Zizzagando, sì, ovvero procedere senza una logica di pensiero, ondeggiando qua e là, nelle scelte.
Tre settimane, quasi, in questo collage di ricordi e studi, tra fine 2024 e inizio 2025.
Il Genoa passa da americani al romeno Dan Suçu, già patron del Rapid Bucarest

Difficilmente permetterà la squadra più amata della Liguria di ritornare in Europa, un terzo di secolo dopo.
L’esonero di Alessandro Nesta dal Monza

Sapete come la pensiamo, semplicemente non aveva dimostrato abbastanza per allenare una squadra che per due stagioni, al debutto in serie A, si è quasi battuta per la Conference league. Ora tocca tra le difficoltà a Salvatore Bocchetti, che a Verona è subentrato salvando la squadra in serie A. Emersero i meritidell’ex difensore centrale del Genoa, portato in Sudafrica 2010 da Marcello Lippi, a sorpresa.
Roberto Venturato, Elio Gustinetti – 69 anni, quasi ritirato -, persino Fulvio Pea hanno dimostrato più di Nesta, di Andrea Pirlo, di Daniele de Rossi, chiamati in serie B o A più per il cognome da calciatori che portano che per quanto hanno dimostrato in panchina. Nesta, 48 anni, è un’ottima persona, forse la A era troppo per lui come allenatore. Il Monza, peraltro, paga soprattutto la cessione di Colpani, alla Fiorentina, era il suo fuoriclasse.
I dirigenti infiniti

Giovanni Malagò vuole il 4° mandato, quasi che lo sport italiano non esistesse senza di lui, compresa l’olimpiade di Milano e Cortina 2026. Gabriele Gravina si ricandida alla Figc a 71 anni, Franco Carraro ha una poltroncina fra i paralimpici di calcio.
Basket, Trapani è 3^ in serie A, da neopromossa, con un budget da sogni Eurolega
Non va altrettanto bene al calcio, sempre di Valerio Antonini, il patron dei due sport più amati, oggetto di daspo, a Bologna.
Passiamo alla società.
Reggio Emilia aveva e forse ha ancora i migliori asili al mondo, il Diana venne considerato tale da Newsweek, il settimanale americano. E’ in centro città e accanto al centro Loris Malaguzzi, dedicato proprio al re degli insegnanti delle scuole materne e degli asili, ha sede Reggio Children. Presidente è Francesco Profumo, 71 anni, da Savona. Come il comico Enrico Balbotin: “Io parlo savonese”.
La sua storia.
Altri momenti della presentazione, senza domande, curiosamente. Fanno finta di non vederci, evitano di rispondere pubblicamente a domande rivolte pubblicamente. Quasi che pubblicamente debbano esserci solo autocelebrazioni, ringraziamenti, emozioni. In particolare di Carla Rinaldi, presidentessa onoraria.
Sassuolo, il videoracconto del distretto delle ceramiche: “I trend. Giorgio Squinzi e la politica, i figli non lo fanno rimpiangere. Civita Castellana polo per i sanitari”.
Domanda anche da una giornalista italiana per stampa estera. Ci sarebbe piaciuto sapere quanto ha perso il distretto con la retrocessione in serie B del Sassuolo e come sarà quel mondo nel 2050.
Qualcuno provocatoriamente ha detto: “Per rilanciare le ceramiche, occorrerebbe mettere l’obbligo del bidet in tutta Europa”.
Torniamo al basket, ma per la politica.
Non avevo grandi dubbi che Giovanni Petrucci sarebbe stato confermato alla guida della federazione di pallacanestro. E’ il 6° mandato, quarto di fila, nel 2028 avrà 83 anni. Non gli resta che candidarsi al Quirinale.
Speravo che Petrucci restasse come presidente onorario, in quel ruolo stava benissimo, invece no, si è preso il 70% dei voti.
Non conosco Guido Valori, neanche peraltro ha avvicinato il sorpasso.
Con un altro presidente non sarebbe stato esonerato Romeo Sacchetti, fra i rari ad averci qualificato alle olimpiadi, da 40 anni a questa parte. Ce l’hanno fatta solo Gamba per due volte, negli anni ’80, Tanjevic a fine millennio e poi Carlo Recalcati. E, appunto, Meo.
Ma poi chi ha scelto, come ct? Uno fuori dagli schemi, a tratti un giullare, capace di festeggiare una coppa europea, la terza, come importanza, a Sassari, con idee piuttosto fuori dagli schemi. Uno che più di una volta è stato espulso e non la prendeva certamente bene. Preso per centrare la qualificazione a Parigi, invece siamo usciti nettamente in semifinale, con Porto Rico. E là Petrucci a difendere Pozzecco. Li avevo notati 2-3 anni fa a Trento, al festival della Gazzetta dello sport.
A me piacerebbe vedere sulla panchina azzurra il migliore o uno dei migliori, Walter de Raffaele, Ramondino, soprattutto Trinchieri, magari Scariolo, e che faccia giocare i migliori, a partire da Amedeo della Valle. Senza se e senza ma.
Desidero un presidente federale che spieghi alla Fiba la necessità di portare in Eurolega i team campioni di ciascun Paese, magari anche la finalista, l’importante è che ci sia solo il merito sportivo. Non chiedo tanto, chiedo che in Eurolega non vadano per forza Milano o Virtus Bologna; se Brescia raggiungesse la prima finale scudetto della storia, dovrebbe giocare l’Eurolega.
Ci sono mille modi per diffondere la cultura del basket, tra i primi ci sono i musei societari, cittadini, i racconti a teatro di grandi e piccoli personaggi, di grandi e piccoli club. Poi, abbassare i prezzi, eliminare i balordi dalle curve, limitare gli stranieri e i passaportati e gli allenatori da fuori. Impedire il più possibile gli esoneri per permettere ai club di crescere.
Di nuovo calcio, con il racconto della curva del Palermo
“Le rivalità e i campioni di ogni tempo. I voti ai presidenti. Quanto si spende per le trasferte al nord”.
Poi siamo tornati a Modena, al termine del successo dei gialli sul Pisa, per raccontare il magico mondo nerazzurro
Non è stato facile, tra freddo, delusione e voglia di andare a cena. E’ mancato il top 11 di ogni tempo.
Il nostro punto di vista sul volley femminile.

