È l’artista che ha ideato il Manifesto per la Liberazione delle Lettere, in ogni evento le sue creazioni sorprendono e meravigliano. Intervistare un maestro multidisciplinare come Lorenzo Marini è sempre un’avventura. Ho visto una memorabile antologica alla Bevilacqua La Masa qualche anno fa, le sue lettere in libertà, sontuose come la facciata della Basilica di San Marco, sono un piacere per l’occhio e per la mente. Da anni protagonista degli eventi internazionali, possiamo ammirarlo alla Biennale d’Arte di Venezia 2024 come espositore ufficiale al Padiglione Nazionale Grenada a Palazzo Albrizzi Capello. In questa intervista, oltre all’originalità concettuale del suo lavoro, scopriamo con gioia come dovrebbe essere l’anima di un maestro, libera da inutili polemiche e sensibile a ogni suggestione.
Lorenzo Marini, fondatore della TypeArt, questa volta le sue opere sono dedicate ai pozzi gravitazionali più misteriosi dell’universo: i buchi neri. Lettere che prendono il posto delle stelle, davvero c’è vita nell’Universo!
“L’universo pullula di vita nelle dimensioni del microcosmo e del macrocosmo. Mi affascina tanto l’immenso quanto il minuscolo. Una pianta che germoglia o un pianeta che sparisce sono fenomeni meravigliosi. La vita si ricrea continuamente. Ecco perché le mie lettere sono “ricreazioni” dei segni alfabetici convenzionali. Dalla tipografia funzionale alla poesia visiva”.
Lei afferma che i buchi neri esistono anche nel linguaggio e si chiede dove vanno a finire le parole non dette e le promesse non mantenute. In questo caos gravitazionale in quale dimensione possiamo trovare le sue lettere liberate? Sono anche loro composte da materia, luce, spazio e tempo?
“I miei “non-alfabeti” sono percorsi visivi. Le mie “non-parole” esistono come critica alla superficialità di questo tempo. Una notizia viene condivisa solo dopo aver letto il titolo. Viviamo nel tempo accelerato dell’istinto. Le mie lettere sono forme di energia condensata, vivono libere nel mondo astrale, fatte di luce e di pensieri. Quello che Socrate chiamava Iperuranio. Prima di tutto c’è l’idea e da quel mondo supremo discende tutto. In qualche caso le mie lettere diventano disegno, dipinto, scultura, avvenimento. Ma prima sono idee”.
Le sue opere sono spesso icone di manifestazioni internazionali, come BiennalType, manifesto e simbolo di appuntamenti e aperture straordinarie a Venezia nel 2020. Come giudica il tema di quest’anno: “ Foreigners Everywhere – Stranieri Ovunque”. Celebrare lo straniero è un po’ come viaggiare tra le stelle e i buchi neri?
“Trovo che il tema di questa 60° Biennale sia meraviglioso. Una volta i territori del mondo erano segnati dai confini. Nel tempo della rete non ci sono più limiti. Restano però le divisioni culturali. “Stranieri Ovunque” vuol dire che siamo tutti stranieri. E suggerisce l’idea di vivere in questo pianeta consapevoli della nostra temporaneità. Siamo entrati di fatto nell’era dell’inclusione obbligatoria. Siamo tutti fratelli. Come le stelle del cielo, anche le mie lettere sono nate per andare d’accordo le une con le altre, ma ogni Type ha la sua individualità irripetibile. Siamo pezzi unici perché la natura non si ripete mai”.
Lo splendido Palazzo Albrizzi Capello che ospita il Padiglione Nazionale Grenada ha un valore simbolico molto forte, ben sintetizzato dal tema della mostra curata da Daniele Radini Tedeschi: “Nessun uomo è un’isola”. Le parole in libertà possono arginare le incomprensioni linguistiche diventando un antidoto alla “torre di Babele?”
“Le parole fanno parte della lingua. E come tali rappresentano uno spazio geografico. Le icone superano la limitazione linguistica e diventano codici internazionali. Io non scrivo parole, ma ricreo la forma delle lettere. A me non interessa il significato della frase o della parola, ma celebro l’individualità dei segni alfabetici. Le nuove generazioni usano linguaggi visivi, dunque sono comprensibili in tutto il pianeta. Una mela vuol dire computer”.
Lorenzo Marini, stranieri ovunque, e gli italiani? Sono sufficientemente rappresentati quest’anno alla Biennale?
“Ho sentito a riguardo molti commenti negativi, sulla mancanza degli artisti italiani. Premesso che la quantità e la qualità sono due cose diverse, pure il Paese che ospita dovrebbe avere un occhio di riguardo ai suoi artisti. Mi spiace per tanti nomi di livello che quest’anno non sono stati invitati”.
Lorenzo Marini, cosa pensa delle polemiche sul Padiglione Italia? Non è piaciuto al Sindaco di Venezia, Vittorio Sgarbi lo ha giudicato un orrore contro l’umanità…
“Le polemiche non mi interessano. Viviamo in un mondo che polemizza troppo. Si dice che uno dei Padiglioni più interessanti sia quello allestito dalla Santa Sede. Non male, per un paese debuttante. Un altro Padiglione che mi piace molto è quello di San Marino con il nomadismo di Martinez”.
