Alcune fotografie trasmettono suggestioni visive che appartengono al mondo dell’arte, brillano di luce propria come le ninfee di Monet. È la sensazione che provo guardando le immagini di Elena Carrer talentuosa fotografa trevigiana. Lei trasmette tutte le vibrazioni del colore grazie all’alchimia delle “pennellate di luce sull’acqua”. Nel suo percorso professionale emerge chiaramente l’amore per la pittura, quasi una simbiosi tra le due forme artistiche.
Elena diventa fotografa anche grazie a Claude Monet, come nasce questo amore?

Questo amore per Monet dapprima e per la fotografia in seguito, nasce dall’età della prima adolescenza, grazie al maestro Francesco Stefanini, mio insegnante di Educazione Artistica ed ai miei genitori che mi portavano a vedere le mostre dei pittori impressionisti. Ad un certo punto, accanto al pennello, è arrivata la macchina fotografica di mio padre.
Un dono speciale perché nella tua anima fotografica oltre a Monet, c’è anche il grande Henri Cartier-Bresson. Tu riassumi l’essenza del tuo percorso artistico con una sua citazione: “Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore”. Quanto ti ispira questa frase?

Ah, tantissimo, perché per me fotografare prima ancora di essere un’esperienza visiva, è un qualcosa di fisico. Io sento nel cuore un sussulto che chiamo” il sussulto dell’anima”. Non è semplice da spiegare a parole ma è una sensazione bellissima che mi commuove. In quel momento sento che tutto è sullo stesso piano, mente, occhi e cuore: un equilibrio perfetto.
Elena, tu hai scritto che fotografare non è solo descrivere la realtà che ti circonda, ma rendere visibile l’invisibile. Una capacità evocativa che trasmetti alla perfezione capovolgendo spesso il punto d’osservazione ritraendo un mondo suggestivo e in movimento.

Girando per Treviso, in cerca di soggetti da fotografare, mi sono accorta che negli innumerevoli corsi d’acqua che attraversano soprattutto il centro storico, sulla superficie dell’acqua, si creavano altrettanti scorci nuovi e mutevoli. Erano i riflessi. Così è nata la mia passione nel fotografare i riflessi sull’acqua, perché in essi ci vedo le pennellate di un abile Artista…Questa realtà parallela che io chiamo “Pennellate di luce sull’acqua”.
Una realtà parallela che si addice molto bene alla tua città, alle sue visioni trasparenti, anche se non credo sia semplice trasmettere la bellezza di un riflesso, cogliere il momento in cui cristallizzare una realtà così effimera. Infatti, nelle tue immagini possiamo cogliere oltre all’emozione estetica, una grande capacità tecnica frutto di lavoro e ricerca

Ho frequentato qualche corso di fotografia in città e l’Istituto Superiore di Fotografia a Padova. Attraverso la macchina fotografica di mio padre ho iniziato a fotografare la mia città ed i riflessi nei vari corsi d’acqua. Tra i soggetti che prediligo ci sono anche le biciclette e la natura. Ho esposto a varie collettive d’arte con l’associazione Artisti Trevigiani e alla collettiva 2020 su Arte per beneficenza, in favore degli ospedali di Venezia e Padova.
Elena, un curriculum di spessore, riconoscimenti artistici importanti, blasonata da riviste specializzate come Il Fotografo e Reflex. Ultimamente hai anche ricevuto il primo premio “Arte Fiera Dolomiti”

È una fiera curata da Franco Fonzo, che si svolge ogni anno a Longarone dove molti artisti espongono le loro opere. Pittura, scultura e fotografia. Ho partecipato tre volte ad Arte Fiera Dolomiti, sezione fotografia: nel 2019 mi sono classificata seconda con “Treviso e le sue biciclette”; nel 2020 e nel 2022 ho vinto il primo premio rispettivamente con “Treviso nei suoi riflessi,” e “Emozioni dal cielo”.
Elena, hai anche partecipato ad una campagna di documentazione della Marca Trevigiana, indetta dal F.A.S.T. Foto Archivio Storico di Treviso. In cosa consiste?

