È l’uomo dell’anno, ambasciatore della lingua italiana nel mondo. Durante il suo lavoro ha denunciato molti scandali: politici corrotti, banchieri, compravendite di cariche ecclesiastiche. Tanti nemici, un lungo esilio, l’innovatore dal caratteraccio toscano che oggi tutti adoriamo: Dante Alighieri. Sono passati ben settecento anni dalla morte, ma lo sentiamo più che mai un testimone del nostro tempo. In questo 2021 che è l’anno delle celebrazioni, assume un valore più importante il “Dantedì” che si festeggia il 25 marzo. È la data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia. Indubbiamente, la primavera è la stagione più adatta per una discesa agli inferi.
Dante Alighieri e il mio ricordo scolastico
L’Inferno di Dante, è una selva oscura che ancora oggi stupisce e incanta, non solo i letterati ma chiunque sia attratto da un viaggio fantastico nello smarrimento della diritta via. Almeno questo è il mio ricordo dell’Inferno dantesco a scuola. Stavo ad ascoltare rapita come se stessi guardando un tenebroso film dell’orrore, era il momento più bello della giornata.
Perché Dante Alighieri è così geniale?
Ovvio, nasce sotto il segno dei Gemelli. Alcuni versi lo testimoniano, Dante con Beatrice giunge al cielo delle Stelle fisse, nella costellazione dei Gemelli, alla quale il poeta riconosce di dovere tutto il proprio ingegno.
Paradiso Canto XXII: “O gloriose stelle, o lume pregno di gran virtù, dal quale io riconosco tutto, qual che si sia, il mio ingegno, con voi nasceva e s’ascondeva vosco quelli ch’è padre d’ogne mortal vita, quand’io senti’ di prima l’aere tosco; e poi, quando mi fu grazia largita d’entrar ne l’alta rota che vi gira, la vostra region mi fu sortita.”
E conclude: “L’aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom’io con li etterni Gemelli, tutta m’apparve da’ colli a le foci; poscia rivolsi li occhi a li occhi belli”.
Dante Alighieri e la sua costellazione
In sintesi, mentre contempla le stelle e i pianeti con Beatrice, ringrazia la sua costellazione, ai Gemelli deve tutto il talento e l’intelligenza. Altra domanda fondamentale: aveva il naso così adunco? Pare proprio di no, un restauro a Firenze del più antico ritratto del poeta lo descrive con il naso lungo ma non aquilino, la carnagione scura e i capelli crespi, lontano dall’icona universale che abbiamo di lui.
Dante Alighieri e il suo mistero
Sette secoli e ancora non sappiamo dare un profilo attendibile al nostro eroe, che morì a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321 per una febbre malarica, aveva 56 anni. Tutta colpa di un viaggio a Venezia. Il poeta era stato inviato da Ravenna come ambasciatore di pace, per scongiurare i propositi di guerra della Repubblica di San Marco allarmata dai continui attacchi delle navi ravennati. Durante il viaggio di ritorno, Dante contrae la febbre malarica nelle valli di Comacchio.
Venezia sulle orme di Dante Alighieri
Da Veneziana, decido di partire per un safari fotografico nella città lagunare. Venezia ricorre spesso nei viaggi del poeta. Esule, lontano dalla sua Firenze, sarà ospite del Doge Giovanni Soranzo, in uno dei palazzi gotici più belli di Venezia, in Campo San Polo. In genere i palazzi nobiliari hanno sempre la facciata sull’acqua, mentre campo San Polo è uno dei luoghi più “terrestri” di Venezia. In realtà davanti a palazzo Soranzo, un tempo scorreva un rio, il rio di Sant’Antonio, interrato nel 1761.
Da Campo San Polo all’Arsenale, solo venti minuti di strada in una Venezia deserta, in piena zona rossa, autocertificazione in tasca (se mi fermano, racconto che devo fotografare l’Inferno di Dante). La facciata rinascimentale del Cantiere, dove i veneziani costruirono la loro incredibile flotta, svetta su un cielo azzurro carico di nuvole bianche, tra statue e immensi leoni da guerra marciani. Eccomi davanti al busto del poeta, proveniente dal Municipio di Pola, collocato nella nicchia di un’antica finestra murata, carico di significati storici che si dipanano dall’Istria austriaca irredentista a quella italiana.
