Non capisco come mai il Corriere nell’editoriale di un suo autorevole politologo fa decorrere dalla prima repubblica l’odio che si è instaurato tra destra e sinistra. È, invece, un fenomeno relativamente recente, cioè da quando la destra, con Berlusconi, agitò il fantasma del comunismo come spauracchio. Prima di allora, la destra era talmente esigua che non contava. Tra i rappresentanti dei vari partiti c’era rispetto. Tanto che Moro propose le convergenze parallele per fare entrare i comunisti nell’area democratica. Per di più correvano flirt e relazioni sentimentali – soprattutto clandestine, ma qualcuno culminò con matrimoni duraturi – tra parlamentari di destra e di sinistra. Inoltre, è proverbiale l’amicizia e cordialità tra Berlinguer e Almirante, ma anche tra altri.
Cosa succede se manca il rispetto
Oggi, invece, i partiti sono diventati sette. Infatti, per molti della maggioranza né Fioravanti né la Mambro e neppure Ciavardini sono colpevoli, perché, essendo della loro stessa cricca, non possono essere assassini. E seppur lo siano non importa. Certo, qualsiasi sentenza può essere sbagliata, ma bisogna rispettarla. Comunque, vanno difesi perché colpevoli sono solo gli altri.
Non mi sorprende affatto, anzi trovo giusto, che De Angelis solidarizzi con loro e ne propugni l’innocenza, tanto più che Ciavardini è suo cognato. Forse è al corrente di una verità che è sfuggita ai tre gradi di giudizio e sa chi sono i responsabili. Magari vuole essere interrogato dai giudici. Non è lui a doversi dimettere, ma chi assume come portavoce un personaggio condannato perché vicino al terrorismo nero benché dopo le condanne eletto prima alla Camera e poi al Senato.
Il rispetto tra uno dei padri fondatori e un ex gerarca fascista
Un tempo il detto popolare predicava che “il pesce puzza dalla testa”. E non si sbagliava. A questo punto mi piace – come spesso amo fare per non dimenticare episodi salienti, come pietre miliari, di storia del nostro paese – ricordare la conversazione che nel 1948 ebbe Vittorio Foa, uno dei padri fondatori della democrazia, con un ex gerarca fascista. “Se aveste vinto voi – gli dice Foa – io sarei ancora in prigione. Siccome abbiamo vinto noi tu sei senatore della repubblica”.
Nel caso De Angelis manca il tatto e il rispetto per le familiari delle vittime
Comunque, se vogliamo essere pignoli De Angelis – anche lui è stato parlamentare, ancorché il Corriere lo definisca terrorista – non potrebbe esprimere la propria opinione perché, essendo portavoce, deve parlare per riportare il pensiero del leader. Il suo non è il diritto che hanno tutti gli altri che, se esprimono la propria opinione, non finiscono in prima pagina. Lui esprime un’opinione che diventa pubblica perché è il portavoce del governatore del Lazio.
Però, è anche un caso a parte perché è amico e sodale dei tre condannati e, gode della solidarietà della maggioranza, speranzosa che gli italiani credano più alla sua opinione che alle sentenze passate in giudicato e alla convinzione dello stesso Presidente della Repubblica Mattarella, che afferma continuamente, perché non si dimentichi, che la strage di Bologna, la più efferata degli anni 80 del XX secolo, è di matrice neofascista.
Calenda in politica perché non è riuscito a sfondare neppure nel cinema
Come tutti coloro che non hanno trovato il lavoro ideale, a una certa età a Calenda non è rimasta altra scelta che mettersi in politica. E senza alcuna qualifica né altro merito, se non beniamino di Montezemolo, è subito diventato ministro. E pensare che non era nemmeno riuscito a fare l’attore seppure sin da neonato abbia poppato latte e cinema, essendo la madre regista e il nonno, Luigi Comencini, un famoso cineasta di livello e fama internazionale. Resta, comunque, una sua bella prova in “Cuore” di Comencini, interpretava il bambino Enrico, figlio dell’ingegnere.
