L’aeroporto è sempre stato considerato un “non luogo”, assieme, ad esempio, ad altre strutture necessarie alla circolazione delle persone e dei beni, come i mezzi di trasporto, i grandi centri commerciali, le autostrade, le stazioni ferroviarie. In quanto tale, quindi, secondo l’antropologo francese Marc Augé, questo “non luogo” è da contrapporre ai luoghi antropologici. Vale a dire a tutti quegli spazi che hanno la peculiarità di essere identitari, relazionali e storici. Questo concetto viene completamente ribaltato da Luciano Bolzoni nel suo libro La vita degli aeroporti. Piccoli atterraggi in un mondo sospeso (Portogruaro, Ediciclo editore, 2024) che, al contrario, in esso vede uno spazio ricco di umanità, di vita quotidiana frequentata da persone che si ricongiungono «a luoghi e abitanti altri, lontani e diversi».
Basta pensare alla prima sequenza del film Love actually, a quanto dice la voce narrante “Ogni volta che sono depresso per come vanno le cose al mondo, penso all’area arrivi di Heathrow”. Chi non ricorda gli abbracci, i sorrisi, la commozione di quegli incontri traboccanti di sentimenti?
Gli atterraggi sono momenti di vita
L’aeroporto viene quindi visto come un luogo pieno di vita. Un luogo aperto a tutte le ore del giorno, quasi un rifugio che frequentiamo sempre più spesso. Dove abbandoniamo le nostre paure per affidarci alla fiducia che ci consente, poi, di salire su un velivolo che ci porterà in cielo, sospesi, tra le nuvole.
Un luogo che è fatto di incontri, di attese, di speranze e qualche volta di arrabbiature, quando i nostri programmi vengono stravolti da uno sciopero o da altri inconvenienti.
Bolzoni ce lo racconta con affetto e meraviglia, ricordando, ad esempio, la chiusura dell’aeroporto di Linate per il rifacimento della pista di atterraggio, durante l’estate del 2019. E poi, nella primavera successiva, il blocco totale dei voli a causa della pandemia.
Descrive il silenzio e l’atmosfera ovattata delle notti vissute in aeroporto: «Percorrere di notte una pista spenta è un ritorno all’oscurità. Il paesaggio assume contorni quasi epici, fuso in una grande voragine nera che si apre al cenrro di una città che si ostina a mantenere accese le luci continuando il suo fare» (p. 35).
Gli atterraggi sono un esercizio di equilibrio
Tra le pagine ritroviamo quanto di quasi miracoloso ci sia nella complessa perfezione delle procedure attivate in questo luogo per permetterci di viaggiare in sicurezza, di quanto lavoro, attenzione e competenza ci sia “dietro le quinte” per rendere il volo «un esercizio di equilibrio spiegato dalla scienza e consentito dalla tecnologia» (p. 63).
Viene anche analizzato l’aspetto architettonico che rende l’aeroporto funzionale e vivibile, un «edificio nato da mirabili esercizi di disegno acrobatico», «un universo forse troppo grande» che può farci provare un senso di spaesamento e, anche, di soltudine (p. 74).
Questo libro, di piacevolissima lettura, è un vero atto d’amore per un luogo che d’ora in poi guarderemo con occhi diversi.
L’autore
Luciano Bolzoni, architetto milanese, studioso e scrittore. Vice Presidente, direttore culturale e socio fondatore di Alpes, un’officina culturale che si occupa di paesaggio e di cultura alpina. Fin dalla sua tesi di laurea dedicata all’emblematica figura umana e architettonica di Carlo Mollino (1987), rivolge il proprio interesse al tema dell’architettura del Novecento, in particolare all’architettura alpina, campo di cui diviene uno dei massimi esperti in Italia. Con lo studio delle opere di autori quali Albini, Ponti, Muzio, Fiocchi, Portaluppi, Gellner, Cereghini e molti altri.
Nel 2012 promuove ed è tra fondatori della cooperativa Alpes. Portando in seno all’organizzazione la propria esperienza di docente per la Facoltà di Architettura del Politecnico e dell’Istituto Europeo di Design di Milano. Collaboratore delle principali testate di architettura tra cui Domus, Ottagono, Costruire, Abitare, Frames di Architettura, AL, A. Relatore di numerosi convegni e conferenze di architettura.
I suoi volumi Architettura moderna nelle Alpi italiane dal 1900 alla fine degli anni Cinquanta, Architettura moderna nelle Alpi italiane dagli anni Sessanta alla fine del XX secolo. E Abitare molto in alto, scritti per Priuli e Verlucca, sono diventati nel tempo un punto di partenza del dibattito corrente in tema di paesaggio, costruzioni e vita nelle Alpi. È autore di testi che riguardano il paesaggio alpino pubblicati su molti volumi tematici tra cui Architettura moderna alpina: i rifugi, Il Villaggio Morelli. Identità paesaggistica e patrimonio monumentale, L’invention de l’architecture alpinen–Die Erfindung der alpine Architektur–Histoire des Alpes/Storia delle Alpi, Architettura dei servizi in montagna, Paesaggi in verticale. Storia, progetto e valorizzazione del patrimonio alpino, Destinazione Paradiso. Lo Sporthotel della Val Martello di Gio Ponti pubblicato da Alpes nel 2015. Il suo ultimo libro è Carlo Mollino Architetto pubblicato da Silvana Editoriale nel 2019.
Non solo libri
Ha curato mostre d’arte e di architettura tra cui “I Sette Savi di Fausto Melotti”, “Idea del Cavaliere di Marino Marini”, “Oggetti Misteriosi di Gio Ponti”. “Everlasting di Helidon Xhixha”, “Folla-Ombra di Costantino Peroni”, “Views di Marco Petrus e Andrea Rovatti”. E’ responsabile del Patrimonio Artistico e culturale di SEA-Aeroporti di Milano.
Luciano Bolzoni, La vita degli aeroporti. Piccoli atterraggi in un mondo sospeso, Portogruaro, Ediciclo editore, 2024.