Seconda parte dell’intervista al maestro di tiro con l’Arco Daniele Baio. Questa volta facciamo un passo avanti e vediamo come si allenano i futuri campioni.
Quanto ci vuole per diventare un bravo arciere o addirittura un campione?
“Tirare con l’arco è uno sport a tutti gli effetti, perciò paga il lavoro, ma quanto lavoro?….tanto e poi ancora”.
Daniele, prima uomini e poi campioni o viceversa?

“Io ho avuto il piacere e l’onore di lavorare assieme a campioni anzi a delle grandi persone e il programma comprendeva lavoro giornaliero, sia fisico, mentale che tecnico con l’arco. Per dare una misura c’è chi in momenti di carico tirava giornalmente 3-400 frecce, naturalmente poi c’era la corsa, il nuoto i pesi, etc. etc..”
Daniele quanto conta la determinazione?
“Questo porta l’atleta ad aver una consapevolezza di aver fatto tutto quello che serve per arrivare ai propri sogni, e se non consegue una buona prestazione non recrimina nulla, ma anzi va a vedere dove deve ancora migliorare….umiltà, pazienza e determinazione”.
Cosa significa vedere un tuo atleta salire sul podio?
“Quando poi uno arriva in cima a quel podio e si accorge che è meglio sentirsi battere le mani al confronto di batterle, tutto ha un altro peso, si vuole nuovamente e nuovamente salire su quel podio, perciò il lavoro giornaliero sarà solo un modo per arrivarci, o almeno provarci perché con l’arco non ci sono scorciatoie, come non ci sono nella scuola e non dovrebbero esserci nella vita”.
Abbiamo parlato in brevissima parte degli agonisti dai grandi sogni, e gli altri?

“Il tiro con l’arco è per tutti. E la cosa bellissima e che si possono fare le gare dove ogni uno ha il proprio obiettivo, diverso uno dall’altro, dove ci si può trovare a tirare a fianco di campioni del mondo come a bambini alla loro prima gara, perché ogni uno tira dentro il proprio bersaglio non contro dei colori o numeri ma contro le proprie paure, le insicurezze, le aspettative”.
Daniele ma poi c’è una classifica
“Si, poi alla fine ci sarà una classifica ma non mostrerà il vero e reale significato di ogni freccia tirata ma solo una differenza matematica tra atleti. Questo porterà a far lavorare di più chi ha sogni grandi e darà soddisfazione a chi voleva solo passare una giornata diversa, questo è il tiro con l’arco, un modo di scavare dentro di se da soli in mezzo a tanta gente”.