Con la legge n.34 dell’8 ottobre 2018 la Regione del Veneto ha istituito il riconoscimento di Maestro Artigiano. Al 28 novembre 2022 solo 191 Maestri Artigiani possono vantare questo titolo e tra essi solo un tappezziere. Parliamo di Ernesto Contessa, titolare de L’Artigiano – Tappezzerie Contessa di Conegliano (TV), realtà che si occupa di tappezzeria su misura per interni, arredamento e automotive. Contessa sintetizza il suo mestiere e la sua storia così: “Se insegui nella tua vita il bello, il ben fatto vive dentro di Te”. Abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo per http://www.enordest.it e di farci raccontare un po’ della sua storia e del suo sapere.
Maestro Contessa, primo tappezziere artigiano riconosciuto dalla Regione del Veneto. Da dove arriva questo riconoscimento e qual è la sua importanza?

Arriva da tanti anni di lavoro, il frutto di 43 anni di mestiere. Quindi la sua importanza, dal mio punto di vista, è alta. Per me è importantissimo divulgare e promuovere, far “tornare alla luce” il mestiere del tappezziere, e il riconoscimento ci aiuta in questo. Sono stato il primo ad ottenerlo ed ho aperto la strada, ma spero che altri colleghi, e ce ne sono di molto bravi che lo meritano, seguano questo esempio e facciano valere il nostro mestiere. Siamo stati per troppo tempo richiusi nelle nostre botteghe, pensando tanto a produrre e poco a seminare. Non abbiamo fatto conoscere il bello di questo lavoro e adesso ci ritroviamo con il problema che non ci sono più ragazzi che lo fanno. Sarebbe un vero peccato perdere un’Arte italiana, che tra l’altro è richiesta e che offre opportunità, offre lavoro, offre un futuro. E parlare di questo mestiere devono essere i gli artigiani stessi. La passione, che traspare quando parliamo del nostro lavoro, nessuno meglio di noi la può trasmettere e non si può delegare.
Quando inizia la storia in bottega di Ernesto Contessa?

Sono entrato in una bottega per imparare nel ‘78, quindi 44 anni fa a Susegana. Nel 2000, all’età di 38 anni, ho deciso di mettermi in proprio. Mio figlio era nato da meno di un anno, piccolissimo, e ho deciso che i tempi erano maturi e di andare per la mia strada.
Quali sono i lavori che ricordi con più soddisfazione di questi ultimi 22 anni?

Sono tanti, ma in assoluto il lavoro che mi soddisfa di più è sempre l’ultimo. Seguo il mio motto: “Fai oggi un po’ meglio di quello che hai fatto ieri”. E ogni volata che finisci un lavoro, come artigiano lo puoi fare un po’ meglio domani, perché ti accorgi che si può sempre migliorare. E poi le soddisfazioni che arrivano dai clienti. Quando ti ringraziano e ti dicono che hai fatto oltre a quello che si aspettavano vai a casa più ricco, più del compenso per il lavoro fatto. O quando ti chiamano dopo tanti anni per la nuova casa della figlia. E se in quel momento sei troppo impegnato ti aspettano, perché il lavoro lo vogliono fatto da te, perché hanno fiducia in te. Queste sono le soddisfazioni grandi di questo mestiere.
Maestro Contessa, ci è capitato spesso di incontrarla alla Fiera di Longarone, nello stand della Consociazione Italiana Tappezzieri Arredatori di cui è stato anche presidente, durante Arredamont insieme a tanti altri artigiani ed esperti del settore. Lei lavora sempre da solo o le capita di collaborare con gli altri del mestiere?

Negli anni ho sviluppato parecchie collaborazioni con altri artigiani. Adesso sto collaborando molto con le colleghe del Friuli. E sono esperienze bellissime. Unire le forze e unire i saperi in maniera che dove tu non sei al top, c’è l’altro che può darti una mano. Mi ritengo assolutamente uno che deve imparare ancora moltissimo nella vita. C’è sempre da imparare e spazio per migliorare.
Un messaggio per i suoi colleghi?

Cerchiamo di aprire le nostra botteghe, di parlare del nostro lavoro, di uscire e attirare i giovani. Perché se noi abbiamo ricevuto questo bel mestiere che amiamo fare, bisogna che altrettanto lo trasmettiamo. Sarà l’età che mi fa parlare, mi avvicino ai 60 ormai, ma ho tanta voglia di dire ai ragazzi che per chi vuole c’è un mestiere creativo, un mestiere con mille sfaccettature che è il tappezziere. Un mestiere che parte dall’auto, può arrivare alla nautica, al letto, al tendaggio, all’imbottito, alle ergonomie. Quindi è un mestiere vasto, ci sono spazi e c’è richiesta. Un’arte che, insieme all’Arte tessile, ti offre possibilità immense. Poi noi italiani ci vogliono ovunque, per il nostro gusto del bello e per il nostro saper fare. Quindi diamoci tutti da fare, perché il mestiere non decada e continui ad avere il suo spazio e la sua vita.
A un giovane che si volesse avvicinare a questo mestiere, cosa suggerirebbe?

Prima di tutto gli direi di guardarsi attorno, di cercare il tappezziere più vicino a lui e di andarlo a trovare, iniziando a chiacchierare, a stare qualche ora in bottega con lui, a chiedere e a essere curioso. E cominciare poi a toccare i materiali, perché è un mestiere in cui noi tocchiamo tessili meravigliosi, tocchiamo morbidezze e trasparenze. Una scuola non c’è, soltanto alcuni corsi. Ma tutto inizia con l’avvicinarsi alla bottega dialogando con questi personaggi un po’ strani che si incontrano dentro queste botteghe. La curiosità e la voglia di sapere gli permetterà di immergersi in un mondo sconfinato, che spazierà inevitabilmente anche nell’affascinante e immensa Arte tessile. Perché il mestiere ti porterà a prendere un tessuto per poi lavorarlo e sagomarlo. Ci sono molte opportunità di lavoro per questo mestiere: c’è tutto il reparto del restauro, vicino al mondo delle Belle Arti, ci sono musei e palazzi storici che hanno bisogno di interventi di manutenzione che richiedono manodopera specializzata. Dai drappeggi ai panneggi sulle pareti fino agli imbottiti che purtroppo, dopo centinaia di anni, hanno bisogno di essere ripresi e ristrutturati. Di fianco ai restauratori tessili c’è sempre un tappezziere.
Maestro Contessa, quali sono gli attrezzi principali che servono per avvicinarsi a questo mestiere?

Ago e filo, per iniziare, e una forbice naturalmente. Di aghi in realtà ce ne sono tanti e di diversi tipi. Poi si arriva alla macchina da cucire e oggi fino alle macchine a controllo numerico, per alcuni disegni computerizzati. Però gli strumenti principali sono le tue mani, la sensibilità che devi sviluppare nelle tue mani, e il tuo sapere. Devi conoscere tutti i tipi di tessuto, come vanno tagliati e trattati, perché uno tira in modo, uno in un altro, un cade in modo e uno in un altro. Qui, davvero affascinante, è lo studio delle fibre tessili che ti può dare le soluzioni giuste. E’ lì l’Arte. Non è che ci siano grandissime tecnologie… è sempre la mano alla fine.