Facendo una premessa, ovvero che “Il signore delle formiche” non è il miglior film del regista Gianni Amelio. Sicuramente si tratta di un bel film che affronta una storia vera e allo stesso tempo molto difficile da interpretare. Già vincitore del Leone d’oro a Venezia nel 1998 con “Così ridevano” e autore di capolavori come “Porte aperte” e “Il ladro di bambini”, in questa occasione Amelio decide di mettersi dietro la macchina da presa per raccontare la vicenda legata ad Aldo Braibanti, scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e in particolare mirmecofilo cioè studioso della vita delle formiche. Partigiano antifascista e non ultimo intellettuale e poeta.
Intellettuale a tutto tondo
Un intellettuale a trecentosessanta gradi che non fu gradito dall’opinione pubblica soprattutto nel periodo alla fine degli anni Quaranta quando diede vita ad un laboratorio artistico all’interno di una torre. Ed è proprio lì che aveva un formicaio dove trascorreva maniacalmente diverse ore della sua giornata.
Intellettuale scomodo anche al PCI
Negli anni Cinquanta partecipò al congresso nazionale del PCI, ma si trovò in contrasto per alcuni aspetti troppo stalinisti e non venne ammesso tra i delegati. Proseguirà la sua attività teatrale collaborando anche con Carmelo Bene ed è in questo periodo che conoscerà il giovane Giovanni Sanfratello col quale intreccerà una relazione omosessuale, tale che lo porterà ad essere accusato di plagio e condannato prima a nove anni di reclusione e successivamente in appello a quattro anni dei quali due scontati in carcere e due condonati per aver fatto parte della Resistenza come partigiano.
La figura di Braibanti
Amelio riesce a raccontare questa storia (c’è un ricordo parallelo con la vita dello stesso regista) mantenendo reale la figura di Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio) e “inventando” quella del giornalista dell’Unità, tale Ennio Scribani (Elio Germano). La vicenda narrata vede Braibanti alla fine nel 1959 quando nei dintorni di Piacenza riunì un gruppo di giovani per formare una compagnia teatrale molto all’avanguardia.
Braibanti, un intellettuale dal grande fascino
Tra questi farà spicco il giovane Riccardo Tagliaferri affascinato dalla cultura di Braibanti, ma allo stesso tempo bloccato dalla mentalità “antica” della sua famiglia. Non sarà dello stesso avviso il fratello più giovante Ettore che subirà in toto il “fascino” di Braibanti con il quale inizierà una lunga relazione amorosa.
La vendetta
Quasi per vendetta il fratello assieme alla madre rintracceranno Ettore all’interno di una stanza d’albergo dove alloggiava con Braibanti. Lo porteranno via con la forza e lo faranno rinchiudere in un ospedale psichiatrico sottoposto ad elettroshock per guarirlo dall’omosessualità.
Un’accusa che rovina la vita dell’intellettuale
Da quel momento inizierà un vero calvario, sia per il giovane che per il professor Braibanti che sulla base della testimonianza di un altro ragazzo verrà accusato di plagio per aver sottomesso alla sua volontà i giovani seppur maggiorenni. Si svolgerà tutto il processo ma la trama del film non vogliamo svelarla per intero.
L’Unità scarica Braibanti
Un aspetto particolare l’assume lo strano schieramento del quotidiano l’Unità che prende le distanze dal Braibanti nonostante il cronista Scribani faccia di tutto per scrivere la verità. Però è proprio il direttore del giornale (all’epoca dei fatti era Maurizio Ferrara n.d.r.), un po’ caricaturizzato, a dire “non scriva PCI, ma il Grande Partito Operaio, non può schierarsi a favore di un vizioso, se non le va bene quella è la porta e si cerchi un altro lavoro!”.
L’intellettuale e le formiche
E questo aspetto viene messo in risalto da una frase di Braibanti rivolta al giovane Ettore, parlando delle formiche: “Le formiche – dice – hanno due stomaci, uno per nutrire e uno per nutrire le loro compagne più bisognose. Allo stesso modo non riescono a stare da sole, ma hanno costantemente bisogno di stare vicine l’una all’altra consapevoli dell’importanza di fare gruppo”. Questo non accade tra gli uomini che spesso non sono solidali tra loro.
Il mio consiglio
E’ poetico come sempre Amelio nei suoi film, ma a tratti è anche molto forte, soprattutto nel binomio “amore-solitudine”, dove intervengono negativamente la politica, la società, la famiglia ed in particolare la religione. Se avete voglia di trascorrere due ore e dieci minuti un po’ diversi dal solito andate a vederlo.
Regia: Gianni Amelio. Cast: Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Gina Rovere, Alberto Cracco, Sara Serraiocco, Anna Caterina Antonacci, Roberto Infurna, Leonardo Maltese, Luca Lazzareschi, Alessandro Bressanello, Cristina Castellani, Davide Vecchi, Giovanni Visentin, Maria Caieffi, Rita Bosello, Valerio Binasco. Produzione: Beppe Caschetto, Malcom Pagani, Simone Gattoni, Moreno Zani. Anno: 2022. Genere: drammatico. Durata: 130 minuti
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