Gli oggetti hanno una storia. Lo sa bene chi ha dovuto vivere un momento tanto doloroso e devastante come svuotare un appartamento a causa di una vendita o del decesso di un familiare. Ancora più doloroso, anzi straziante, è rimanere a vivere accanto a quegli oggetti che ci ricordano continuamente qualcuno che non c’è più, che rinnovano giorno dopo giorno il vuoto di quell’assenza. Michele Ruol, per il suo libro d’esordio – un esordio molto apprezzato che ha lo ha portato a vincere la prima edizione del Premio Venetarium Labomar, la XXXI ed. del Premio Giuseppe Berto, la IX ed. del Premio Fondazione Megamark e a qualificarsi nella cinquina del prestigioso Premio Strega – con il romanzo Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (Bari, Terrarossa edizioni, 2025) ha reso protagonisti proprio degli oggetti che raccontano in 99 brevi capitoli la storia di una famiglia.
Quando una foresta brucia resta un desolato elenco da compilare

Un dettagliato elenco, che ricorda in qualche modo le scelte stilistiche di scrittori legati all’OULIPO (acronimo di Ouvroir de Littérature Potentielle, ovvero “officina di letteratura potenziale”): non solo per gli elenchi che tanto amava Georges Perec, ma anche per il richiamo alle 99 variazioni sul tema di Raymond Queneau nel suo Lezioni di stile. Una tradizione importante che viene declinata in modo molto originale per ricostruire il dramma di due genitori che perdono nella stessa notte due figli adolescenti per un incidente d’auto, mentre infuria un devastante incendio di una foresta vicino a casa loro.
Anche la loro vita sarà incenerita da un lutto inaccettabile e terribile e l’autore decide di raccontarlo attraverso ciò che si trova in casa loro (prima parte suddivisa nei vari ambienti: ingresso, cucina, salotto, terrazza, camera del figlio minore, corridoio, camera del figlio Maggiore, sgabuzzino, bagno, camera matrimoniale, garage) e nell’automobile dove si è consumata la tragedia (seconda parte suddivisa in bagagliaio, abitacolo, tettuccio).
Ciò che rimane

Ogni oggetto è pregno della loro vita insieme: Madre, Padre, Maggiore e Minore. Protagonisti senza nome, che vengono identificati soltanto attraverso il loro ruolo all’interno della famiglia. I genitori, rimasti a dover attraversare, tentando di elaborarlo, un dolore immenso, ingiusto e insostenibile, devono fare i conti con la vita quotidiana che comporta anche il dover sostenere l’impatto con tutto ciò che ha fatto parte della loro esistenza. Ciò che rimane, appunto: la foto dei ragazzi sul tavolino dell’ingresso, una penna stilografica, un tavolino pieghevole da campeggio, un casco da sci dell’amico di Minore dimenticato nel bagagliaio dell’auto, un pallone da football.
Cose così. Ogni oggetto racchiude una storia, un momento della loro vita, prima e dopo l’incidente. Racconta i diversi percorsi di Madre e Padre nell’affrontare, ognuno a suo modo, la quotidianità, la sopravvivenza ai figli. Esplora la ricerca della verità rispetto a quanto possa essere accaduto, il desiderio di assolvere i ragazzi dalla colpa di aver guidato senza patente, l’impossibilità di credere che siano stati responsabili della loro morte e della grave invalidità dell’amico che era con loro, l’unico abilitato alla guida. Ma attraverso questo inventario l’autore si immerge anche nella difficoltà dei genitori a conoscere davvero i propri figli, argomento che è stato affrontato ultimamente: penso a Carlo Lucarelli nel suo romanzo Almeno tu (Torino, Einaudi, 2025, recensione qui: https://www.enordest.it/2025/06/22/il-ritorno-di-carlo-lucarelli/), ma anche alla miniserie televisiva Adolescence ideata da Jack Thorne e Stephen Graham e diretta da Philip Barantini.
Se oltre la foresta brucia anche il ricordo

Un tema quindi incandescente che poteva scadere nel patetico o nel melodrammatico. Rischi ai quali l’autore non ha ceduto. Utilizzando una scrittura scarna, lucida che alterna momenti lirici ad altri crudi, tagliati con il bisturi. Guardando questa terribile realtà con occhi partecipi ma a una certa distanza. Questo inventario, a eccezione dei primi due oggetti, una cornice d’argento e il telefono, che segnano il passaggio tra il prima e il dopo e il tramite dell’ultimo litigio tra Madre e Minore, viene svolto senza alcun ordine cronologico. La narrazione scorre tra presente e passato. Si articola anche attraverso i ricordi dei due genitori. Non tralasciando lo sviluppo della loro relazione, nel tentativo, del tutto impervio, di gestirla e reinventarla dopo la perdita dei figli.
Un lutto da elaborare
Il loro lutto viene descritto nelle sue fasi di incredulità, rabbia, depressione, solitudine e accettazione con estrema sensibilità. Seguendo il faticoso percorso di Madre e Padre nel mettere insieme i pezzi carbonizzati della loro vita. In questo è molto efficace la metafora dell’incendio che divora la foresta vicino a casa loro. Un incendio che avrà un ruolo importante, però, anche nella scoperta della verità.
L’autore

Michele Ruol (Chicago, 1986) è medico e drammaturgo.
Collabora con la compagnia Amor Vacui. Con la quale ha contribuito alla scrittura di Domani mi alzo presto (Menzione speciale Giovani Realtà del Teatro, 2016), Intimità (Menzione speciale Premio Scenario, 2017). E Tutta la vita (2020).

Nel 2015 è risultato vincitore ex-aequo del concorso “Racconti teatrali di guerra e di pace” indetto dal Teatro Stabile del Veneto con Il solito ignoto. Nel 2017 ha ricevuto la Menzione speciale Premio Hystrio Scritture di scena per Mater certa. 2018 è stato selezionato per Network Drammaturgia Nuova e ha vinto il premio Hystrio Scritture di Scena con Lea R. Ha pubblicato racconti nelle raccolte Il veneto del futuro, Marsilio Editori (2005), Giovani Cosmetici, Sartorio Editore (2008), L’amore ai tempi dell’Apocalisse, Galaad Edizioni (2015). E sulle riviste letterarie “inutile” (2017) e “effe – Periodico di Altre Narratività” (2019). Betulla (2021), prodotto dal Piccolo Teatro di Milano per il podcast “Abbecedario del mondo nuovo”, è stato pubblicato nel libro omonimo edito da Il Saggiatore.
Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, Bari, Terrarossa edizioni, 2025.

















































































