«Quest’anno i pochi bambini di Venezia hanno ripreso a disegnare i masegni», scrive Giovanni Benzoni nelle sue conclusioni al libro collettivo Ascolta Venezia, uscito per La Toletta edizioni nel dicembre scorso. Benzoni – che è stato insegnante, amministratore comunale, per diciannove anni presidente della Casa dell’Ospitalità e per tre dell’Accademia di Belle Arti – ha curato il volume con Daniele Goldoni, conosciuto in laguna per la sua plurima attività di docente d’estetica a Ca’ Foscari e di direttore delle rassegne di musica sperimentale e workshop per l’improvvisazione di Musicafoscari. Una collaborazione, la loro, di vecchia data, nata negli anni Settanta nel movimento degli insegnanti. Insieme hanno scelto trenta voci.
Trenta voci per trenta autori
Trenta autori che, a vario titolo e da diversi punti di vista – l’azzardo letterario, il sogno apocalittico o la dimensione storica, il fatto di cronaca, la testimonianza diretta – raccontano la città. Con disillusione, certo; ma anche con amore, testardaggine e una sottile speranza: quella che qualcuno, magari i bimbi che hanno ripreso a disegnare i masegni, raccolgano il messaggio e sappiano farne buon uso.
Il ritratto di trenta voci
Così l’affresco a più mani, a partire dalla desolazione dell’anno appena trascorso, diventa un ritratto veritiero di una situazione-città dal potenziale fantastico e dalla resa deludente, una volta dismessi i panni della Disneyland. E che dire (gli eventi hanno superato ogni previsione funesta) della chiusura ad oltranza dei Musei Civici, nel silenzio assordante delle istituzioni?
Un’operazione chirurgica
Benzoni non è nuovo a queste operazioni di sintesi: sempre l’anno scorso, il benemerito Giovanni Pelizzato delle edizioni La Toletta ha stampato altri due pamphlets a cura sua, dedicati all’argomento: Sotto il segno del Mose. Venezia 1966-2020 (con Salvatore Scaglione) e Dal caranto della Laguna. Voci per Venezia. Tuttavia, quest’ultima fatica – oltre a proporre anche tracce sonore per ascoltare la musica dei compositori che hanno fatto grande la città (da Claudio Ambrosini a Luigi Nono, da Luisa Ronchini a Mauro Sambo e Giovanni Mancuso, per citarne solo alcuni) – si pone un preciso intento programmatico: non solo fare memoria, ma applicare sempre una scelta soggettiva, assumersi delle responsabilità.
Quando si ascolta Venezia con trenta voci
Così, nel movimento ondivago dell’opinione pubblica, Benzoni e Goldoni scelgono di dare voce a tutti i registri. Fin dal titolo: quell’Ascolta Venezia, senza virgola e senza punto esclamativo finale, secondo Benzoni proprio nell’ambizione di mantenere l’aspetto ambivalente della forma attiva e passiva dell’imperativo.
Alcune delle voci
Nel volume c’è posto per la spietata rêverie di Serena Nono e per la puntuale disanima demografica di Giuliano Zanon, con quel dato terribile (ma è già ieri, ottobre 2020) che quota i residenti veneziani a meno di 52mila unità. Il che significa che, in settant’anni, il Centro Storico ne ha perso ben 124mila.
Venezia e il futuro
Coesistono i viaggi di nozze in una laguna del futuro. Totalmente informatizzata e telecomandata, che Giovanni Andrea Martini ipotizza assieme ad Enzo Bon, e la narrazione storica di Gino Benzoni, che ha cresciuto generazioni di studenti alla luce dei documenti e dell’analisi critica. La vicenda, meno conosciuta ai più, della Venezia non più Serenissima, interessante indagine di Leopoldo Pietragnoli. O il racconto dell’ingegner Mazza (ogni riferimento a persone note non è affatto casuale) che rientra a Venezia dopo lo scandalo del Mose. E ricomincia a lucrare sul territorio, vera chicca di Giandomenico Romanelli.
C’è anche chi decide di restare
Ricordi personali di veneziane acquisite, come Mariangiola Perale, Nuria Schönberg Nono e Gabriella Zimmermann. Un’occhiata lucida e tenera ai disagi della terza età e ai suoi spazi abitativi. Condotta da una coppia di architetti esperti come Franco Mancuso e Stella Serena. Colpiscono l’amara riflessione ed il quesito del filologo Mario Cantilena: l’Italia conosce Venezia? Non i suoi paludamenti carnevaleschi, l’immagine stereotipata: Venezia, si sa, è altro.
Tra trenta voci una spera ancora
Difficile citare tutti i contributi. Tuttavia, per l’idea innovativa che contiene, la proposta di Daniele Goldoni spicca per concretezza (anche se può sembrare tutto il contrario). Continuare a sostenere che Venezia sia unica, fa passare in secondo piano la convinzione (dell’autore, ma non solo) che il suo modo di vivere sia invece proponibile per tanti altri luoghi. Perché l’ambiente è fatto anche di spazi, di indispensabili silenzi, di riconsiderazione del momento presente e di diritto a tornare.
Il peccato più grande, non ricordarlo quasi mai.
Bellissimo articolo che testimonia come questa città, nonostante tutto, sia ancora abitata da Presenze significative ancora capaci di parlare di lei fuori dagli schemi. Grazie !