Il rispetto è anche saper rifiutare un incarico se si può essere tacciati di nepotismo
Invece, il nipote economista del Presidente della Repubblica è arrivato a essere, immagino non senza disagio, amministratore delegato di Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti. Capisco il suo imbarazzo nell’accettare il prestigioso incarico perché anch’io nel mio piccolo, al ginnasio provavo quella stessa sensazione conoscendo il francese meglio del prof e l’inglese quasi come mio padre che era mio insegnante e vice preside. Ma quella era l’unica scuola media di Marsala e non potevo non andarci, mentre Bernardo Mattarella potrebbe non accettare un incarico statale, tanto farebbe altro.
Ma Robin Hood tassava le banche? O aveva rispetto per le classi meno abbienti? Infatti rubava ai ricchi per dare ai poveri
Parlamento, incompetente, senza interesse né attenzione per i lavori quotidiani e le molte assenze. Governo distratto, deputati e senatori approvano e firmano senza sapere che cosa. Tanto che Fratoianni e la sinistra – e non è la prima volta – sono riusciti a fare approvare un ordine del giorno che costringerà la Camera, senza averne voglia né intenzione, a discutere la proposta di istituire una piccola tassa sui patrimoni superiori a 500mila euro, che chiamano patrimoniale e che fa drizzare i capelli alla destra. Ovviamente la proposta, benché dedicata a combattere la dispersione scolastica, che raccoglierebbe più di 10 miliardi di euro con un’imposizione di appena lo 0.5% e che non impoverirebbe nessuno, non sarà approvata essendo il governo strenuo protettore dei ricchi. I loro soldi non si toccano.
È rispetto non toccare i ricchi?
Si può abolire il reddito di cittadinanza e bocciare il salario minimo, ma – forse per scaramanzia, perché porta male – non si tocca un centesimo ai ricchi. Come quando, dopo il 1870, furono espropriate le proprietà del Vaticano e nessuno le comprava, benché a prezzo molto conveniente, perché la Chiesa le aveva maledette e si temeva che chi le avesse abitate fosse vittima di disgrazie. Però il problema si dibatterà in aula e gli elettori sapranno che il governo protegge i benestanti a discapito della povera gente.
A sorpresa, invece, il governo, che millanta di essere Robin Hood, decide un prelievo sugli extra profitti in seguito all’aumento di mutui delle banche, che protestano. Crollano tutti gli istituti bancari alla Borsa di Milano, dove, in un solo giorno si sono perduti dieci miliardi di euro. Giorgetti, che probabilmente non è d’accordo sul provvedimento, non si è presentato in conferenza stampa. Pur essendo socialista l’ispirazione originaria di FdI, come era di Mussolini e poi del MSI, oggi, chissà perché, predilige più la ricchezza, che la povertà che – in effetti, diciamo la verità, non gli si può dare torto – è molto più gradevole della miseria.
Non è rispetto chiedere sempre qualcosa
I poveri sono fastidiosi, talvolta proprio insopportabili. Non simpatizzano nemmeno tra di loro perché hanno sempre qualcosa da chiedere o di cui lamentarsi. Molti mancano persino dei più elementari principi di igiene. Meglio starci alla larga. Ecco perché il governo sovranista non se ne occupa e preferisce avere a che fare con miliardari e milionari, che, seppure pretenziosi, poi ricambiano i favori. Tanto, i poveri sono anche stupidi e non si recano nemmeno a votare.
Rispetto per gli evasori fiscali
Sempre per scaramanzia, questo governo è stranamente simpatizzante anche con gli evasori fiscali. Sembra che ci tenga a dimostrarlo in ogni occasione. Nella riforma fiscale, per cui la Camera ha già votato la legge delega, la grossa anomalia è che entro il 2026 la contribuzione sarà ridotta a un’unica aliquota sia per chi guadagna poche migliaia di euro l’anno che per chi guadagna milioni.