Daniele Santarelli è quasi imbattibile, con il successo nel mondiale per club in Cina, contro le asiatiche di casa, raggiunge i 23 trofei a Conegliano, più 4 conquistati con nazionali.
“Sono milanista – ci aveva rivelato -ammiro molto Carlo Ancelotti”. Ha 43 anni, stupisce per l’incredibile percentuale di successi, in finali e non solo. Sta superando il modenese Giovanni Guidetti, il tecnico femminile migliore del millennio.
Il mondiale per club è l’ennesimo trofeo di Conegliano, il club italiano più titolato al mondo, dietro soltanto al Milan, che vanta 6 Champions e 3 mondiali per club.
In bacheca le trevigiane vantano 2 Champions e 3 mondiali per club. Nessuna società del nostro sport ha vinto tanto a livello assoluto, fra le donne. Dietro il Milan c’è l’Inter, con 3 Champions e coppe intercontinentali. Non si fa nella pallanuoto, sennò la Pro Recco chissà quante Intercontinentali avrebbe vinto.
Imoco Prosecco, dunque, batte le cinesi in 3 set, recuperando il primo, dominando il set, controllando il terzo. Mvp è Isabella Haak, svedese, opposto più continuo di Paola Egonu, nei palloni chiave. pentita. Milano con Egonu e Myriam Syllaè solo terza, è stata spazzata via dall’unica gara complicata del girone, dalle cinesi. Nonostante Stefano Lavarini, fra i migliori allenatori al mondo, con la Corea del sud e ora con la Polonia.
Fra le 7 premiate anche Sarah Fahr, centrale, la banda Zhu, cinese, ex Scandicci, e la regista polacca Joanna, Asia Wolosz. E’ stata festa grande per i tifosi veneti, in Asia.
Chiudiamo con tre lutti di queste settimane.

