Settembre 1984. Apre il quotidiano La Nuova Venezia. È la sfida che Giorgio Mondadori e Carlo Caracciolo del Gruppo La Repubblica lanciano, in diretta concorrenza allo storico e radicato Gazzettino. Sarà il primo quotidiano in Italia con i giornalisti davanti a una tastiera e ad un computer a produrre articoli e titoli senza le rumorose e mitiche linotype. È l’inizio del giornalismo multimediale.
40 anni di La Nuova Venezia
Sono passati 40 anni, i ricordi sono indelebili. Tanto che dall’album dei momenti ho estratto la foto del mio primo giorno di scuola, pardon di lavoro, con il capo-redattore Emanuele De Polo, già figura storica del Gazzettino. Aveva accettato la nuova sfida e messo su una banda di giovani cronisti.
I miei primi giorni a La Nuova Venezia
Mi ricordo che giorni prima (non si usavano i telefonini…) mi chiama a casa il direttore Lamberto Sechi. Già direttore di Panorama e dell’Europeo. Un nome conosciuto e famoso che rivoluziona il modo di fare giornalismo in Italia.
Già in città tra noi giovani pubblicisti in attesa di futuro, circolava la voce di possibili assunzioni. E gli scherzi telefonici, tra noi, erano all’ordine del giorno. E squilla anche il telefono di casa mia: “Pronto! Sono Lamberto Sechi, c’è Maurizio Crovato?”. E io che pensavo ad uno scherzo, rispondo: “Ciao Lamberto! Sono Giorgio Bocca, dimmi”. Sono Lamberto Sechi, prossimo direttore della Nuova”. E io di nuovo: “E io sono Indro, Indro Montanelli!”. Sono Sechi e io non scherzo, cazz..”. Scusi tanto, direttore, mi perdoni. “Venga immediatamente alla Giudecca, nel mio appartamento vicino alla Guardia di Finanza”.
Corro subito. Assunzione immediata. Altri tempi.
Arrivano da mezza Italia tanti giovani cronisti per l’assunzione. Molti provenivano da Paese Sera. Mi ricordo una giovanissima praticante romana, tale Marina Magliacano, destinata alle “Rubriche”: “Pronto sto arrivando in redazione a Venezia. Dove posso parcheggiare?”. E io, bastardo dentro: Sì, sì collega, parcheggia pure sotto il Ponte di Rialto, vicinissimo alla redazione, ma é a pagamento!”. Quando arrivò in redazione, con macchina parcheggiata a Mestre, era arrabbiatissima. Mi ricordo Antonella Trentin, figlia del grande sindacalista Cgil. Viene destinata alla redazione di Mestre, per fare il giro di nera. Non avendo la patente, girava in bici, tra Questura e Caserme CC, accumulando notevoli ritardi per l’uscita del giornale.
La Nuova Venezia prende forma
I giovani provenienti da Paese Sera, andarono tutti a Mestre, convinti che la città più numerosa avrebbe venduto più copie… e invece delusione. Fin dai primi giorni si vendevano circa 20 mila copie. Con grande sorpresa il centro storico e le isole superavano di gran lunga la terraferma. Immediata assemblea chiarificatrice modello ‘68. Questa la “linea di condotta” della “capa” Lucia Visca: si vende di più a Venezia perché i giovani e gli operai acquistano il giornale a Piazzale Roma!
In questa banda sciamannata di ventenni e trentenni, c’era un solo “vecchio”. Era Sandro Meccoli, per la sua tracotanza e supponenza lo chiamavamo in redazione il Conte Moccoli-Leccoli. Era stato una delle grandi firme e corrispondente del Corrierone. Noi scrivevamo direttamente al computer. Lui invece rifiutava la modernità. Troppo volgare. Scriveva gli articoli su un foglio bianco candido con la penna stilografica. Una magnifica Montblanc di madreperla. Quando finiva il “pezzo” che leggeva a voce alta chiuso nella sua stanzetta, chiamava la segretaria Patrizia (sorella della collega Cinzia Sasso). “Signorina! Pezzo da licenziare”. E la segretaria, guardando noi umili cronisti sorridenti, rispondeva: Sì, sì, pezzo di…! E giù tutti a ridere. In redazione regnava la goliardia pura.
Le mie avventure
Avevamo tutti la mania degli “scoop”, come quando annunciammo per primi gli arresti dei croupier al Casinò. Il sindaco Mario Rigo si precipitò in redazione per capire se era vero…Oppure quando scrissi un articolo insolente, sostenendo che la mostra a Palazzo Ducale, “La Cina a Venezia”, era strapiena di vasi antichi, ma falsi. Apriti cielo! Si sfiorò la crisi diplomatica con l’Ambasciata Cinese a Roma. Sindaco Mario Rigo arrabbiatissimo. Poi silenzio strano. I cinesi avevano mandato delle copie, ma ugualissime all’originale. Così, per motivi di sicurezza. La mia “fonte” al Museo Correr non mi aveva tradito.