L’obiettivo da raggiungere è la Flat Tax per tutti. Il progetto non è solo iniquo perché favorisce chi ha redditi maggiori, ma contravviene al principio costituzionale che vuole la contribuzione progressiva e adeguata al reddito.
Che cosa ci sta a fare la Consulta se interviene raramente e sempre con notevole ritardo? Perché non comincia a dare un parere prima che la legge diventi esecutiva, visto che già l’Europa e il Fondo Monetario contestano la riforma perché la definiscono non paritaria? Per di più la bozza di legge prevede inspiegabilmente tante vie di fuga per gli evasori fiscali nel caso in cui vengano rilevati illeciti.
Una sorta di complicità con i disonesti, che mi sorprende e mi addolora perché in deroga alla morale fascista. Ci pensavo a Sabaudia, città tipicamente mussoliniana, sorta miracolosamente dalla palude pontina, dove ho appena trascorso qualche giorno di vacanza. Con la repubblica, seppure le giunte comunali siano state sempre nostalgiche, il litorale, un tempo suggestivo, e l’ampliamento del centro storico sono stati deturpati da ignobili speculazioni immobiliari di cui nessuno si vergogna né è stato additato al pubblico disprezzo, come meriterebbe, se non la galera.
Perché è importante il seggio senatoriale di Monza
Intanto, l’eredità di Berlusconi è ancora in bilico. Non si sa se e quando le sue ultime volontà diventeranno esecutive. Chissà se gli eredi rispetteranno le sue disposizioni e se riusciranno ad accertarne la veridicità. C’è confusione e stranezza nelle ultime volontà del de cuius, ecco perché sono tante le incognite da risolvere. Anche il notaio, che per qualsiasi altro testatore avrebbe già deciso la nullità, di fronte a tanta ricchezza, rimane folgorato. Invece, gli eredi fecero credere, mentendo, che il genitore fosse lucido fino all’ultimo giorno, non prevedendo che ci sarebbero state conseguenze nel testamento, che favorì Piersilvio e Marina a discapito dei tre figli più giovani.
Quel rispetto per la famiglia che forse è mancato
Infatti, il padre padrone non considerava di avere cinque figli, ma due clan di figli, uno per ogni letto, e divise in due il suo patrimonio. Quindi i due più grandi sono più ricchi degli altri tre. La questione non è di denaro che ognuno possiede più che a sufficienza, ma di potere. Cioè il controllo delle società e – perché no? – anche del partito, che ha certamente contribuito a un’insolita ed esponenziale moltiplicazione dei pani e dei pesci, il cui valore gli eredi non dovrebbero sottovalutare. Infatti, il denaro si riduce nel tempo.
Invece, il potere politico, seppure non sarà più possibile gestirlo con la stessa abilità del fondatore, è sempre fonte di potere e conseguente ricchezza. Per di più in mano agli inetti di cui il caro estinto amava attorniarsi, Forza Italia non avrebbe lunga vita. Si affretti, quindi, uno dei figli – se ne hanno ereditato anche l’intelligenza assieme ai miliardi – a occupare il seggio di Monza al Senato, prima che altri se lo prendano. Tanti occhi sono puntati su quel seggio in cui Berlusconi fu eletto dopo avere riacquistato agilità politica perduta assieme ai diritti civili in seguito alla condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale.
Troppi occhi guardano a quel seggio. Ma senza il rispetto a tutti coloro che furono grandi e non ci sono più
Il primo ad averci pensato è il radicale Marco Cappato, che avrà certamente il sostegno della sinistra e molte probabilità di successo, avendo cavalcato negli ultimi tempi un problema cui gli italiani hanno dimostrato molta sensibilità, il diritto del fine vita quando vivere è troppo penoso. Arriva, intanto, dalla Sicilia in cerca dell’occasione di entrare in parlamento il super sindaco Cateno De Luca, i cui consensi sbaragliano chiunque a Messina, ma non certo a Monza. Ci saranno certamente altri pretendenti autorevoli prima del 22 ottobre, data già fissata per le elezioni suppletive. Galliani non può farcela. Era senatore finché aveva il sostegno del fondatore ormai dimenticato, come tutti coloro che furono grandi e non ci sono più.
