Non è facile di questi tempi che una grande città come Milano decida di dedicare un giardino e il viale che lo attraversa a un antifascista veneziano che ha lavorato a Milano per trent’anni, nel periodo buio dell’avvento del fascismo, della guerra, dell’occupazione tedesca. Il Comune ha deciso di farlo in questi giorni in cui si festeggia la Liberazione e l’inaugurazione ufficiale sarà il 4 ottobre in coincidenza con gli 80 anni della morte nella camera a gas del campo di Mauthausen. Bonaventura Ferrazzutto, detto Ventura (Venezia, 5 marzo 1887 – Hartheim, 4 ottobre 1944), è stato un politico, partigiano veneziano. La sua famiglia era di origine friulana, di Cisterna di Coseano (Udine). Il padre Antonio gestiva una trattoria in Calle dei Fabbri, a Venezia, nei pressi di Campo San Luca. Quinto di sette fratelli, dopo le scuole elementari frequenta le secondarie tecniche, com’erano chiamate allora le scuole professionali commerciali. Nel 1904 entra come contabile nel pastificio Achille Antonelli di Venezia ove rimane fino al 1915. Giovanissimo entra nel movimento socialista veneziano. In questi anni è pure attivo anche nel movimento cooperativo veneziano come consulente amministrativo della Cooperativa Pesatori della città, una società che gestiva le pese pubbliche a Venezia.
Chi era Ventura
Nel 1912, a venticinque anni conosce Giacinto Menotti Serrati, esponente di spicco dell’ala massimalista del Psi, direttore del settimanale veneziano «Il Secolo Nuovo» ed anche segretario della Camera del Lavoro della città. L’amicizia con Serrati lo condurrà a divenire poi il suo più stretto collaboratore e segretario. È interessante citare il giudizio di Antonio Gramsci su Serrati: «è certo che Serrati fu allora amato come mai nessun capo di partito è stato amato nel nostro paese». Nel 1914 Serrati è nominato direttore dell’«Avanti!», il quotidiano del Psi e Bonaventura Ferrazzutto lo segue un anno dopo a Milano, nel 1915. In quell’anno egli è, tra l’altro, oggetto di un provvedimento di allontanamento dalla sua città perché, neutralista, pacifista e antimilitarista. Pochi anni dopo sposa Elvira Pillon, pure lei veneziana, che già nel 1911 era collaboratrice del settimanale «Su compagne!», fondato a Lugano nel 1904 da Angelica Balabanoff e poi stampato a Venezia. Il settimanale era nato per far avanzare l’emancipazione del mondo femminile. Elvira Pillon diventerà poi dirigente nazionale del movimento delle donne socialiste.
Ventura all’Avanti
Ventura Ferrazzutto entra negli ambienti della sinistra milanese, costruendo rapporti di amicizia tra gli altri con Angelica Balabanoff e Claudio Treves. A Milano affermerà sempre le sue origini veneziane iscrivendosi all’associazione «Famegia Veneziana» che raccoglieva i veneti in terra lombarda.
Dopo un breve periodo di attività presso la Camera del Lavoro di Milano, ove si occupa della stipula dei primi contratti nazionali di lavoro, nel 1917 passa all’amministrazione dell’«Avanti!». Quando Giacinto Menotti Serrati entra nel Partito comunista d’Italia, egli rimane nel Psi con i riformisti. Pietro Nenni assume allora la direzione del giornale e Ventura Ferrazzutto ne diviene l’amministratore. L’amicizia con Nenni diviene molto stretta. Lavora all’«Avanti!» sino al 1926, quando il giornale cessa le pubblicazioni per decreto del governo fascista.
L’impegno
Dal 1926 al 1928 è dirigente amministrativo alla SAF (Servizi Accessori Ferroviari), una società che gestiva le edicole nelle grandi stazioni ferroviarie del Regno d’Italia. Il 1° Maggio del 1928 accetta la proposta dell’editore Angelo Rizzoli che vuole sviluppare e incrementare la propria attività editoriale nel settore periodici. Lavora tanto bene che l’imprenditore milanese lo nomina procuratore generale della Angelo Rizzoli Editore e poco dopo direttore amministrativo. Sono anche gli anni dell’avvio dell’industria cinematografica italiana e Ferrazzutto s’impegna nella costruzione della casa cinematografica dell’editore milanese che realizza nel 1934 uno dei primi film sonori italiano: La signora di tutti, con Isa Miranda che diventerà una delle dive del cinema italiano In questi anni è anche protagonista dello sviluppo di quel rapporto di amicizia che legherà Angelo Rizzoli a Pietro Nenni e al Partito socialista italiano.
