quelle di oggi.
Gondola e gondoliere

Secondo la tradizione ottocentesca (ovvero alla prima apparizione del moto ondoso e delle barche a motore), il mitico artigiano Casal, con squero in Rio della Misericordia, costruiva le gondole a…misura di gondoliere. Come fanno i sarti, adattava il vestito- gondola a seconda dell’altezza, del peso, della lunghezza di braccia e gambe del pope. E tutto questo per rendere meno faticosa la voga. Nel Novecento ci pensarono i Tramontin, con squero agli Ognissanti, a forzare il “lai”, ovvero l’asimmetria della barca che pende a destra, per controbilanciare il peso del gondoliere, ormai vogatore solitario e senza più felze (erano spariti sia i gondolieri de casada che i patrizi…).
Perchè la gondola è nera

Restano comunque delle pietre miliari. Le gondole sono doverosamente nere, per via della peste (1562 o 1630?), mentre sono ancora un dogma i tipi di legno usati (rovere, larice, abete, tiglio, olmo, noce, mogano, ciliegio, corniolo). Per un totale di 280 pezzi e 11 metri di lunghezza. Però occorre ricordare che il mitico Giovanni Giuponi, squerariol alla Giudecca, cominciò a lavorare con il compensato marino, una novità assoluta americana, dopo la sua breve esperienza in Argentina.
Una “macchina” per la Laguna

Una gondola, oggi come oggi, costa dai 30 ai 40 mila euro (intarsi e arredi permettendo) e se ne costruiscono circa una dozzina all’anno. In pratica lavoro diviso tra i quattro squeri ancora aperti (San Trovaso, Ognissanti, Giudecca con Crea e Costantini). Ci vogliono dalle 350 alle 400 ore di lavoro. E una gondola è una “macchina” che dura, se tenuta bene, circa 25 anni.
Chilometraggio e moto ondoso a parte.