La vera finale di New York per Jannik Sinner è stato il quarto di finale, il set concesso a Daniil Medveded, il secondo, 6-1. E’ un discorso che facciamo spesso, a ritroso, nelle competizioni a eliminazione diretta e il tennis è tutto così, escluso i gironi di coppa Davis. Il russo l’aveva battuto ai quarti a Wimbledon, è numero 5 al mondo, ovvero l’avversario più forte che abbia fronteggiato nella dozzina di giorni negli Stati Uniti.
Agli Us open il numero uno al mondo ha concesso solo un altro set, al primo turno, indolore. Eppure non è stato il miglior Sinner possibile, può giocare complessivamente meglio. Di Taylor Fritz era certamente più forte, ha regolato l’americano per 6-3 6-4 7-5, soffrendo di fatto solo nel terzo set, in cui aveva concesso un break.
Jannik raccontato con un tweet
Scegliamo di raccontare il 16° trofeo messo in bacheca da Sinner con il tweet della giornalista Lia Capizzi, visualizzato 70mila volte, su X.
“Se il primo Slam (Australian Open) è stato magico, questo secondo titolo Slam è ancor più commovente. Perchè aveva tutto da perdere, da numero 1 al mondo. Non è il miglior Sinner in campo ma con pazienza e intelligenza sa sfruttare ogni situazione, gestire i punti importanti.
Perchè lo vince con 2 (mette il simbolo delle palline da tennis) quadrate e una forza mentale impressionante. Perchè sfoggia un bagaglio di miglioramenti. Ammiri le sue palle corte e ti viene da pensare: coach Vagnozzi, tu sei un demone! Perchè è circondato dal suo piccolo mondo che lo sa capire e proteggere, da Cahill a Vittur fino alla famiglia.
Perchè qualche fantasma residuo degli ultimi mesi difficili, della vicenda complicata, c’è. E ci sarà ancora. Ma ora sa come fronteggiarlo.
Perchè proprio quest’ultimo periodo – pesantissimo – lo ha trasformato da ragazzo a uomo. Perchè ha pure trovato l’amore di Anna, e non gliene frega più niente di nascondere le sue emozioni”.
Il caso doping
Ecco, a guastare un po’ il momento c’è la vicenda del doping involontario.
Il campione altoatesino è risultato positivo al test di aprile, tuttavia l’indagine indipendente della Tennis integrity agency (Itia), l’agenzia mondiale sul doping, ha fatto cadere le accuse contro di lui per “l’assunzione inconsapevole”. Il problema è stato causato da uno spray utilizzato dal fisioterapista.
La sostanza individuata era un metabolita del Clostebol, uno steroide. Sinner non ha ricevuto squalifica, gli sono stati levati i 400 punti in classifica del successo a Indian Wells e il relativo premio
La federazione italiana tennis e padel ricostruiva la vicenda.
“La leggerezza della sentenza fa comprendere l’insussistenza della colpa di Jannik, positivo a una sostanza contenuta in uno spray da banco utilizzato per trattare una piccola ferita. Lo è per la bassissima concentrazione, per l’inesistenza di effetti migliorativi delle prestazioni: fattori che la stessa Itia ha accertato. Altrimenti in caso di colpa provata e di assunzione in concentrazioni elevate di sostanze migliorative della prestazione sarebbe arrivata una sospensione”.
La Nado Italia non si appella, la Wada ha chiesto un approfondimento, mentre l’Itia non presenterà ricorso.
L’indagine
Sinner è stato scagionato anche perchè ha potuto permettersi uno dei migliori studi legali al mondo, l’inglese Onside Law. L’avvocato Jamie Singer sottolinea: “Le regole antidoping devono essere molto rigide per essere efficaci. Purtroppo la conseguenza sfortunata è che, occasionalmente, atleti completamente innocenti rimangono coinvolti in esse. Non c’è dubbio che Jannik sia innocente in questo caso. L’Itia non ha contestato questo principio chiave. Tuttavia, secondo le regole di responsabilità oggettiva, Jannik è responsabile di ciò che è nel suo sistema, anche se del tutto ignaro di esso, come in questo caso eccezionale”.
E’ stato un doppio errore del suo staff, che ha acquistato una pomata notissima, il Trofodermin.