Ventura e la Chimico-Galvanica
Nel 1932, Ferrazzutto con Domenico Viotto fonda a Milano la Chimico-Galvanica, una società per la commercializzazione dei prodotti chimici con sede in viale Bligny 4. La società fu un centro importante della lotta antifascista milanese e importante fonte di finanziamento del Partito socialista. Lelio Basso, allora in difficoltà economiche fu assunto come consulente per la gestione del personale. Nel 1943 la Chimico Galvanica verserà 500.000 lire nelle casse del partito socialista. Durante tutto il ventennio Ventura Ferrazzutto si recherà più volte a Parigi per portare risorse finanziarie ai compagni del Comitato di Unità antifascista che là operavano non senza poche difficoltà.
Bonaventura Ferrazzutto con il crollo del Fascismo entra nella lotta partigiana milanese
Approfitta del suo ruolo nella Rizzoli e avvia con il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia un’attività editoriale clandestina per la stampa di documenti per l’espatrio di perseguitati, ebrei ed esponenti della Resistenza.
Per una delazione Ventura Ferrazzutto il 26 novembre del 1943 è arrestato a Milano dalla Gestapo nella sua casa in via Locatelli 5. Alle cinque del mattino è trasferito a San Vittore e poi nel campo di sterminio di Mauthausen. Ferrazzutto doveva essere liberato, ma un secondino in cambio di 25.000 lire fa uscire un altro carcerato, così dopo 99 giorni di detenzione a San Vittore è inviato a Mauthausen con un convoglio (Trasporto 33), partito dal binario 21, il giorno 4 marzo del 1944 e lì giunge il 13 marzo.
Gli è attribuito il n. 57579 di matricola. Nella tragedia della prigionia non viene meno il suo impegno antifascista ed entra a far parte del Comitato di Liberazione Internazionale del lager con alcuni altri italiani come evidenzia il Pappalettera nel suo Tu passerai per il camino. Il comitato organizza una rivolta, poi detta «Rivolta dei russi», che consente la fuga di molti prigionieri poi in parte ricatturati. Bonaventura Ferrazzutto è poi trasferito nel Castello di Hartheim, lager nel quale i prigionieri erano oggetto di brutali esperimenti scientifici. Qui muore il 4 ottobre 1944 all’età di cinquantasette anni. Di lui non si avranno più notizie, sarà uno dei molti usciti per il camino.
Ventura e la “sua” Milano
La notizia della morte di Ferrazzutto giunta a Milano suscitò una grande eco nel popolo socialista come testimonia una lettera di Lelio Basso a Pietro Nenni del 10 marzo del 1945. Il 1º maggio 1945 il quotidiano socialista «Avanti!» esce con la foto di Ferrazzutto in prima pagina a ricordo di una vita interamente spesa per il mondo del lavoro, la libertà e il movimento socialista. Pietro Nenni, nella prima visita a Venezia per la campagna elettorale, ha voluto recarsi da fratello Cesare Ferrazzutto per fare le condoglianze del partito socialista e sue personali. La Federazione veneziana del Psi intitolerà la sezione di Marghera alla sua memoria ed anche una la federazione milanese a Milano.
Angelo Rizzoli, in ricordo di questo suo stretto collaboratore, nel nuovo stabilimento di via Civitavecchia a Milano, ora via Angelo Rizzoli, vorrà un’iscrizione marmorea affinché il suo contributo allo sviluppo dell’impresa editoriale non sia mai dimenticato. Il Consiglio Comunale di Venezia a voti unanimi con la deliberazione n. 101 (del 24/3/2011) ha deciso di intitolare un sito in città al suo nome. Nel 2017, davanti alla porta ove nacque, nel Sestiere di San Marco, in Calle dei Fabbri n. 4741 è stata posta una pietra d’inciampo a perenne memoria di una vita spesa per la lotta per la libertà e la democrazia.