Come per Berlusconi, cercasi rispetto per Almirante o si perderà anche la sua eredità
Ci siamo dimenticati persino di Almirante, ultimo vate post fascista la cui eredità politica e morale potrebbe essere di grande utilità per la maggioranza. Se non altro per evitare errori e brutte figure che finora non sono mancati. Ma ormai è morto definitivamente, non essendoci nemmeno più Donn’Assunta a ricordarlo e farlo sopravvivere. Che un erede, quindi, si affretti a occupare quella candidatura. Se no, sarà la prima disfatta di un partito dal futuro tristemente incerto. Invece, nessuno stranamente spezza una lancia in favore di Filippo Facci, che non ha ucciso nessuno. Anzi, ha scritto quelle stupidaggini, di cui per altro si è pentito, per compiacere il presidente del Senato.
Trovategli subito qualcosa da fare alla Rai o altrove, come gli avevate promesso. Non è giusto che sia l’unico leccapiedi a essere punito. Ogni tanto c’è qualcuno che denuncia un complotto inesistente contro membri del governo. Ma le indagini della magistratura non hanno mai scoperto nulla di serio, dopo la P2 di Gelli che, provò a destabilizzare seriamente lo stato con la complicità di parlamentari, magistrati, imprenditori, giornalisti, ufficiali delle forze armate, alti funzionari e boiari di stato. Esordì Berlusconi a denunciare complotti quando, nel 1996, si accorse che, nonostante l’exploit di due anni prima, il suo potere era in bilico. Oggi l’allarme lo lancia Crosetto che dice di essere spiato. Ma da chi? Con quale scopo? Che sia in conflitto di interessi, come tanti altri, lo sanno tutti senza bisogno di spiarlo.
La piccola Kata e la sicurezza dello Stato
Onorevole Premier, ha sentito che cosa sta succedendo a Firenze? Kata Alvarez, la bimba di 5 anni scomparsa da più di un mese nell’ex albergo Astor, è vittima di una faida tra vari clan che gestiscono illegalmente e con inaudita violenza la disponibilità delle stanze. Il ministro dell’Interno ne è al corrente? Pare che ci sia addirittura lo zio della bimba tra i responsabili della sparizione. Com’è possibile che questi delitti avvengano liberamente in Italia tra criminali peruviani, ecuadoriani e rumeni?
Invece di fare investire 105 milioni alla von der Leyen perché i tunisini sorveglino male e con crudeltà le nostre coste, sarebbe meglio spendere tanti soldi per controllare chi è già in Italia e buttarlo fuori a calci nel caso in cui non si comporti bene. Per sfuggire ai pestaggi di questi delinquenti che decidono di dare le stanze a chi paga di più, un uomo di 32 anni si è dovuto buttare dal secondo piano ed è fortunosamente sopravvissuto. La polizia non ne sapeva nulla? Non interviene neppure adesso che sa? È sicura, Signora, che sia così che si gestisce la sicurezza dello stato?
Sarà pure Stretto, ma non come il portafoglio degli amministratori!
Non bastano ai manager dell’ente Ponte sullo Stretto 240 mila euro l’anno, massima retribuzione per i dipendenti dello stato, che per anni, non hanno lavorato molto e continuano, dopo la riapertura dell’ente. Però, per loro il governo fa una deroga. Gli stipendi saranno aumentati secondo il criterio stabilito dal Consiglio d’Amministrazione.