“A seguito di un’indagine approfondita e dettagliata, l’Itia e Jannik hanno scoperto che la contaminazione involontaria da Clostebol è avvenuta attraverso il trattamento ricevuto dal suo fisioterapista. Il suo preparatore atletico ha acquistato un prodotto, facilmente reperibile in farmacia in Italia che ha dato al fisioterapista di Jannik per trattare un taglio sul dito del fisioterapista stesso. Jannik non sapeva nulla e il suo fisioterapista non sapeva che stesse utilizzando un prodotto contenente Clostebol”.
“Il fisioterapista ha trattato Jannik senza guanti e questo, assieme a varie lesioni cutanee sul corpo di Jannik, ha causato la contaminazione involontaria. Jannik ha collaborato pienamente con l’indagine dell’Itia sin dall’inizio”.
Jannik ha poi licenziato il preparatore fisico Umberto Ferrara e il fisioterapista Giacomo Naldi che hanno pagato una leggerezza comunque imperdonabile, per un team di uno sport a così alto livello e per il numero uno mondiale.
Contrariati alcuni tennisti
Denis Shapovalov, canadese, ex numero 10: “Onestamente non ho niente contro Jannik. Si tratta solo di come gestiscono ogni situazione diversamente, in base al giocatore coinvolto”.
L’australiano Nick Kyrgios ne fa invece un fatto personale: “Ridicolo, che sia stato accidentale o pianificato. Ti hanno fatto fare due test con una sostanza (steroide) proibita… Dovresti stare fermo per 2 anni. Le tue prestazioni sono migliorate. Crema per massaggi… Sì, bella”.
Kyrgios ha preso di mira anche la russa Anna Kalinskaya, fidanzata di Sinner e sua ex, in maniera sessista l’ha definita “second serve” ovvero secondo servizio. Lei aveva definito così il tennista di origine greca così: “Non è un ragazzaccio è solo una cattiva persona”.
Due anni fa, durante un match contro il tennista australiano, Sinner rimase glaciale mentre Kyrgios protestando spaccava la racchetta.
Accadde a Miami e vinse il nostro per 2-0, non degnò di uno sguardo il rivale mentre inscenava quel teatrino.
Nessun ricorso
Tornando ai rischi di un ricorso, un super esperto dei laboratori dell’agenzia antidoping mondiale, coperto da anonimato, ha detto: “La Wada rinuncerà ad appellarsi perchè la quantità di Clostebol è come un cucchiaino di caffè sciolto in una piscina”.
L’assunzione è talmente ridotta da non portare ad alcun miglioramento delle prestazioni. “La Wada cerca di scovare chi ha fatto uso anche molto tempo prima di questi anabolizzanti, magari gareggiando in Paesi dove di controlli antidoping se ne fanno pochi. Sinner ha giocato a ritmo serrato in molti tornei internazionali è difficile non ci siano stati test nei due mesi che hanno preceduto la scoperta di questa contaminazione con il Clostebol. Wada si limiterà ad acquisire più documentazione possibile per impedire che il caso del campione italiano non apra la strada a chi con i testosteronici si dopa davvero”.
La Wada ha comunque non più di sei settimane, dunque ancora un altro mese, per fare ricorso.
Il caso Moraschini
Una situazione analoga è costata la carriera ai massimi livelli a Riccardo Moraschini, 33 anni, cestista, che su Repubblica, a Matteo Pinci, raccontava. «Il nostro caso è identico, spicciato: quantitativo bassissimo, ricondotto solo a contaminazione esterna. Entrambi siamo stati riconosciuti non consapevoli che una persona vicina a noi usava il farmaco preso in farmacia, nel mio caso la mia ragazza. Ma io ho pagato con un anno di squalifica e la sospensione».
Ora è a Cantù, in serie A2, nel 2022 giocava nell’Olimpia Milano e fu squalificato per una positività al Clostebol.
“Quando ho letto di Sinner, mi è venuto da ridere. Sapevo quanto fosse sbagliato questo sistema che mi ha rovinato la carriera, economicamente e sportivamente. L’antidoping ha un sistema giustamente ferreo. Poi però ogni singolo caso viene trattato con la soggettività di chi lo giudica. Io all’epoca ero stato sospeso tre mesi e mezzo in attesa del giudizio. E poi squalificato per un anno, nonostante il giudice abbia riconosciuto l’involontarietà nell’assunzione.Ma perché io perdo tre mesi e mezzo di stagione e un altro no?».
