“È mai vero che siete un esploratore dei nostri nemici? Io sono peggiore di una spia”. È così che secondo la storia e l’agiografia popolare, San Rocco rinchiuso ingiustamente in carcere rispondeva ai suoi persecutori. Avrebbe potuto svelare la sua identità rivelando di non essere una spia ma di appartenere ad una potente e nobile famiglia di Montpellier, scelse invece la strada della sofferenza restando in carcere dimenticato da tutti sino alla morte. Una fine ingiusta che susciterà enorme scalpore.
San Rocco novello Esculapio
San Rocco è tra i santi più conosciuti in Europa e oltreoceano, il più rappresentato in assoluto sui santini nonostante la sua vita sia avvolta nel mistero. Rocco di Montpellier patrono di numerose città e paesi, pellegrino e taumaturgo tra i più venerati. Invocato come protettore dal flagello della peste, un patronato esteso al mondo contadino, agli animali, alle grandi catastrofi come terremoti ed epidemie, supplicato anche nel terzo millennio per ottenere la guarigione dal COVID-19.
Con Venezia un rapporto particolare
In Italia esistono circa tremila chiese e cappelle a lui dedicate e molti capitelli in genere collocati all’incrocio di strade e all’ingresso delle città a protezione simbolica dalla peste. Si festeggia il 16 agosto, celebrazione più che mai sentita nella città che lo custodisce dal 1485: Venezia. Le versioni sull’arrivo delle sue spoglie sono cariche di suggestioni frutto di mirabolanti e misteriose traslazioni. La cronaca attribuisce al monaco camaldolese Mauro la paternità del trafugamento, impresa azzardata e piena di insidie avvenuta in un castello di Voghera.
San Rocco e il mistero delle sue spoglie
Il corpo del santo compatrono della città di Venezia è custodito fin dal 3 marzo 1490 nella chiesa di San Rocco. È conservato nel monumentale altare maggiore incorniciato da affreschi del Pordenone e dai teleri di Tintoretto che narrano episodi della sua vita. La chiesa si trova a fianco della celebre Scuola Grande di San Rocco, confraternita di laici fondata nel 1478. Il possesso della reliquia contribuisce nel tempo a farla diventare la Scuola più ricca della città. Una miniera d’arte, oltre 60 dipinti conservati nella loro collocazione originaria. Luogo turistico per eccellenza grazie al famoso ciclo del Tintoretto.
Una chiesa per San Rocco
Tuttavia, la nostra meta principale al momento è la chiesa. Interamente realizzata in pietra d’Istria, riprende i moduli compositivi dell’attigua facciata della Scuola. La chiesa di San Rocco è uno splendido edificio, luminosissimo e pieno di opere d’arte. In agosto ci sono stata due volte armata di teleobiettivo. Il primo giorno come veneziana gratuitamente, successivamente ho lasciato i due euro d’ingresso fingendomi turista. Mi sembrava doveroso un piccolo omaggio davanti a tanta bellezza.
L’interno, quale si presenta oggi, è frutto dei vari rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, poco rimane dell’originaria decorazione a fresco compiuta dal Pordenone, ma il colpo d’occhio incanta, come i teleri suggestivi del Tintoretto.
A San Rocco lo stesso omaggio del Patrono
Questo mese ci offre l’opportunità di camminare attraverso i particolari allestimenti esterni legati alle celebrazioni come il tradizionale “tendon del dose”. Era una copertura temporanea a riparo dal sole cocente d’agosto. Vera e propria architettura effimera che collegava provvisoriamente i vari edifici: chiesa, Scuola e Scoletta. Veniva realizzata per la visita del doge, straordinario privilegio concesso dalla massima autorità della Repubblica per venerare le reliquie del santo difensore dalla peste. Un celebre dipinto del Canaletto che si trova alla National Gallery di Londra documenta in modo quasi fotografico le celebrazioni. Il doge accompagnato dagli ambasciatori esce dalla chiesa di San Rocco e sosta davanti alla Scuola addobbata per l’occasione.
Nutrito il programma anche per il 16 agosto 2023, dalla messa solenne ai concerti. Potrete trovare tutti i dettagli della manifestazione sul sito della Scuola Grande di San Rocco.Ecco una piccola annotazione tratta dal Tassini su questa festività: “Avendo attribuito la Repubblica all’intercessione di San Rocco la liberazione della peste che negli anni 1575-1576 afflisse Venezia, decretò che il giorno di questo santo fosse dichiarato festivo, e che la di lui chiesa venisse in tal giorno visitata dal doge coll’accompagnamento della Signoria, del Senato e del corpo diplomatico”.
Passeggiare per San Rocco sotto il tendone ha un effetto vertiginoso, sembra di sostare su un tappeto rosso rovesciato, potremmo definirlo un “red carpet celeste” anche se suona come un ossimoro. Le ampie volute rosso ducale che caratterizzano queste blasonate pensiline piacerebbero tanto allo scultore Anish Kapoor, così simili alle sue visionarie installazioni.