Lei è sicura, Onorevole Premier, che gli elettori siano d’accordo? Abbiamo rifiutato il salario minimo di 9€ l’ora, abolito il reddito di cittadinanza – è doveroso ricordarlo – e sprechiamo i soldi con dipendenti dello stato cui non bastano 20mila euro lordi al mese? Lo sa lei che molti insegnanti, cui è affidata l’educazione dei nostri figli, certamente anche della sua, guadagnano meno di 20mila euro l’anno? Ne parli a Ginevra, che, seppure abbia solo sei anni, si indignerà nel sapere che a educarla è povera gente che, nonostante la laurea, viene mortificata con uno stipendio umiliante.
Quando non c’è rispetto nemmeno per la nostra terra
La Sardegna brucia per il godimento dei piromani e l’angoscia degli abitanti e dei turisti, che fuggono dalle case, dagli alberghi e persino dalle spiagge, inseguiti dal fuoco. Accade ogni estate. Quest’anno ancora più del solito perché si tenta di attribuire l’incremento al cambiamento climatico, che sta creando problemi di vario genere, ma non appicca il fuoco. Quei mediocri della sinistra – e persino Draghi – erano incapaci di controllare il territorio, in balia degli elementi tellurici d’inverno e dei criminali d’estate. Si sperava nell’avvento della destra che credevamo migliore.
Invece il problema del fuoco, che distrugge ettari di bosco prezioso, quest’estate è peggiorato. Il governo sembra più alleato dei detrattori che dei cittadini. Impariamo da Milena Bertolini, che si dimette da allenatrice della nazionale di calcio femminile dopo un’altra eliminazione dalle olimpiadi. Chi non si sente in grado di migliorare il paese si ritiri dignitosamente.
L’ebreo politico deve ancora nascere
Credevamo che Israele fosse il baluardo della democrazia contro i tentativi di deviazione estremista. Gli Stati Uniti li hanno arricchiti e dotati di armi potenti in grado di raggiungere chirurgicamente qualsiasi cellula eversiva a qualsiasi distanza da Gerusalemme. Invece, su Netanyahu, che insegue il potere assoluto, non si può più contare. Vuole far dipendere dal governo il potere giudiziario per evitare una condanna per l’accusa di corruzione di cui è imputato. Molti israeliani lo hanno capito e temono che il loro stato, già provato da millenni di prevaricazioni e vessazioni, senza rispetto, dimentichi lo scopo della propria esistenza e diventi come tutti gli altri, che dovrebbe combattere, almeno idealmente.
Se si cambiano le carte in tavola
Proprio quando in Europa, addirittura in Germania, riemergono nostalgie naziste, che si costituiscono in partiti eversivi, il gruppo al potere a Gerusalemme, nonostante la protesta di cittadini saggi e più lungimiranti, abbandona gli Stati Uniti e strizza l’occhio alla Cina e, chissà, magari anche alla Russia, rinunciando all’eroico ruolo di guardiani della democrazia nel mondo. Ovunque si trovi, ogni ebreo dovrebbe protestare, visto che Netanyahu, sostenuto dall’estrema destra e dai religiosi che non dovrebbero fare politica, si sta allontanando dal ruolo che il paese si era imposto quando nacque, riacquistando, non senza dover prevaricare altri popoli, il territorio che era stato il Regno di Israele e di Giuda fino al 720 a.C. quando fu distrutto dagli Assiri.
Da allora l’ebreo del ghetto fu sempre e ovunque prevaricato. Poi nacque finalmente, per fortuna, l’ebreo combattente che ridiede dignità, rispetto e sicurezza a tutti i correligionari nel mondo. Si aspettava l’ebreo politico che trovasse l’equilibrio per far vivere il paese in pace tra gli arabi dei paesi confinanti. Ma non è ancora nato perché proprio allora nasce una diaspora che potrebbe, invece, portare il paese a una deriva ingiusta per l’ambizione di chi ha dimenticato il ruolo originario dei un paese che va rispettato.