È di sicuro uno dei palazzi barocchi più belli e integri di Venezia. Incastrato tra il Rio di Cannaregio, l’antico canale dei traffici mercantili che portava al nord, e il Canal Grande che portava dappertutto. Porta di terra in campo San Geremia, ovvero a tre minuti dalla stazione ferroviaria. Gli affreschi del Tiepolo (gli ultimi prima di andare a morire a Madrid) con le celebri storie di Antonio e Cleopatra, lo rendono un gioiello mondiale. La notizia del momento è che Mamma Rai ha messo in vendita Palazzo Labia, tra i beni di famiglia più costosi, per sanare i conti di bilancio.
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Si mormoreggia una cifra di 60 milioni, milione più milione meno. Però la vera notizia è che l’azienda Tv da almeno 20 anni tenta di venderlo.
Palazzo Labia sembre ambito
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Palazzo Labia, 7500 mq di storia, ha sempre fatto gola a molti, A cominciare dal miliardario messicano, con passaporto francese che nel 1948 pensò, senza badare a spese, di acquistarlo dalla comunità israelitica che ne era proprietaria. Charles de Bestegui, questo il nome del singolare proprietario, passerà alla storia, non solo veneziana, ma anche europea, per avere organizzato il 3 settembre 1951, il “Ballo del secolo” o se preferite il “Le gran bal oriental”. Fu un evento mondiale, come mi raccontò lo stesso Pierre Cardin. Appena 27enne fu incaricato da Christian Dior, di preparare i costumi della grande festa per mille persone. A Parigi, Cardin, lo chiamavano “Pierre Le Venitien”. Da qui cominciò la sua fama di stilista.
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Mi disse che per la festa arrivarono i re di Persia, d’Egitto, il primo ministro inglese Churchill, l’attore Orson Welles, Salvador Dalì, l’Aga Khan, Maria Giulia Crespi, giovanissima miliardaria e proprietaria del Corriere della Sera, e poi nella seconda vita fondatrice del Fai, Mariella Agnelli, il generale americano Marshall, sí quello del piano di rinascita europea, Barbara Hutton, la miliardaria con tanti mariti, sette, tra i quali il famoso attore Cary Grant. Presente, e non poteva mancare, anche la più celebre e temuta pettegola di Hollywood, Elsa Maxwell.
I fotografi per immortalare l’evento: Cecil Beaton, Robert Doisneau, André Ostier, scusate se è poco
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L’eccentrico De Bestegui, vestito da Procuratore di San Marco, volle addirittura un famoso pittore russo-francese, Alexandre Serebriakoff, per immortalare con acquarelli la grande festa. Dei fotografi De Bestegui si fidava poco, amavano solo i pettegolezzi.
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Fu così acquerellata la Sala della Musica del Tiepolo con “l’entrata dei fantasmi”, scena pensata dallo stesso franco-messicano, che si faceva chiamare Conte di Montecristo, mentre i 600 gondolieri in livrea assunti, per far arrivare gli ospiti, dovevano omaggiarlo con un “signor barone”. Ma non era assolutamente un patrizio, né un barone. Ma più semplicemente un messicano che aveva fatto fortuna con le miniere d’argento. Comunque aveva gusti eccelsi. La sua casa parigina venne pensata e ideata da un certo Le Courbusier.
Messico e dollari per Palazzo Labia
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Tornando al nostro palazzo Labia, il messicano paga in contanti, alla comunità ebraica, ultima proprietaria dei 7500 mq di storia del palazzo. In precedenza, nel dopo-guerra era stato abitata da 27 famiglie, con profughi istriani-dalmati, che stendevano il bucato da un affresco all’altro del Tiepolo (il naso di Cleopatra conserva ancora il buco di un chiodo…). E prima ancora la storica ditta Testolini aveva trasformato il palazzo in falegnameria di mobili finti barocchi e rivendita di tessuti preziosi e damaschi (mestiere originario dei nobili di origine catalana Labia).
De Bestegui, inviso dai moralisti veneziani, oggi si direbbe per sessualità fluida, abbandona il palazzo nel 1961 e lo mette all’asta nel 1964. Fu acquistato dalla Rai che ha quel tempo aveva la sede a Palazzo Vendramin-Calergi, a San Marcuola, ritenuta troppo stretta.
L’azienda televisiva organizza un (pesante) restauro conservativo ad opera dell’architetto Angelo Scattolin, con strutture in cemento armato all’ultimo piano (oggi impensabili), ma fanno tornare Palazzo Labia agli antichi splendori. Il piano nobile resta integro, il mezzanino redazione , il terzo piano studi televisivi, il quarto uffici amministrativi.
I costi di Palazzo Labia
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Oggi per la Rai mantenere il palazzo costa troppo (guardiania, restauri degli affreschi, vincoli d’uso, solo per il riscaldamento si parla di cifre a sei zeri).
Nel 2003 si ipotizzò un trasferimento nel “Cremlino”, ovvero la sede, appena abbandonata, dei lavoratori portuali al Tronchetto. Ma niente da fare.
Cinque anni dopo, nel 2008, la Rai mette ufficialmente in vendita il palazzo. Ma le offerte sono insoddisfacenti.
Nel 2012, con l’interessamento diretto del sindaco Orsoni, si pensa di trasformare palazzo Labia in un museo della città, con l’organizzazione dei Civici Musei. Sandro Parenzo, già assessore alla cultura della giunta Cacciari, si attiva con la Fondazione Valter Hartsarich di Padova, per un progetto comune. Ma non c’è accordo sul prezzo di vendita e soprattutto il sindacato dei giornalisti è fermamente contrario a lasciare il centro storico.
Arriviamo così ai nostri giorni, anno del signore 2024. Chi vuole Palazzo Labia, si faccia avanti. Almeno alla memoria del miliardario eccentrico Charles de Bestegui, che per Venezia, lui, pensava alla grande.
Bellissimo, un pezzo che merita di fare il giro del mondo perchè racconta le vere meraviglie di questo Palazzo, pieno di storia, di solennità e di glamour.Non si poteva scrivere un affresco più aderente di questo alla bellissima realtà veneziana.Complimenti a Maurizio Crovato, che si riconferma cronista di razza.
Ciao Maurizio!
Tra gli ospiti al ricevimento di De Biestegui che conobbi nei primi 60, c’era anche l’allora celebre e bellissima attrice americana dagli occhi verdi GENE TIERNEY (te la ricordi nel film LAURA in italiano VERTIGINE?)