L’Itia che ha rilevato la positività di Sinner è una società privata nata su impulso della federazione internazionale tennis, di Atp e Wta (i sindacati dei giocatori), e lo Slam. Non è l’International testing agency, supervisionata dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping. E la sentenza è di Sport Resolution, un organo di risoluzione di controversie privato a cui Itia ha affidato la decisione.
Moraschini ha serissimi dubbi sul funzionamento dell’attuale sistema di controlli e sanzioni: «In un anno ho sentito cose assurde. E ho visto che in un tribunale antidoping i precedenti non valgono nulla».
Due anni fa Moraschini venne proprio licenziato dall’Olimpia Milano, di fatto da Ettore Messina, per quella positività.
La situazione ha colpito anche alcuni atleti stranieri di passaggio in Italia
Therese Johaug, sciatrice di fondo, ha assunto il farmaco a causa di una contaminazione con tanto di ammissione da parte del medico della Norvegia ma questo non è bastato a evitargli una squalifica a 13 mesi, poi aumentata a 18 dal Tas, in seguito al ricorso presentato dalla federazione internazionale di sci. Tornò in gara alle Olimpiadi di Pechino nel 2022 vincendo tre ori.
La spagnola Laura Barquero, pattinatrice su ghiaccio, si trovava in Italia per gli allenamenti e fu positiva al farmaco in quella stessa olimpiade, avrebbe dovuto gareggiare in coppia con Marco Zandron, altoatesino di passaporto spagnolo, venne squalificata per un anno.
La questione sollevata da Novak Djokovic rimane: “Standardizzare le procedure per garantire equità a tutti i giocatori, indipendentemente dalle loro risorse economiche e dal ranking”.
Al Roland Garros, Sinner perse da Alcaraz in semifinale, al quinto set e senza quell’indagine magari ce l’avrebbe fatta, era inizio giugno.
Le parole di Jannik
“Sono stati mesi pieni di dubbi. Mi sono ammalato spesso, non avevo energie a causa del procedimento e tutto questo si è riflesso sul campo” ha confessato, ricordando notti insonni a Wimbledon, quei capogiri che poi lo portarono alla sconfitta contro Medvedev, e problemi fisici che lo hanno accompagnato per tutto il periodo.
Quando la vicenda sarà definitivamente archiviata, potrà allenarsi senza timori e avviarsi a diventare, nel tempo, il più grande sportivo italiano. Si avvia sui livelli di Alberto Tomba nello sci e di Valentino Rossi, 9 titoli mondiali nel motociclismo. Di Gregorio Paltrinieri e Federica Pellegrini, leggende del nuoto, anche per la longevità, l’emiliano con 5 medaglie olimpiche. Nella scherma rifulgono Valentina Vezzali nel fioretto e, prima ancora, Edoardo Mangiarotti, 13 podi olimpici. Nello sci di fondo, Manuela Di Centa e Stefania Belmondo. Fra gli sport meno noti, Arianna Fontana (short track), Tony Cairoli (9 mondiali nel motocross), Armin Zoeggeler (6 mondiali, 4 europei, 10 coppe del mondo, 6 medaglie olimpiche nello slittino).
Dove può arrivare Sinner
E poi i miti assoluti, Sara Simeoni e Pietro Mennea, nell’atletica, Fausto Coppi, Gino Bartali e Marco Pantani nel ciclismo. Un gradino sotto, i fratelli Abbagnale nel canottaggio, Antonio Rossi in canoa.
Fra i calciatori, scegliamo in base ai Palloni d’Oro, Omar Sivori, origine argentina, e Gianni Rivera, Paolo Rossi e Roberto Baggio, ultimo Fabio Cannavaro. Senza dimenticare i miti del pugilato: da Carnera a Loi a Benvenuti… solo per citarne qualcuno.
Sinner ha 23 anni, Federer ha smesso a 41, sarebbe bello vederlo in campo alle olimpiadi del 2040, a 39 anni. Djokovic le ha vinte a 37…