A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, nel territorio veneziano, un’ostetrica femminista ha voluto permettere alle donne di partorire in casa e in questa esperienza ha coinvolto molte colleghe, creando un gruppo che ha deciso di non seguire la prassi del parto in ospedale, considerato più sicuro. In questo si collegava a un movimento ispirato al ginecologo francese Frédérick Leboyer, che aveva ideato il “parto dolce”, e del chirurgo francese Michel Odent, che metteva in discussione il sempre più frequente ricorso al cesareo. Questa ostetrica si chiama Franca Marcomin e di recente ha voluto raccontare la sua esperienza di cura in un libro pubblicato dalla casa editrice Il Poligrafo, dal titolo Parti in casa a Venezia. Storia di un’ostetrica femminista e delle sue colleghe.
Un libro corale che riporta anche le narrazioni di quelle donne che hanno partorito non in un ambiente medicalizzato, ma nel calore della propria casa, attorniate da amici e familiari o comunque da persone a esse legate da affetto e partecipazione.
Franca Marcomin e l’esperienza di diventare madre
«Franca e le sue colleghe consideravano il diventare madre un’esperienza unica e irripetibile che andava sottratta al potere di medici e ginecologi sia privati sia ospedalieri e riportata nello spazio reale e simbolico di relazioni significative tra donne e tra i sessi. Volevano rendere possibile per le donne che desideravano una nascita naturale e non violenta, partorire nella propria casa, sentendosi protagoniste, vicine agli affetti più cari, libere di muoversi con agio e assumere, di volta in volta, la posizione più rispondente al proprio sentire.» (dall’introduzione di Alessandra De Perini e Désirée Urizio, p. 11).
Questo progetto, che Franca Marcomin aveva in mente fin dal 2010, è scaturito dalla volontà di lasciare memoria di questa straordinaria opera materiale e spirituale delle madri e delle ostetriche che hanno voluto dare dignità e autorità all’importante patrimonio di conoscenze pratiche e di saperi di cui queste professioniste sono depositarie, per incoraggiale a esercitare e vivere a pieno la differenza femminile.
Il libro

Il volume si divide in tre parti: 1) La scena del parto, le pratiche e il simbolico; 2) Storie di ostetriche e di parti; 3) L’agire pubblico delle ostetriche. Per chi desiderasse approfondire l’argomento, alla fine è proposta un’ampia bibliografia.
Da ogni pagina traspare la forte passione dell’autrice per il proprio lavoro, il suo profondo impegno sociale e politico, la sua volontà di creare una fitta rete con associazioni di donne come ad esempio “Nascere Meglio” fondata da Marilena Taboga e realtà del territorio come “Le Vicine di casa”. Un impegno che ha portato a miglioramenti anche per chi decide di partorire in ospedale, come ad esempio la presenza dei padri accanto alla gestante.
Franca Marcomin, l’autrice

Franca Marcomin, femminista, ostetrica da trentasei anni, durante i quali ha assistito molte donne nei parti in casa, ha avuto incarichi amministrativi come eletta nei Verdi, ha militato in molte associazioni di donne (“Futura – Donne contro il nucleare”, “Donne in nero”) e si è occupata di tematiche della cura. È stata presidente della Consulta delle donne del Comune di Venezia dal 2004 al 2010. Attualmente fa parte dell’associazione nazionale “Preziose”, che sostiene il progetto di Annarosa Buttarelli della Scuola di Alta formazione per donne di governo.
Franca Marcomin, Parti in casa a Venezia. Storia di un’ostetrica femminista e delle sue colleghe, Padova, Il Poligrafo, 2024.
Grazie Annalisa Bruni dell’efficace recensione al mio libro. Hai veramente colto lo spirito della mia impresa, il desiderio di scrivere un pezzo di storia della nostra città, una trasmissione di memoria e di saperi femminili. Ne parleremo insieme il 16 marzo all’M9