Ottimo suggerimento per andare a vedere tutte queste opere. Venezia attualmente è al centro dell’attenzione mondiale grazie anche all’arrivo di Papa Francesco e alla sua visita al Padiglione della Santa Sede al carcere femminile della Giudecca. Un Padiglione dedicato ai diritti umani e alla figura degli ultimi, quelli che sopravvivono ai margini dei margini, dove il nostro sguardo non arriva, come “buchi neri” della società.
Torniamo a Palazzo Albrizzi Capello
Ma torniamo a Palazzo Albrizzi Capello per descrivere le nuove sorprendenti opere di Lorenzo Marini che interpreta la singolarità gravitazionale di Einstein con le lettere dell’alfabeto. L’artista le disintegra liberandole dal significato intrinseco della parola. Un mixed media di quattro pannelli della dimensione complessiva di 200x200cm, in cui le lettere attraversano l’orizzonte degli eventi dei buchi neri. Con “Blackhole” presenta cento nuovi type, concepiti per rappresentare inclusività e allo stesso tempo individualità del linguaggio. “Come Universi Infiniti dove le singole lettere prendono il posto delle stelle creando costellazioni fantasiose, così la mia TypeArt celebra la legge del caso” afferma Lorenzo Marini. Ha scritto il curatore Daniele Radini Tedeschi: “Esibizione selvaggia, indomabile, imponderabile, la riscoperta delle lettere, in Lorenzo Marini, le slega audacemente dai lacci costrittivi delle regole e delle norme, forgiando in autonomia uno scosceso percorso. Qualsivoglia significato vien trasceso, i presidiati confini della sintassi violati.”
Chi è Lorenzo Marini
Originario di Monselice, Lorenzo Marini vive e lavora tra Milano, Los Angeles e New York. Sviluppa la sua poetica sotto il grande maestro Emilio Vedova, dopo aver studiato Architettura all’Università di Venezia. Il concetto di spazio e la ricerca del visual ideale diventano il paradigma della sua pittura. È caposcuola della TypeArt, movimento che celebra la liberazione delle lettere esaltandone l’alfabeto e in particolare i caratteri grafici. Espone nei Musei e nelle gallerie di tutto il mondo ricevendo premi e riconoscimenti internazionali. Celebre come art director per la strepitosa carriera blasonata dal Leone d’Oro a Cannes al Festival Internazionale della Pubblicità per la campagna Agnesi del 1985. Ha ideato slogan impressi nella storia del messaggio pubblicitario: “Non so voi, ma io bevo Aperol… Silenzio parla Agnesi…”.
Nel 2021 espone a Siena 5 istallazioni e 30 opere al complesso Museale Santa Maria della Scala e vince il premio AVI per la mostra di arte contemporanea più visitata dell’anno. Nel 2023 espone a Palm Beach e Los Angeles e la sua Raintype viene descritta dai media americani come la più amata tra le istallazioni. Nel 2024 viene invitato a Seoul da Art Continue Gallery ed è l’unico italiano ad esporre a World Art Fair 2024
Lorenzo Marini, a Venezia potremo ammirare le sue opere per tutta la durata della Biennale, sino a novembre. Da grande artista e viaggiatore, quali altre sorprese sta preparando e in quale parte del mondo?
Per questa edizione della Biennale sto pensando ad un evento dove i buchi neri verranno proiettati in certe facciate dei palazzi o in certi canali della città. Ci sto lavorando proprio in questi giorni. L’idea dell’arte bidimensionale che esce dall’interno di un padiglione e diventa parte integrante del tessuto urbano è bellissima.
LORENZO MARINI
BLACKHOLE
La Biennale di Venezia.
60o Esposizione Internazionale d’Arte
20 aprile – 24 novembre.
Palazzo Albrizzi Capello, Padiglione Nazionale Grenada Venezia, Cannaregio
Fondamenta Sant’Andrea 4118
Dott.ssa Elisabetta, grazie per questo bellissimo articolo, così legato alla Città di Venezia e alla sua Biennale. Averci fatto conoscere da vicino un grande creativo come Lorenzo Marini che possiamo definire come una sintesi di artista e letterato. I concetti espressi nell’intervista non sono di facile comprensione, raffinato sia il concetto del buco nero letterario, sia la sua rappresentazione grafica piena di colori e dinamismo, quasi un quadro futurista. Nelle dichiarazioni dell’artista, prima si parla della superficialità dell’uso della parola scritta o detta, quindi l’invito a non fermarsi alla parola-frase di un titolo di giornale; ma subito dopo l’artista sostiene che: – A me non interessa il significato della frase o della parola, ma celebro l’individualità dei segni alfabetici -. Quindi in questa seconda affermazione ritrovo il segno come significante che potrebbe essere anche qualcosa di diverso dall’alfabeto. Comunque dobbiamo dare atto che Lorenzo Marini è in grado di interpretare anche una realtà più emotiva e popolare, le sue campagne pubblicitarie ne sono un esempio. Avendo seguito in televisione la visita del Papa Bergoglio oggi a Venezia mi sento di ammirare questo Papa, così concreto, ma anche aperto a tutti i linguaggi avendo permesso al Vaticano di partecipare alla Biennale.