La storia di Rocco prima di diventare Santo
Le vite dei santi sono sempre così straordinarie e romanzesche, Rocco nasce in una famiglia nobile e potente ma abbandona tutte le sue ricchezze mettendole a disposizione dei bisognosi. Lascia Montpellier per raggiungere Roma e comincia subito a sorprendere guarendo un cardinale dalla peste. Anche lui viene colpito dal morbo, si ritira in solitudine e viene assistito da un cane che gli porta il cibo. Guarisce e riprende il cammino su esortazione di un angelo.
Durante il viaggio di ritorno dopo aver guarito mezzo mondo e alleviato le sofferenze di persone e animali, viene fermato dalle sentinelle in una regione devastata dalla guerra. Le cronache antiche lo vogliono già a Montpellier, ma le scoperte successive propendono per la città italiana di Voghera.
Rocco viene descritto fisicamente come una persona delicata, piccolo di statura, pelle bianca, mani sottili ed eleganti, capelli biondi arricciati, occhi dolci e pensosi, molto diverso dal pellegrino taumaturgo che diventerà dopo il suo lungo viaggio. Ha la barba lunga e incolta, gli abiti polverosi, il volto trasfigurato dalla peste. Nessuno lo riconosce, lo accusano di essere una spia, ma lui non rivela la sua identità. Sceglie la via della sofferenza per essere più vicino a Cristo rimanendo volontariamente in carcere fino alla morte.
Non solo compatrono di Venezia
San Rocco è patrono di moltissime categorie: appestati, contagiati, emarginati, ammalati, viandanti e pellegrini, selciatori, invalidi, prigionieri, chirurghi, operatori sanitari, farmacisti, assicuratori, necrofori, volontari, cani. È protettore delle ginocchia e delle articolazioni.
Gli elementi che lo caratterizzano e che troviamo nei dipinti e nelle sculture sono l’abito del pellegrino, il cappello, il bastone, la conchiglia, i segni della peste, un cane e un angelo ai lati.
Rocco muore nella notte tra il 15 e il 16 agosto. L’annuncio della scomparsa con la rivelazione della sua vera identità lascerà tutti sgomenti soprattutto dopo il ritrovamento di una tavoletta accanto al corpo sulla quale erano incisi il suo nome e queste parole: “Chiunque mi invocherà contro la peste sarà liberato da questo flagello”.
In confidenza, sono andata più volte in chiesa perché cercavo di fotografare il particolare di un dipinto sulla parete a sinistra del presbiterio: “San Rocco in carcere confortato da un angelo”. L’angelo è stupefacente, sembra uscire dalla tela, un classico di Tintoretto. Non sono riuscita a fotografarlo perché totalmente inondato dalla luce del sole, quasi dissolto e invisibile ai miei occhi e al mio potente obiettivo. Forse un segno divino.
Dott.ssa Elisabetta grazie per i suoi articoli che ci fanno conoscere le cose belle della sua illustre Città. Insieme alla chiara e articolata informazione, sono bellissime le foto di corredo che testimoniano e spiegano, anche con una suntuosa iconografia, quello che ci fa conoscere. Non sapevo che voi Veneziani aveste rubato anche le reliquie di San Rocco, dopo il rocambolesco trafugamento dell’illustre San Marco. A testimonianza di quello che scrive sulla diffusione della devozione, anche la piccolissima frazione di Scisciano di Majolati Spontini ha come patrono San Rocco; inoltre per tanti anni ho seguito la banda di Majolati Spontini a Francavilla, in Abruzzo, dove dall’alba a notte fonda c’è una straordinaria festa di San Rocco, con processioni dall’alba con le classiche conche di rame sulla testa delle contadine. La chiesa di San Rocco di Venezia è magnifica, come il suo corredo artistico. L’idea e la pratica moderna per il cinema e altri eventi, chiamato red carpet era già stato inventato dai Veneziani con il tendon del dose per dare lustro alle autorità. Allora auguro buon San Rocco a tutti i turisti e Veneziani, anche questa è un luogo che non bisogna saltare durante la visita. Grazie per il bellissimo articolo.
Gentile Marco, grazie per i bellissimi commenti che leggo sempre con grande piacere sulla pagina dei miei articoli.
Effettivamente noi veneziani avevamo un talento incredibile nel trafugamento delle reliquie. Stessa cosa anche per le opere d’arte. Pensiamo sempre ai cavalli di San Marco rubati da Napoleone, ma i veneziani li avevano portati via da Costantinopoli. Buon San Rocco e buone vacanze d’agosto.
Grazie Elisabetta sei unica!
Grazie Gabriella!
Come sempre stimolante racconto. Geniale l’accostamento del tendone rosso con le opere di Kapoor. Ho riguardato le fotografie e ho subito pensato alle installazioni a palazzo Manfrin. Complimenti e buon ferragosto!
Gentile Paolo grazie per il commento. Il tendone rosso è davvero magico. Lo avevo visto molte volte in agosto ma ammetto che la mostra di Kapoor ha influenzato la mia fantasia visionaria.