Addio a Daniele Bagnoli. Aveva solo 71 anni, è stato forse il più grande allenatore italiano di ogni tempo, 8 scudetti nel volley, di cui 6 a Treviso, una marea di trofei, avrebbe meritato di guidare l’Italia, non solo la Russia in un biennio grigio, dal 2009 al 2011.
Daniele era di Mantova, iniziò proprio nella città virgiliana, conquistando i primi successi, in panchina. Aveva 40 anni quando portò Reggio Emilia in serie A1, meritando la chiamata della Panini Modena, subito. La cavalcata era già iniziata. Basso profilo, gioco razionale, anche spettacolare, continuità.
Non sbagliava praticamente mai, vinceva con regolarità ogni trofeo possibile in Italia e molti anche in Europa. Eppure solo una volta, in Italia, venne premiato come miglior allenatore, sembrava quasi che ogni suo successo, sul parquet, fosse scontato.
Daniele meritava altre celebrazioni, era uno schivo, misurato. Ricordo quando vinse lo scudetto a Modena, era quasi in sedia a rotelle per i postumi di un incidente stradale.
Ebbe a lungo come vice Roberto Piazza, ct dell’Olanda e tecnico a Milano, altro misurato. Bagnoli è stato con ogni probabilità il più grande sportivo nella storia di Mantova, più ancora di Andrea Anastasi, pur non essendo stato giocatore di livello. Gli va intitolato al più presto un palasport, un museo, una galleria.
Nel ciclismo, l’addio al principe dei ds, Gianni Savio, celebrato da Adriano de Zan

Aveva 76 anni, era stato ct del Venezuela e anche della Colombia. Era spesso in tv a fine anni ’90 accanto al re dei telecronisti, era la prima alternativa a Vittorio Adorni, altro scomparso, interlocutore privilegiato del padre di Davide, pure giornalista. L’avevamo conosciuto al mondiale di Imola, durante il covid, con i baffi, capelli bianchi, elegantissimo, gentilissimo.
Agroppi

La scomparsa di Aldo Agroppi, giocatore di spessore e poi allenatore e infine opinionista tv. “I calzettoni alla cacaiola”, era una delle sue espressioni preferite, in tv. Ovvero alla Omar Sivori. Era un bel mediano, nel Torino, vinse due coppe Italia, si affacciò anche in nazionale, con 5 presenze. Da allenatore non ha avuto fortuna, sono più le volte in cui è stato esonerato. A incominciare dalla panchina viola.Ma ha portato il Pisa in serie A e con la Fiorentina è arrivato in Coppa Uefa; a Perugia in B ha segnato un record: una sola sconfitta nella stagione
Da opinionista è stato più ribelle: intendiamoci, poteva anche avere ragione! Fu per anni l’opinionista principe de La Domenica Sportiva, scatenato, soprattutto contro Antonio Matarrese, che Vittorio Cecchi Gori avrebbe chiamato Maccanese, dizione non sfuggita a La Gialappa’s band.
Agroppi attaccava, piaceva, incendiava, divideva e Matarrese ribolliva. Fu una bella scelta, della Rai, un po’ come il Daniele Adani di oggi, che per 3 anni, complessivamente, partendo da Skysport, si è scagliato contro Massimiliano Allegri e il suo non gioco, alla Juventus.
Agroppi era acceso antijuventino, come chi scrive, peraltro nato bianconero, grazie a papà Vasco, sino al 1986, allo scudetto perso dalla Roma di Sven Goran Eriksson.
Agroppi criticava, sempre e comunque, amava la provocazione, faceva discutere, come usava a Il processo del lunedì, di Aldo Biscardi, ma faceva specie che parlasse così su Rai1. A fine carriera, da opinionista, si dedicò a radio Sportiva, toscana come lui.
Agroppi fu, di fatto, l’ex calciatore e allenatore più puntuto, nei commenti, bersagliò anche Marcello Lippi. Fra i più coraggiosi ci fu anche Massimo Mauro, a Sky, ma non era stato trainer.
Non era diplomatico e alla lunga non è detto che sia un bene. Ha scritto due libri, mancherà a chi, come noi, ama l’onestà intellettuale e rifugge l’essere lacchè.