“L’ombra verde”: con questo suggestivo titolo la pittrice Giusi Naletto ha presentato la sua nuova mostra a Mestre alla Galleria White Space in Calle Legrenzi (aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 19.30 per tutta la settimana). Giusi Naletto, friulana, 83 anni, ha insegnato fino al 1997 all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Lasciato l’insegnamento, ha frequentato i corsi di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si è diplomata nel 2003.
La storia di Giusi Naletto
Negli anni Settanta si è avvicinata alle tecniche calcografiche presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Nei primi anni Novanta ha seguito i corsi di disegno, pittura, acquerello e xilografia ed è ammessa alla Scuola Libera del Nudo. E’ socia del gruppo internazionale di artisti e incisori “Atelier Aperto” di Venezia.Dal 2013 è anche socia dello storico “Gruppo Donatello” di Firenze. Ha partecipato agli “International Symposium of Contemporary Art”, che, in modalità informatica, si tengono nei Musei, Gallerie, Istituzioni, Fondazioni, Fiere, Università di tutto il mondo.
Ha incominciato a esporre nel 1993 con personali e con partecipazioni a mostre collettive, in Italia e all’estero. Dal 2008 al 2023, su invito o selezione, ha inoltre esposto in più edizioni delle Biennali Internazionali di Grafica di Bassano, Sarcelles-Parigi, Acqui Terme. Nel 2018 ha vinto il Premio Firenze “Fiorino d’oro” per la Grafica. La mostra appena inaugurata a Mestre è stata presentata dal critico e giornalista Ivo Prandin. Ecco le parole con le quali Prandin ha illustrato la nuova personale di Giusi Naletto:
L’ombra sulla terra
Il rumore dei grandi eventi che sempre più spesso accadono nel presente in cui viviamo arriva a noi trasformato in semplice eco: il tuono diventa sussurro. Però abbiamo un radar che li rende percepibili: la nostra sensibilità. Quando, poi, la sensibilità è quella degli artisti, dei poeti e dei profeti, allora abbiamo la narrazione: il fenomeno naturale o estremamente umano diventa racconto, poesia, rappresentazione. E inquietanti immagini.
L’Ombra Verde di Giusi Naletto
Tutto questo per annunciare il nuovo ciclo pittorico di Giusi Naletto, “L’ombra verde” dedicato ad una possibilità problematica del nostro futuro: cioè che la Natura, nella forma attuale determinata dall’evoluzione, subisca una involuzione, un violento processo di arresto, anzi regressivo quale sarebbe, per esempio, una metamorfosi negativa che l’Uomo non può controllare. Nella visione o sogno di Giusi questo evento di natura è il mondo vegetale che d’improvviso ha preso a moltiplicarsi: caotico e inesorabile, si espande come un tumore e conquista lentamente l’intero organismo Terra.
Questa mostra ha le sue radici nella minaccia involutiva dell’ambiente ancestrale, ed è, essenzialmente, una elaborata metafora, una fantasia di pittore, affidate entrambe alla forza espressiva della pittura. Le opere simboliche di Giusi sono -consapevolmente – una sequenza simile a una nuvolaglia di variazioni monocromatiche (il color verde) un tumulto di immagini crude che ci colpiscono, direi che toccano e quasi feriscono la nostra coscienza e ci provocano forti emozioni con il loro trainante magnetismo evocativo.
Ah quel verde famelico e soffocante e tuttavia sempre bello! Sì, la spessa coltre verde che Naletto dipinge nelle tappe della sua marcia cancellatrice di paesaggi e di storia umana, conserva ai nostri occhi una sua allure estetica: la bellezza nella tragedia.
Il pensiero assurdo
E qui affiora un pensiero assurdo: l’espansione della pandemia verde ha una sua fantastica finalità, quella di avvolgere il creato non per ucciderlo ma per trasformarne il respiro in una sospensione della vitalità: la terra viene avvolta in un sonno minerale per conservarla a futura memoria quando risorgerà dopo un periodo di “purificazione” in un inimmaginabile futuro.
La nostra artista non si sottrae all’oscuro fascino della finitudine del mondo naturale (che include l’umanità, e non è un effetto secondario), non mimetizza i suoi sentimenti nei confronti della minaccia planetaria. Ma la sua umanità è forte e non cede allo sconforto: sa che il Sapiens ha capito il messaggio dell’Arte e sa che quel velo umiliante può essere spazzato via…
PANDEMIA VERDE richiama alla mente immagini suggestive, positive, accattivanti, quasi un ritorno alle origini.
Camminando lungo sentieri di campagna e di montagna scopro ruderi e casolari abbandonati: le piante, senza intervento umano, si riappropriano dei loro spazi, edera, arbusti, alberi giganteschi nascondono parte dei muri fatiscenti.
Non solo la vegetazione, ma anche l’acqua deviata, a volte, riconquista il letto originario.
A Tirano, in Valtellina, un torrente dopo le piogge scorre attraverso alcune vie della cittadina, memore del vecchio corso.
La natura ha memoria
Brava, Giusi!
Sono molto incuriosita, e l’avrei visitata con molto interesse, la mostra inaugurata e commentata da Ivo. In questo momento sono in Svizzera, ieri a Basilea e oggi di nuovo a Lugano. Basilea è una città incantevole, ed oltre alla sua storia e alla ricchezza di proposte culturali e di arte, è una città VERDE.
In primavera, si sa, le sfumature di verde sono infinite e i momenti per stupirsi innumerevoli. Alberi, cespugli, parchi – e coloratissime composizioni di fiori ovunque nella città.
A Lugano invece ci sono le passeggiate nei parchi lungolago, un incanto di macchie e “muri” di colore di azalee e rododendri. Nemmeno un mese fa la città era tinta del rosa di innumerevoli magnolie –
– la vie en rose!
E tutto questo ad appena un’ora di macchina da Milano!
Non so se userà la vegetazione, certo non solo la vegetazione, ma è evidente che la natura ci sta inviando segnali chiari che è in rivolta.
Dunque è stata scelta importante quella di Giusi di usare la modalità che le è più consona, quella del segno, della forma e del colore per dare eco al grido della natura che si ribella ai soprusi dell’ uomo.
Grazie Giusi