Siamo stati scelti in cinque fotografi locali, ad ognuno è stata assegnata una porzione di territorio della Marca Trevigiana, per documentare in molteplici aspetti (paesaggio, infrastrutture, cultura, ecc.) come appariva la nostra Marca nell’anno 2000. È stato un lavoro bellissimo e di grande soddisfazione di cui conservo un caro ricordo.
Ci sono dei maestri che ti hanno formata, con i quali hai studiato?

Mi è sempre piaciuto Ansel Adams per il paesaggio, Fontana per la ricerca del colore ed amo molto i lavori di Haas. A Treviso ho potuto ammirare la maestria del grande Orio Frassetto. Conservo gelosamente tutti i libri da lui pubblicati e un caro ricordo di quando ero piccola perché andavo spesso in negozio da lui con mio papà. Ogni volta che ci troviamo per caso, per me è sempre una festa.
Mi trovi d’accordo. Ho avuto modo di intervistare molti anni fa il grande Orio Frassetto. Un vero maestro. Curiosando tra le tue belle biografie ti ho vista con San Giorgio sullo sfondo. Venezia è certamente la città dei riflessi, ma tu hai saputo cogliere questa magia nel descrivere la tua città natale, Treviso. Cosa rappresenta per te?

Treviso è la mia città, dove sono nata, cresciuta e dove continuo a vivere. Le mie radici sono qui, il mio cuore anche. Fotografare la città per me è un atto d’amore nei suoi confronti. Cogliere da anni gli stessi soggetti ma ridonando per come posso fare, scorci che non sono mai identici, più che una sfida, è proprio un atto di tenerezza che provo per questa città che amo molto, soprattutto per le persone che l’abitano.
Elena, ho letto che la fotografia ti ha aiutato ad uscire da un periodo di buio spirituale, una ferita profonda come l’hai definita in un’intervista: la battaglia contro l’anoressia. Quando è accaduto?

La mia malattia è sfociata più di trent’anni fa, appunto quando ho iniziato a fotografare. Purtroppo, all’epoca questa malattia poco si conosceva e mi ha molto isolata soprattutto dai miei coetanei. Ecco che per me uscire di casa con la macchina fotografica al collo, il borsone degli obiettivi in spalla ed il cavalletto in mano, era come uscire con una cara amica con cui potevo condividere cosa il mio cuore sentiva ed i miei occhi vedevano. Mi sono sempre letteralmente aggrappata alla mia fotocamera e il più delle volte era lei, ma è tuttora così: non sono io che porto in giro la mia Nikon ma è lei che porta in giro me a catturare immagini per raccontare ciò che mi circonda.
E adesso la tua Nikon ti sta portando da qualche parte, hai nuovi progetti?

In questi giorni a Treviso, sto esponendo delle fotografie che ho scattato in aereo ultraleggero con il mio compagno Diego ed in autogiro, con la pilota ed istruttrice Donatella Ricci. Volo da qualche anno per amore ma da subito ho scoperto che il mondo dall’alto regala scorci meravigliosi che dal basso non immaginiamo. È questo per me un altro modo per donare agli altri una visione diversa di ciò che ci circonda. Spero di avere possibilità di raccontare ancora tanto della Bellezza attorno a noi di cui spesso non siamo consapevoli.
Elena è davvero piena di sorprese, dai riflessi sull’acqua agli spazi celesti del volo! Durante l’intervista accenno ad una bella mostra che ho visto in questi giorni a Conegliano: Ron Galella, Paparazzo Superstar. Lei si illumina e mi racconta che il suo soprannome è proprio Paparazza

Fotografare è un modo di vivere, come disse qualcuno. E chi ama fotografare, fotografa anche quando non ha con sé la macchina fotografica. Ed è bellissimo…