Per i giornalisti, Riccardo Sommariva, 60 anni, vice-questore della Polizia di Stato di Venezia, é una specie di mito: per la sua umanità e semplicità. Adesso che va in pensione dopo 36 anni, come si dice, di onorato servizio, possiamo raccontare la sua storia professionale. Va dall’arresto clamoroso del boss della mala del Brenta, Felicetto Maniero, alla creazione, presso gli uffici della Questura, della prima nursery per immigrate e figli, in collaborazione con il Lyons’s Club di Mestre e il reparto di pediatria dell’Ospedale all’Angelo. Primo esperimento del genere in Italia.
Sommariva il marinaio che divenne poliziotto
Sommariva, veneziano doc, si diploma all’Istituto nautico “Sebastiano Venier”, poco meno che ventenne. Il suo destino é il mare, che ama da sempre, e la navigazione. Servizio militare in Marina, 18 mesi di naja all’epoca, con imbarco nella fregata operativa “Grecale” e 18 mila miglia di navigazione. Finito il servizio militare si imbarca come allievo ufficiale nelle navi cisterna in giro per gli oceani. A quasi 24 anni, incontra a Venezia, per caso, un vecchio amico di Mestre. “Ciao come stai? – dice il mestrino – mi fai un favore? Mi puoi accompagnare nel sestiere di Castello, alla caserma Ps di San Lorenzo. Non so dove sia, ma devo ritirare la domanda per entrare nella Pubblica sicurezza”. Ok, risponde Sommariva. Arrivati in Questura, il portiere di turno vede i due giovani e consegna due domande per il concorso. Per educazione, ritira anche lui i moduli. Torna a casa e fa vedere alla mamma il bando di concorso. Perché no? Dice la mamma. Perché il mio destino è la vita in mare, risponde. Poi la provocazione che segna il suo destino. La mamma è una accanita fumatrice e Riccardo che odia il fumo, replica: “Ok, faccio il concorso se tu smetti di fumare mamma”. Risultato: l’amico mestrino viene respinto e lui vince il concorso, prima da agente e poi da ispettore. Nel frattempo si laurea a Padova in Scienze politiche, con indirizzo internazionale.
Il marinaio che mise le manette ai polsi a Maniero
Nel 1988 esordisce come poliziotto al Reparto mobile di Padova. Agli inizi degli anni Novanta é ispettore a Trieste a capo della squadra di polizia giudiziaria. Momento delicato in quell’area di confine con i traffici criminali di armi tra l’Italia e la ex Yugoslavia. Fino al 1997 é responsabile della sezione Criminalità organizzata per la Squadra mobile di Venezia. Sono i momenti duri della Mala del Brenta, decine di omicidi e di rapine. E infatti tocca all’ispettore Sommariva nel 1994 arrestare a Torino “Faccia d’angelo”, il boss dei boss, poi pentito, Felice Maniero.
Un ricordo indelebile l’incendio della Fenice. Dopo una rapida indagine si scoprono i responsabili. Sono due piccoli imprenditori veneziani, preoccupati di non rispettare i termini di fine lavori.
Nel 2001, Sommariva viene nominato dirigente presso l’ufficio immigrazione
E qui sta il ricordo più bello. La creazione a Marghera di una nursery per gli immigrati stranieri: mamme e bambini. Un lavoro incredibile con la collaborazione delle donne del Lyons Club di Mestre, del pediatra Umberto Marcello Del Majno e il contributo finanziario del Comune, grazie al pro-sindaco Gianfranco Bettin.
A partire dal 2016 le delicatissime indagini sul Clan dei Casalesi che avevano sostituito la Mala del Brenta.
Se la vita è un romanzo, quella del vice-questore Sommariva, è ora tutta da raccontare. Infatti oltre ad aver iniziato a fare il giornalista, Riccardo Sommariva, sarà a disposizione dell’Università di Padova. Per gli studenti la sua esperienza é didattica allo stato puro.
“Anche se per il momento – precisa con la sua proverbiale semplicità- penso a passare tante ore sulla mia barca a vela”.
Il fondo il mare, ovvero il primo amore, non si scorda mai.
Buon vento Riccardo.