Quella volta che a La Nuova Venezia divenni cameriere
Altra avventura, anno 1987, importante riunione G7 a Venezia. Siamo al centro del mondo, ci grida il nuovo direttore Franco Oliva. Forza ragazzi portate belle notizie, la città è blindata militarmente. Io e Mario Lollo, forse eravamo i più indisciplinati in redazione, decidiamo di infiltrarci in due posti clou del G7. Lui tentava di entrare alla Fondazione Cini, dove c’era il brindisi. a Palazzo Pisani-Moretta dove era prevista la cena dei “grandi della terra”. Mario Lollo, riconosciuto subito, fallì l’impresa. Io invece, travestito da cameriere, vengo assunto da Cipriani, per 300.000 lire di compenso. “Sai servire alla francese? (ovvero i piatti direttamente dalla cucina…). Sì. Parli inglese e francese? Sì. Hai referenze? Sì, la prestigiosa scuola per camerieri di Bad Kleinkirchheim in Austria. (Era una grossa bugia, ma l’avevo visitata quando insegnavo all’Alberghiero di Jesolo, ndr). Assunto per la serata.
La città era blindata con migliaia di poliziotti
A Palazzo Pisani Moretta, c’erano i carabinieri subacquei sulla riva, mitra e poliziotti attorno al palazzo. Quando entro, vestito da cameriere in giacca nera e papillon bianco, vengo perquisito, in pratica denudato dalla Digos. Entro nel salone, e nei tavoli vicini alla porta (quelli riservati agli ospiti meno importanti…mi vede il sindaco Nereo Laroni, e sghignazza in dialetto: “Ciò Mauri, ti fa anca el camerier adesso!”. E io serio e impassibile: signor sindaco mi sta confondendo con il mio gemello Giorgio. Ah scusi tanto, buon lavoro.
Entro in cucina per servire il piatto di risotto “con i gò strucai”. Prelibatezza della casa. Sulla porta c’è la troupe esclusiva del Tg1. Il giornalista Vincenzo Mollica, oggi famoso, mi riprende e mi chiede che piatto è. Poi mi dice tutto contento: pensi che sono l’unico giornalista presente al mondo per questa cena dei grandi! E io replico impassibile: se lo dice lei…
Come dirlo al direttore de La Nuova Venezia?
A mezzanotte, dopo aver assistito e discorsi e battute imperdibili. Approfitto del telefono della cucina per chiamare il mio direttore Franco Oliva. “Ciao direttore, sono qui dentro a Palazzo Pisani Moretta, pronto per gli articoli di domani…”. Risposta del direttore che mi lasciò allibito: “Ti sei messo nei guai, il giornale non risponderà dei possibili reati, sono cazz…tuoi, noi non ne sappiamo nulla!”. Grazie direttore, molto gentile…Mi partì un vaffa.
Quando il giorno dopo cominciai a scrivere, il direttore non c’era. Raccontai che su un tavolo c’era in piacevole conversazione Gianni Agnelli, a destra con la moglie di Pierre Trudeau, a sinistra con la signora Chirac. Alternava perfettamente il francese e l’inglese. Un tavolo più in là Azeglio Ciampi, direttore all’epoca della Banca d’Italia, con Marta Marzotto. Riportai la loro conversazione: la prossima banconota da 50 mila metteremo le tue cosce dipinte da Guttuso! E giù a ridere divertiti.
Il giorno dopo i primi guai
Mi chiama la Digos in Questura per chiarimenti e mi trattiene. L’Associated Press, americana, diffonde una nota: durante il G7 a Venezia c’era un giornalista travestito da cameriere. Apriti cielo! Cipriani annuncia querele, io non c’ero proprio e dovrò rispondere in tribunale. Mi salva Vincenzo Mollica del Tg1. Al tg delle 13.30 il conduttore Piero Badaloni, comincia così l’edizione: “Oggi apriamo il tg con una notizia curiosa. Cosa mangiano i grandi della terra riuniti a Venezia? Lo chiediamo in esclusiva mondiale al nostro inviato Vincenzo Mollica, linea a te Vincenzo”. Le prime immagini non lasciano dubbi. Sono io, tutto sorridente che esco dalla cucina con i piatti di risotto. Mia mamma mi vede e mi chiama tutta preoccupata: ma cosa hai combinato Mau?
In conclusione: sono stato chiamato dai tg di mezzo mondo, in diretta sul tg francese TF1, su quello russo e quello tedesco. Il Die Welt, carogna, titola in prima pagina: E se il cameriere fosse stato un terrorista?
Auguri a La Nuova Venezia
La collega Roberta Dei Rossi, mi assiste in redazione alla Nuova di S.Lio, per le centinaia di chiamate. Pochi giorni dopo mi chiama da Milano anche Enzo Biagi, hanno deciso di conferirmi il prestigioso premio giornalistico “Il Premiolino”, come miglior cronista dell’anno.
Per la consegna ci sarà il direttore della Nuova, Franco Oliva….
È la stampa bellezza.