L’Arsenale testimonia una leggendaria terzina della Divina Commedia. Nel XXI Canto dell’Inferno, Dante evoca questo luogo per spiegare la pena riservata ai barattieri, lanciati nella pece bollente da terribili demoni con gli artigli. Per la cronaca barattiere è colui che, avendo un ufficio, si fa corrompere per denaro o altra ricompensa. Possiamo leggere le terzine direttamente sulla lapide posta all’ingresso dell’Arsenale: “Quale nell’Arzanà de’ Viniziani / bolle l’inverno la tenace pece / a rimpalmare i legni lor non sani”.
Arriviamo a Verona
Una città che sta celebrando il poeta in modo straordinario è Verona, “refugio” e “ostello” come la definì il poeta. Esiliato da Firenze, sarà ospite di Cangrande della Scala signore illuminato che governava la città accogliendo scienziati e artisti di talento e che Dante nomina nel Paradiso chiamandolo “gran lombardo”.
“Dante a Verona 1321-2021”
È il tema di tante iniziative: mostre, convegni, spettacoli, che coinvolgono l’intera città scaligera. Tutto a Verona parla del poeta, qui si stabilì il figlio Pietro e qui vivono i discendenti della famiglia.
Una mostra diffusa che purtroppo deve fronteggiare gli ostacoli di una pandemia ancora devastante.
Speriamo di poter ammirare presto una straordinaria mostra allestita al Museo di Castelvecchio: “L’Inferno di Mazur”. 8 marzo-3 ottobre 2021. Si tratta di stupende incisioni che l’artista americano Michael Mazur (1935-2009) donò alla città di Verona. Quarantuno acqueforti e acquetinte ispirate alla prima cantica della Divina Commedia per comporre il libro d’artista “Michael Mazur. Etchings. L’Inferno. Dante”, stampato in tiratura limitata. Nel 2000 in occasione di una prima mostra, l’artista disse che tale esposizione rappresentava “un sogno che veniva a compimento”.
Le iniziative
Un sogno anche per l’occhio del visitatore data la bellezza di queste opere, piene di magia e mistero in completa armonia con le inquietudini poetiche dantesche.
Attratta sin da bambina dalle storie della Divina Commedia, ero affascinata dai libri con le illustrazioni di Gustave Doré. Pittore e incisore francese celebre e talentuoso. La sua opera ha ispirato persino King Kong nelle illustrazioni delle foreste primitive, ma anche Walt Disney e Tim Burton. Un lavoro prolifico il suo, anche se viene ricordato soprattutto per le illustrazioni della Divina Commedia e della Bibbia.
L’omaggio dell’accademia della Crusca
Molto bella l’iniziativa dell’Accademia della Crusca lanciata sul sito internet e i canali social: “La parola di Dante fresca di giornata”. Ogni giorno una parola o espressione dantesca accompagnata da un breve commento di un accademico. Il lessico e lo stile del poeta disponibile in pillole per tutti noi.
“Scelgo il paradiso per il clima e l’inferno per la compagnia” scrisse Mark Twain. Filosofia condivisibile, del resto lui era un grande esperto dell’oltretomba, definì la notizia della sua morte apparsa sui giornali “fortemente esagerata”.
Una ulteriore scoperta delle capacità narrative di Elisabetta che mi onoro di aver conosciuto.
La sua forza di penetrare profondamente nei vari campi artistici (in primis la fotografia) mi ha fatto scoprire aspetti della vita di Dante Alighieri che non mi erano noti. Grazie a Lei vorrò approfondire, finita la pandemia, questo mondo a me ignoto.
Grazie, cara Elisabetta, per l’articolo che avvicina ancora di più noi veneti al sommo poeta,
una felice riscoperta e una rivelazione.
Un racconto ricco di sfumature inedite, molto incisivo e coinvolgente. Invita ad esplorare e ripercorrere tutte le tappe alla ricerca dei luoghi piu’ arcani vissuti dal Sommo Poeta.
Dott.ssa Elisabetta, bellissimo articolo, ben documentato e ricco di notizie. Ma due cose mi sono piaciute più di tutti, la prima: “Ovvio, nasce sotto il segno dei Gemelli” … anch’io sono dei Gemelli, quindi ho qualche speranza cognitiva. Infine la conclusione, così felice, con la citazione di Mark Twain. Bravissima, ho provato piacere in questa lettura.
Il fascino immortale della cultura